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Ci mancava solo il femminismo giudiziario
Pubblicato il 03 Settembre 2018
Così è: il femminismo è metro di giustizia. Per farsi un’idea basta leggere il post pubblicato, qualche giorno fa su facebook, dalla pagina, manco a dirlo, femminista “Doppio Standard”: “Che paese è – scrivono lorsignore – quello che fa scontare il carcere con ben 10 anni ad una donna con problemi di salute che ha ucciso suo marito per le percosse e maltrattamenti subiti da anni?”.
Il caso postato da lorsignore, accaduto a Pordenone nel 2010, e raccontato dal sito “Leggo.it”, è quello di una donna marocchina che, appunto, sta scontando una pena a dieci anni di reclusione per aver accoltellato il marito violento nel sonno. La donna è affetta da una malattia degenerativa che le impedisce di deambulare.
“Che paese è – la domanda che andava domandata – quello che fa stare in carcere un essere umano, uomo o donna che sia, con problemi di salute?”. Si fosse fermato lì il post, a interrogarsi sulla detenzione di una persona malata, non staremo qui a parlarne; del resto, la civiltà di un paese si misura dalla condizione delle patrie galere. Ma per le autrici del post la condanna è la questione: “mobilitiamoci per far uscire questa povera donna da una condanna così ingiusta”, scrivono ancora.
“Una condanna così ingiusta”, dicono: il femminismo fa pari opportunità del vituperato maschilismo, dunque.
E tanto ingiusta è la condanna quanto giusto l’omi-cidio: “ha ucciso suo marito – ma – per le percosse e maltrattamenti subiti da anni”, la tesi di lorsignore.
Insomma, è lui che se l’è andata a cercare: così pare.



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