Catania: Una città che ha smarrito l’indignazione


Pubblicato il 21 Giugno 2025

Il Silenzio dell’Etna: Quando una Città Smette di Protestare

Catania vive un paradosso che ferisce l’anima: una città che ha dato i natali a Vincenzo Bellini, che ha visto nascere movimenti culturali e politici di rilievo nazionale, oggi sembra aver perso la voce. Gli scandali scivolano via come la cenere dell’Etna dopo un’eruzione: si deposita, si accumula, ma nessuno più si cura di spazzarla via.

Non è indifferenza, è qualcosa di più profondo e preoccupante. È la perdita della capacità di indignarsi, di credere che le cose possano cambiare, di sentirsi parte attiva di una comunità che vale la pena difendere.

L’Apatia del Quotidiano.

Quando fu l’ultima volta che i catanesi sono scesi in piazza per protestare contro un’ingiustizia? Quando fu l’ultima volta che un’inchiesta giornalistica ha scosso davvero le coscienze, oltre le chiacchiere da bar? La città sembra aver sviluppato una sorta di immunità agli scandali, come se fosse stata vaccinata contro l’indignazione.

I soverchiatori e i prevaricatori agiscono indisturbati in una città che ha smesso di guardarli, di chiamarli per nome, di denunciarli. Non per paura, ma per una stanchezza dell’anima che è forse ancora più pericolosa della paura stessa.

Il Dibattito Politico: Fuochi d’Artificio Elettorali.

Il dibattito politico a Catania ha la durata di una partita di calcio: novanta minuti di passione intensa, poi il silenzio fino alla prossima stagione elettorale. I catanesi sembrano aver relegato la politica a uno spettacolo che si consuma ogni tot anni, senza continuità, senza partecipazione quotidiana.

Questa intermittenza democratica è sintomo di una città che non crede più nel proprio futuro, che ha smesso di progettare oltre il presente immediato. La politica diventa così un evento episodico, non il tessuto connettivo di una comunità che vuole crescere insieme.

Le Istituzioni Invisibili

“Non credo in nessuna istituzione”, dice il catanese medio. E forse ha ragione, non perché le istituzioni siano intrinsecamente cattive, ma perché spesso la loro presenza si percepisce solo quando manca, solo quando il disagio diventa insopportabile.

Le istituzioni diventano invisibili quando non riescono a creare quel ponte tra cittadino e res publica che dovrebbe essere la loro ragion d’essere. Il catanese non le vede, non le sente, e quindi smette di crederci. È un circolo vizioso che si autoalimenta: meno partecipazione civica, meno pressione democratica, meno efficacia istituzionale. Una Nuova Stagione: Le Condizioni per la Renaissance.

Eppure, proprio in questi giorni, Catania sta vivendo un momento che potrebbe essere di svolta. L’insediamento del nuovo prefetto e del nuovo procuratore, insieme a un’amministrazione comunale guidata da valori di destra autentica – quella che non dimentica che conservare significa anche proteggere e far crescere – offre un’opportunità unica. Non si tratta di schieramenti politici, ma di presenza istituzionale forte e credibile.

Sono tutte le componenti necessarie per riaccendere quella scintilla civica che i catanesi sembrano aver smarrito.Il Risveglio dell’Amore Civico L’amore per la propria città non è un sentimento spontaneo che nasce dal nulla. È il frutto di un patto tra cittadini e istituzioni, tra individuo e comunità, tra presente e futuro. I catanesi hanno bisogno di ritrovare non solo la fiducia nelle istituzioni, ma soprattutto la fiducia in se stessi come attori del cambiamento.

Questo risveglio non può essere calato dall’alto, ma deve nascere dal basso, dalla voglia di tornare a credere che Catania possa essere davvero quella “città degli elefanti” simbolo di forza e memoria che ha sempre rappresentato. Oltre l’Indifferenza: Un Appello alla Cittadinanza Attiva.

Il momento è propizio, le condizioni ci sono tutte. Ma tocca ai catanesi decidere se vogliono continuare a essere spettatori della propria città o tornare a esserne protagonisti. L’indignazione civile non è populismo, è democrazia. La partecipazione non è fanatismo, è responsabilità.

Catania ha bisogno di tornare a indignarsi per le cose giuste, a protestare per le cause che contano, a credere che le inchieste giornalistiche possano ancora cambiare le cose. Ha bisogno di riscoprire che l’amore per la propria città si dimostra anche attraverso la critica costruttiva e l’impegno quotidiano.

La vera sfida non è amministrativa o giudiziaria: è culturale. È il risveglio di una coscienza civica che sembrava assopita, ma che forse aspettava solo il momento giusto per tornare a pulsare forte nel cuore di ogni catanese.

L’Etna veglia sempre su Catania. Ora tocca ai catanesi vegliare sulla loro città.

Giuseppe Guagliardi.


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