5 anni fa ci lasciava Schicchi, il Re Riccardo della nostra adolescenza


Pubblicato il 03 Settembre 2018

Per intere generazioni la sua creatura, la “Diva Futura”, è stata una Disneyland. Il 9 dicembre di 5 anni fa ci lasciava Schicchi, il Re Riccardo che orde di adolescenti ha accompagnato alla maturità. Con l’eleganza di Moana, la sensualità di Selen e la signorilità di Jessica Rizzo, Vampirella, Miss Pomodoro, Rossana Doll e Barbarella, a piantare i fiori dell’adolescenza in rotoli di Scottex.

Per non dimenticare Cicciolina che nel Partito dell’amore l’onorevole Staller ebbe a diventare. In ultimo, Eva Henger che proprio di Re Riccardo ne è la vedova. Chi può scordare “Cercare amori bestiali”, piuttosto che “Le perversioni degli angeli”, oppure “Uccelli in paradiso”, “Gli esami orali delle collegiali”, “La mia preda”, Carne Bollente”, “La conchiglia violata” e “Cicciolina e Moana ai mondiali”; quest’ultimo ormai un cult. Di tali capolavori le videocassette erano scrigni che giravano di mano in mano. Accadeva poi che la più sublime forma di intimità divenisse rito collettivo con le adunate che avvenivano da chi era “solo a casa” quel dì. Tra amici appassionatamente si trascorreva il pomeriggio. In mezzo a tanta spensieratezza, però, c’era sempre almeno uno molto attento alla trama e meno alle tette che passava più tempo a predicare il silenzio che concentrarsi a… vabbè, ci siamo capiti. Del resto, la giovinezza  spesso rende miopi, si sa.  In fondo, le ha “prodotte” Schicchi quelle giornate scandite dal darsi piacere. Sino all’avvento di internet che pipponi, nerd e smanettoni ha creato: le “categories” hanno rottamato ciò che un tempo, di particolare, c’era al massimo un “amatoriale”. Non ha trovato posto Schicchi nel mondo nuovo. Lui, Re Riccardo che ha rappresentato ciò che Moggi era per gli  juventini, Caravaggio per la pittura e Mosè per il popolo d’Israele da lassù, siamo certi, se la ride. Visionario, pioniere, traghettatore o, meglio, un imprenditore; espressione del capitalismo dal volto umano e dalla faccia come il culo.


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