Storia e Ideologie, 25 aprile: un giorno gonfio di retorica in una democrazia malata


Pubblicato il 25 Aprile 2015

di marco pitrella

Nell’Italia dei contemporanei, – senza passato né futuro perché senza memoria –  ricordiamo i valori della resistenza – quest’anno è il 70esimo – ma non accompagnati da una vera riflessione sull’attualità,  è velleitarismo per più di un po’.

La deriva autoritaria dell’oggi è quella dell’ “anti”. Cosi è se vi pare.

Il problema (secolare) di questa nostra II o III repubblica post- ideologica & post 1992 è stato ed è darle una vera identità (soprattutto istituzionale), lontana  concetti e sovrastrutture, tanto nostalgiche quanto polverose e per questo fuori dalla storia… e allora il 25 aprile può diventare un momento (di festa) utile per riflettere “allo stato dell’arte” sulla nostra democrazia (malata). E la democrazia,  che ha il novecento molto oltre le sue spalle, per definirsi “reale” tale non può non  (ri)fondarsi sul “pensare”, che per Antonio Gramsci, che di fascismo morì, è cultura più del sapere… (Tweet per l’attuale classe dirigente).

Del resto aveva regione Ennio Flaiano a dire che i “fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”… e negli “anti” che si annida il pericolo e contro gli “anti” che devono esprimersi i valori (attuali) di quelli che… da “odierni partigiani” sono pronti a “combattere” per la “resistenza democratica” nutrita con la giusta dose d’indignazione quotidiana. 

In Sicilia lo “le milizie antimaffffia” si alimentano  sulla scorta del vittimismo preconfezionato di Crocetta che ha un alibi per tutto… oppure “l’anti”-politica o i tanti “anti” di una certa “sinistra bene” che ha tutto l’interesse a sostenere politicanti dalla faccia pulita davanti ed eletti per volontà di casta… poi viene il “selfismo renziano” e l’erotica rottamazione altrui.   

Perché nel bel paese, quello “resuscitato” dal  Nazareno di nome patto, si fa la politica “del fare”, si discute male e non si ragiona affatto.

E sul non “ragionare” affatto che crollerà la democrazia… peccato che il forte legame ai vecchi schemi non ce ne farà accorgere…  

E allora ecco il pericolo della silenziosa “dittatura 2.0”, piaccia o no all’immobilismo del “sottoproletariato intellettivo” di quelli che, grandi & piccini, il mito 68 dura da cinquant’anni…

E più di cinquant’anni ci sono voluti perché “nel rosso della festa”, si potessero ricordare anche i “quei giovani smarriti che combatterono dalla parte sbagliata” (copyright Luciano Violante 1996).

Perché se nel “narrare” il ventennio non fosse stato raccontato “all’italiana” sempre attenta a non sconfinare nel politicamente scorretto, forse non ci ritroveremmo i tanti Salvini & Santanché che da bravi cazzari scimmiottano il “quando c’era lui”…   

Certo, nella sfida agli “anti” con le scarpe (adidas) rotte si rischia l’accusa di “concorso esterno” con i fasci… ma se tanto mi dà tanto…

Giustizia… Libertà… eccetera, eccetera, eccetera.

E se le idee sono come i raggi di sole che si riflettono nei vetri sfaccettati (Shopenhauer docet)… chiediamoci com’è il riflesso di questa nostra guasta giustizia, o la misura di questa libertà (di scelta) sulle vetrate delle nostre Istituzioni.

Oppure “stoneremo” come quei parlamentari che voteranno l’Italicum dei capolista bloccati e della “troiata” della doppia preferenza di genere… (con i partiti governati da gruppi di potere e dalla potenza della leadership dateci almeno la libertà di poter scrivere “Mario Rossi”)… forse più che stonare anche lor signor onorevoli anche stavolta hanno cantato l’ennesima cover di “Bella Ciao”.


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