“Caso Galvagno”: Ignazio La Russa resta ad osservare il disastro della sua “classe dirigente”


Pubblicato il 30 Giugno 2025

Dunque, nel finale, mentre i giornali alzano le vendite e i siti aumentano i click con le intercettazioni e le ricostruzioni della Procura di Palermo, manca davvero un protagonista di questa vicenda tutta politica (alla sicula, versione degradata delle vicende all’italiana). Si tratta di Ignazio La Russa, il presidente del vostro senato ma soprattutto “personaggio di peso assoluto” dentro Fratelli d’Italia, ergo dentro il governo in carica. Lo avete sentito in questioni giorni mentre si consumava la “tragicommedia” di Gaetano Galvano, il suo “pupillo” celebrato da anni?

Avete letto qualche dichiarazioni dei vertici di FDI durante questi giorni?

Nel vuoto, mentre Galvagno con la sua claque di “desperados” (varia umanità unita da “scelte di vita”, ovvero la relazione con Gaetano, il giovane di provincia di belle speranze, utili sempre nella vita…) asserragliati nel “fortino” di Paternò e viciniori, Fratelli d’Italia ha offerto l’ennesima pagina di una classe dirigente di infimo livello, frutto non alternativa della società italiana di questi anni, una società letteralmente sprofondata culturalmente ed economicamente. Una “classe dirigente” che fa dello scambio dei biglietti il suo “biglietto da visita”: dei pezzenti (in senso morale, prima che economico), in mezzo ad una società di pezzenti quale è in larga parte la società italiana.

A proposito: l’alternativa sarebbe il Pd o viciniori (compresi i “comunisti alternativi”, insomma quelli che fanno i post contro l’Ucraina e la Nato e poi fanno l’alleanza elettorale con il Pd), bene cosa ha detto finora il gruppo parlamentare del Pd all’Ars? Prova a trovare qualche presa di posizione. Cosa li frena?

Il “caso Galvagno” è, allora, forse il “caso” di una classe dirigente di infirmo livello (targata anche -ma non solo- La Russa, ricordate il “caso Natoli”?) e una serie di meccanismi di funzionamento del finanziamento della politica e della politica verso la società che non funzionano. Ci potete mettere chiunque, anche Padre Pio, il risultato sarebbe lo stesso, o quasi. Chi lo dice? Pochi, il resto si affida all’ipocrita “appello alla magistratura”.

La sensazione è che non finirà presto l’ennesimo scandalo del denaro pubblico e del suo uso in Sicilia. Già, all’orizzonte” si stagliano i “nuovi moralizzatori”. Che Dio aiuti la Sicilia…dai “moralizzatori”!


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