Romanzo Comunale, il tragico grido “Discontinuità” risuona nella città sorda e grigia dell’ “elefante nano”


Pubblicato il 12 Novembre 2015

di iena mangiafarisei marco benanti

 “Discontinuità, Discontinuità”. Avrà voglia di sbracciarsi e sgolarsi Saro D’agata. Lo faceva tre settimane addietro a Cittàinsieme:  “discontinuità” urlava l’assessore pro tempore alla “legalità”. Col risultato di farsi “sbintari” anche dai suoi amici di comunità. Una serata tragicomica quella, dove il politico di riferimento di Cittàinsieme, “ospitato” insomma a “casa sua”, fu fatto, metaforicamente, a fettine da un pubblico di cittadini insofferenti di un’amministrazione incapace e parolaia.

E ora, come emerge dall’intercettazione dopo essere stato in(consapevole) baratto o quasi della votazione pro Pua- pro Ciancio- pro Bianco, il buon Saro si rivela solo  strumento di un “pd bianchiano” appaltato a uno scambio elettorale per garantirsi il sostegno e la compiacenza  del monopolista Ciancio. 

“…Discontinuità…Discontinuità..”, rimanere in aula per dare il segnale a chi voleva garanzie che l’operazione Pua sarebbe andata avanti (come in effetti è accaduto) qualora Bianco fosse tornato in sella a Palazzo degli elefanti. Il Pd legalitario di Bianco che si fa stampella di interessi giganteschi in cambio di compiacenza informativa per chi, fino a ieri, si era fatto garantire dal diablo Lombardo(ah, ah, ah). Che spettacolo!

La direttora Giuffrida, ora indistinta europarlamentare del Pd (e ti pareva..), si legge nella telefonata, disciplinatamente esegue il servizio per il defunto tg di Antenna Sicilia per l’apertura della campagna elettorale del nostro amato sindaco della legalità, oh yes!

 La normalizzazione è servita. Bianco torna in quel Palazzo, nonostante fossero trascorsi tredici anni da cui nella sua testa non se ne era mai andato. E via con due anni e mezzo di bugie, apparenze, silenzi e compiacenze. Con una sinistra che, a parte poche voci, ha leccato o messo la testa sotto la sabbia per mesi e mesi. E ora magari fa la parte che si è risvegliata.

Una città stritolata dalla cupezza, iniettata da chi sa di potere spadroneggiare, forte del patto nuovo col vecchio immortale sistema. Eh sì caro ragazzo, che militi nel Pd, che hai allippato manifesti, che hai fatto a botte per fiancheggiare quella che ritenevi una speranza, svegliati. Era solo l’incubo figlio dell’illusione di chi con forza e protervia afferma un’idea padronale, parafascista, non si fa scrupolo di stritolare persone e idee per godere dell’asservimento di giornali, sindacati, associazioni, partiti, consiglieri, imprenditori e politici.

 Il giovane segretario del pd siciliano Raciti -solo omonimo della consigliera del Pd che nella votazione  citata  seguì l’editto Bianchiano (e fu  forse premiata con il ruolo di presidente del consiglio comunale?) fa bene a dire che non vede alcun reato. Semmai, suggeriamo, occorrerebbe inventare una nuova fattispecie penale: voto di scambio di un partito per ottenere favori informativi. Non funziona: la dignità, quella ancora rimasta, non si può trasformare in ipotesi di reato.

“Discontinuità..Discontinuità…”-arringa ancora con l’esile filo di voce rimasta l’esausto D’Agata, aiutato dall’ assessore comunista fotografato con Bianco, a braccetto col prestanome –secondo la Procura della Repubblica- di Nuccio Ieni, boss cittadino della malavita. 

Veleni residui di una città avvelenata da un’informazione drogata, di sindacati spenti e trasformati in comitati elettorali, di una società civile divenuta sorda e grigia per piccole convenienze di posizionamento. Un contesto di degrado civile che ha il suo increscioso epicentro in quell’ufficio stampa comunale abusivo e arrogante, che nel desiderio di compiacere il bulimico Capo, si rifugia ora persino dietro a un giornaletto comunale. Così, senza social e giornalisti rompicoglioni (isolati per mesi e mesi all’inizio dell’ “nuova primavera”), si capisce meglio che Bianco ce la fa.  Anche secondo noi è così: Bianco ce la fa. A rimuovere le macerie ci penserà chi verrà dopo. 

 


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