Cronache dell’omertà regnante a Catania: dal Presidente dell’Antimafia Regionale un quadro devastante della città. Reazioni? Silenzi, silenzi, silenzi. La società civile e gli antimafiosi restano a corte del “Podestà” di Palazzo degli Elefanti


Pubblicato il 03 Febbraio 2015

a cura di iena anti antimafiosa 

Ecco i passaggi essenziali dell’intervista rilasciata l’altro ieri, 1 febbraio 2015, al quotidiano “La Sicilia” dal Presidente della Commissione Regionale Antimafia Nello Musumeci.

Reazioni? Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…lenzi!

«Catania è una città degradata, sul piano politico, su quello economico e sociale. Una città triste, nonostante l’ironia dell’intelligenza tipica dei catanesi. E la condizione di degrado non è riconducibile come si dice soltanto a una condizione di contesto internazionale, ma credo che abbia ragioni interne».

Società civile? Dove sei? Da Bianco, in omaggio perenne? Antimafffioso dove sei finito? Anche tu a corte? Antiracket, antimafffia, antiusura, anti qua, anti là….dove siete finiti?

«Direi di più, una città che ha smesso di amarsi. Eppure ha una straordinaria vivacità e quindi una capacità di ripresa, ma servirebbe una classe dirigente capace di incoraggiare e stimolare. E quando parlo di classe dirigente non mi riferisco soltanto a quella politica, ma penso anche all’imprenditoria, agli intellettuali, ai professionisti. E’ assurdo che oggi il ruolo di denuncia debba essere esercitato solo dai club-service. Questo è significativo e sintomatico. Ad esempio non vedo più un intellettuale capace di indignarsi. Anche l’Università potrebbe giocare un ruolo fondamentale e invece vedo tanta rassegnazione».

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“…Eravamo abituati a un Bianco protagonista e autonomo, forse troppo, rispetto ai partiti. Oggi, invece il sindaco sembra ingessato, come in una condizione di ostaggio. Attorno a lui volti e temo metodi ben collaudati nel passato. Gente che proviene dal centrodestra, e non da quello migliore, e che oggi è in condizione di potere rendere soccombente la Giunta. Penso solo al voto sul Pua, uno dei temi fondamentali per la rinascita della città. Insomma c’è troppo accattonaggio e lo dico con grande rispetto per i pochi che si salvano. Non sono abituato a fare pagelle e non ne ho il titolo, ma credo di avere sufficiente serenità per dire che il voto di scambio, e non soltanto alle elezioni comunali, a Catania continua ad essere largamente praticato».

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«Come presidente della commissione regionale Antimafia abbiamo ricevuto tre, quattro segnalazioni su consiglieri comunali che in campagna elettorale, da candidati, avrebbero ottenuto il sostegno di determinati ambienti malavitosi. Alcuni addirittura parenti e familiari di pregiudicati condannati per reati associativi. Non posso dire altro, dico questo, senza configurare questa fattispecie in nessuna area politica, per dire che in questa città il voto non è sempre frutto di serena meditazione e riflessione, ma anche di piccoli interessi. E che questo voto di scambio sia presente nei quartieri periferici è risaputo, ma che possa e debba trovare nella nuova classe dirigente accoliti e propugnatori mi preoccupa tantissimo. Credevo che il ricambio generazionale potesse spazzare via metodi che vanno condannati senza se e senza ma.

E quando parlo di voto di scambio non faccio sconti a nessuno. E’ risaputo che io a Catania, se mi candido, riesco a prendere in città migliaia di voti di preferenza, ma se io dovessi trasferire una parte dei miei voti a un candidato a me vicino, potrei farlo per un paio di centinaia di voti. Ora qualcuno mi può spiegare come può essere che in questa città alcuni uomini politici riescano a spostare su uno o più candidati fino a cinquemila voti? E’ una domanda che io faccio con seria preoccupazione. Quindi questa è una città nella quale gli apparati, i ricatti, le minacce, il voto di ritorno sono ancora pratiche vive e molto ben oleate.”

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“E vorrei parlare, in questo contesto, anche dello Iacp. L’evidente degrado del centro storico e delle periferie fa da sfondo ad una preoccupante crisi abitativa. Migliaia di famiglie  aspettano da anni l’assegnazione di un alloggio popolare, mentre molti di quelli realizzati sono occupati abusivamente e spesso gestiti da un vero e proprio racket malavitoso. Del resto, anche l’Iacp di via dottor Consoli è ormai un ente inutile e dannoso, strumento di clientele politiche e qualche volta di malaffare. Ora io credevo che col nuovo millennio qualcosa fosse cambiata e invece mi sono dovuto ricredere».

