Spettacoli e Cultura, Catania: William Shakespeare La tragedia di Macbeth

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Sabato 19 e domenica 20 febbraio, al Piccolo Teatro della Città,

la Compagnia Arte Pupi Fratelli Napoli propone la famosa tragedia
secondo i codici teatrali dell’Opira catanese

Tragedia del male e dell’ambizione, della paura e del rimorso, nella sua sinistra grandiosità, Macbeth è uno dei massimi capolavori universali incentrati sul tema della colpa e del rapporto dell’uomo con le potenze infernali. La Compagnia Arte Pupi Fratelli Napoli propone – sabato 19 ore 21 e domenica 20 febbraio ore 18 al Piccolo Teatro della Città di Catania – lo spettacoloWilliam Shakespeare – La tragedia di Macbeth, ovvero la famosa opera del bardo secondo i codici teatrali dell’Opira catanese.

Lo spettacolo, nella riduzione e nell’adattamento per pupi catanesi di Alessandro e Fiorenzo Napoli, è diretto dallo stesso Fiorenzo Napoli che è anche parraturi e prima voce recitante. A dar vita alla tragedia del bardo sarà la grande compagnia dei Napoli con: Davide Napoli parraturi (seconda voce recitante), Agnese Torrisi Napoli parratrici (voce recitante femminile), Giuseppe Napoli capu manianti (direttore dell’animazione), Marco Napoli manianti (animazione), Alessandro Napoli manianti (animazione), Giacomo Anastasi luci e suoni, Dario Napoli direttore di scena e manianti (animazione), Roberta Laudani assistente di palcoscenico, Martina Sapienza assistente di palcoscenico, con la partecipazione di Tiziana Giletto parratrici (voce recitante femminile).
“Rappresentare il testo shakespeariano secondo i codici teatrali dell’Opira catanese – spiega Alessandro Napoli – ci è sembrato possibile non solo perché crediamo nelle grandi potenzialità dei nostri attori di legno, ma anche perché Macbeth, col finale trionfo del diritto sul tradimento, sulla frode e sull’assassinio, ripropone quell’aspirazione a un ordine del mondo più giusto che è la cifra essenziale dell’Opera dei Pupi. La riduzione e l’adattamento che ho realizzato insieme con Fiorenzo hanno dovuto tener conto della necessità di sposare l’intensità poetica della parola shakespeariana con i codici vocali e gestuali dei pupi catanesi e la riduzione del testo originale ha dovuto, in alcuni casi, adattarsi a precauzioni imposte da una tradizione che ha il suo complesso di regole rigorose”.

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Benanti

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