Controcanto n. 2


Pubblicato il 03 Settembre 2018

L’iperattività della Russia in Europa e Oriente non è adeguatamente evidenziata nei nostri media. Come mai?
Al ricevimento per l’apertura del Consolato onorario dell’Ucraina per Sicilia e Sardegna, una giovane signora, originaria del paese balcanico sposata in Sicilia, affermava che il crollo del prezzo del petrolio di qualche anno fa, incidendo sulla finanza internazionale, aveva imposto a Putin il ridimensionamento delle sue mire espansionistiche.

La tesi sposava molto la mia valutazione delle motivazioni che a suo tempo indussero Michail Gorbaciov ad avviare la perestroika: l’impossibilità di pagare gli stipendi alle imponenti forze militari dislocate in tutte le repubbliche sovietiche (e innervosire o preoccupare un esorbitante numero di forze armate non è prudente). La Rivoluzione d’ottobre beneficiò delle straordinarie infrastrutture create dallo zar (leggere con adeguato spirito di osservazione Il dottor Zivago), ci mancava che la protesta dell’esercito si facesse con le armi fornite dallo Stato.
L’ironia del deputato di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, as presidente della Camera dei Deputati italiana (2006 – 2008), sull’utilità delle notizie su dollaro borse e petrolio nei nostri media forse scaturiva dal fastidio derivato dal fatto che con nonchalance si fornivano elementi di valutazione politica dei fatti economici colludenti con la sua visone s speranza politica.
Fatto sta che Gorbaciov fu travolto dalla sua creatura: Eltsin. Anche lì i media furono superficiali: nessuno, dico nessuno, notò che senza Gorbaciov Eltsin non avrebbe mai preso il peso politico che ottenne facendo le scarpe all’ultimo presidente dell’U.R.S.S. in procinto di diventare di lì a poco Federazione Russa, mentre le altre Repubbliche Sovietiche tornavano indipendenti.
Dopo Eltsin Putin che tra tutti i leader politici del mondo appare il più lucido e determinato e che, data la sua precedente carriera, non ha mai visto di buon occhio l’attivismo della CIA negli ex territori sovietici.
C’è chi ipotizza, e la giovane graziosa signora ucraina tra questi, che il gioco al ribasso del prezzo del petrolio di allora fosse un regalo dell’Oriente petrolifero (finanziariamente connesso con il Mondo occidentale) di contenere lo sviluppo geopolitico della Russia nel disegno di un nuovo ordine mondiale nel quale gli USA avrebbero acquisito il premierato. Un peccato di spocchia, superficialità e arroganza pagato con la crisi finanziaria mondiale di questo secolo: la finanza può molto, ma non tutto; bisogna tener conto dell’economia reale.
Eppure c’è stato un momento nel quale il tavolo degli equilibri del mondo poteva essere “a tre gambe”, come quello del medium: Europa, Nord America, Russia. Un’occasione straordinaria per Europa e Pianeta: “il sogno di Pietro il Grande”. Non sarebbe stata una passeggiata, ma squilibri e pericolosità internazionali attuali, politiche e criminali, imponevano di tentare. Perché non è stato fatto?
Come sappiamo, non è andata così: gli altri due subcontinenti asiatici (Cina e India) hanno accresciuto il loro peso economico e politico e la partita è diventata a quattro. L’Europa è “in panca”.
Visitando Sanpietroburgo, la metropoli che ha dato i natali a Vladimir Putin, ebbi sentore che Pietro il Grande avesse costruito questa fantasmagorica città (avvalendosi di molti valorosi architetti italiani) per abbracciare l’Occidente e la civiltà moderna. La Rivoluzione d’Ottobre lo impedì. Lo zar voleva il progresso e il successo del suo impero, la storia glielo ha impedito.
Oggi, che la globalizzazione ha enfatizzato il ruolo della finanza internazionale (e i governi nazionali e sovranazionali ne sono succubi) non può passare inosservata la coincidenza dell’incidente all’impianto petrolifero in Libia (?), il balzo del barile a $ 200 e l’incontro tra Putin, Erdogan e Khamenei (con Bashar al-Assad in retro palato). Ancora una volta saranno la storia e la verità storica a regolare le situazioni anche perché, come già detto, c’è un deficit di classe dirigente a livello mondiale. Kim è un incidente, una regola o un figlio dei tempi? Vi sono interessi troppo torbidi per dare ancora fiducia al suffragio universale e mettere le sorti del pianeta nelle mani dei popoli?


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