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«Debbo dire che dai giovani mi sarei aspettato maggiore capacità di critica e maggiore coerenza ideale. Si pensi solo che la metà dei consiglieri comunali negli ultimi 5 anni hanno almeno una volta cambiato casacca. E questo è significativo».
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«Bianco i suoi avversari li ha all’interno del suo partito. Quanto all’opposizione il centrodestra al Consiglio è una sparuta pattuglia, peraltro non sempre incalzante. I vertici del centrodestra hanno delle grosse responsabilità in questa città, perché le rivalità sono legate spesso a risentimenti personali, a vecchie ruggini. In una città che non è mai stata di sinistra, mi chiedo dov’è finito il centrodestra, dov’è la cultura moderata, la cultura della meritocrazia, quella del decisionismo, la cultura capace di rappresentare e interpretare la presenza cattolica? E dov’è anche la cultura imprenditoriale… Catania sta subendo un processo di mutazione antopologica inspiegabile. Penso, per esempio, al settore degli imprenditori. Le grandi famiglie a Catania facevano da locomotiva. Oggi queste sono scomparse e non sono state sostituite. E non parlo soltanto dei cavalieri del lavoro che, a parte le loro degenerazioni, hanno rappresentato una sicura boccata d’ossigeno. Parlo invece di una imprenditoria medio piccola e di una sfiducia diffusa in tutti i settori produttivi. Insomma c’è il caos generale sul piano della pianificazione amministrativa.”

“Le porto un esempio: gli ambulanti che a Catania sono sempre stati una risorsa, se sono abusivi si danno fuoco, se sono legali vengono sfrattati dal centro storico con giustificazioni banali. Penso ai torronari di S. Agata… Quindi manca la programmazione su tutto. Si prenda piazza Manganelli: un giorno si chiude, l’indomani si apre»
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«Per carità non si nasce assessori dall’oggi al domani. Credo, però, che serva umiltà, coordinamento, capacità di analisi. Tutto questo mi sorprende se riferito a un uomo di lunga esperienza come il sindaco Bianco al quale, sul piano personale, va tutta la mia amicizia e simpatia. Davvero sembra di avere di fronte dei pivellini… Parliamo di viabilità e non torno sul tondo Gioeni… tanto decantato, mi riferisco ad esempio alla rotonda di via D’Annunzio che ha suscitato tantissimo malumore tra gli operatori commerciali. Ora tutto questo mi fa pensare che Catania sia davvero nelle mani di nessuno. Persino la omogeneità politica dei governi nazionale e regionale non ha portato alcun risultato concreto in questi due anni. Mi chiedo anche a cosa siano servite le visite istituzionali. Non ho visto ancora un solo cantiere aperto e le uniche opere completate sono quelle avviate dall’amministrazione Stancanelli o addirittura da quella di Scapagnini. Qualcuno mi sa dire che fine ha fatto il Prg, o il risanamento di Corso dei Martiri? E una città così messa può mai pretendere di diventare città metropolitana? In materia di opere e sviluppo mi si consenta di fare un inciso anche sull’aeroporto. Nessuno ha il coraggio di dire che tra 5 anni lo scalo aereo sarà al collasso a causa della sua capienza. Non serve allungare la pista se poi non ci sono i sub-sistemi intorno allo scalo. Il sedime aeroportuale è distante 830 metri dal perimetro urbano di Librino. Io venni considerato un pazzo quando nel ‘98 proposi uno scalo intercontinentale alla Piana… ».

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«La prima mossa dovrebbe farla la società civile. Una società civile sana esprime una classe dirigente sana. Intendo così richiamare alle proprie responsabilità anche chi il giorno dopo le elezioni cominci a puntare l’indice contro la classe dirigente. dal punto di vista politico mi auguro che le forze di opposizione ritrovino la voglia di stare assieme, mentre il Pd ritrovi il senso della responsabilità. Quindi o questa città si riappropria della propria capacità di critica implacabile, dissacrante, impietosa, che prima aveva, oppure il futuro sarà sempre più buio. Sul piano economico, invece, bisogna creare le condizioni ottimali perché l’impresa possa tornare a produrre. Quindi credo che serva un grande bagno di umiltà per mettere attorno a un tavolo tutti i soggetti attivi del territorio, per pianificare un progetto di cantiere. Bianco farebbe bene ad essere ottimista, ma a non minimizzare la grave crisi che attraversa la città. Le responsabilità sono recenti e remote, ma nascondere la polvere sotto il tappeto credo sia un suicidio per tutti».

 

 


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