Eve Hewson: la figlia di Bono Vox protagonista del cinema internazionale


Pubblicato il 27 Giugno 2020

di Gian Maria Tesei

Eve Hewson. Anzi per l’esattezza Memphis Eve Sunny Day Hewson. Nomi e cognome che ai più non sembrerebbero echeggiare accostamenti a personalità nota. Eppure ha alle spalle partecipazioni in pellicole importanti ed è la star della serie tv “The luminaries. Eppure, a detta di parecchi addetti ai lavori Hollywoodiani, sembrerebbe trattarsi di un ‘attrice irlandese in forte ascesa. Il cui cognome in realtà dovrebbe risultare familiare agli appassionati di…musica. Si tratta infatti della figlia di Paul David Hewson. Per i meno addentro alle sonorità rock: Paul è Bono Vox, leader e frontman degli U2, band che ha saputo vender ben più di centosettanta milioni di album in più di quarant’anni di carriera discografica.

La seconda dei figli (ha una sorella più grande Jordan e due fratelli minori Elijah e John) di Paul ed Ali Hewson (nata Alison Stewart), nota attivista irlandese, contravvenendo alle speranze genitoriali ha sempre sostenuto ciò che avvertiva sotto la sua pelle e dentro la sua anima la vocazione attoriale.

 Nata il 7 luglio del 1991 a Dublino, città che lascia per trasferirsi a New York, per esattezza nel notissimo “borough”di Brooklyn, fa il suo debutto da interprete quattrodici anni dopo in “Lost Found”, prodotto di cinema breve in cui partecipa anche la sorella Jordan ed in cui maschera la sua vera identità dietro il nickname di Brenda M. Stankard, adoprato anche perché non era ancora pienamente consapevole che l’arte filmica potesse costituire il suo cammino professionale.

Anche perché Eve si è sempre considerata una ragazza delle fattezze non particolarmente avvenenti ma quasi ordinarie, con la paura recondita di non venire ricordata o identificata dal pubblico. Consapovole di non essere particolarmente intonata,  ha però sicuramente ereditato  dal DNA dei genitori il cimentarsi in iniziative umanitarie e la predisposizione ad attività del mondo dello spettacolo anche se come detto in campo recitativo, dove finora ha partecipato ad un video clip, due prodotti del piccolo schermo ( compreso “The luminaries” ) ed otto del grande schermo tra cui: “This Must Be the Place” , del 2011, in cui ha affiancato Sean Penn, per la regia di Paolo Sorrentino; “Blood Ties – La legge del sangue”(2013) di Guillaume Canet, con Clive Owen; “Il ponte delle spie”(2015) di Steven Spielberg, in cui personifica Carol Donovan la figlia di James ( interpretato da Tom Hanks);”Papillon”(2017) di Michael Noer, con Charlie Hunnam;” Robin Hood – L’origine della leggenda”(2018) di Otto Bathurst , interpretando Lady Marian e “Tesla“ di Michael Almereyda con Ethan Hawke che andrà nelle sale ad agosto.

I genitori avrebbero voluto che Eve svolgesse una professione forense, medica, al più in campi come l’architettura o l’ingegneria. Ma la Hewson ha optato per la NYU Tisch School of the Arts, univerità delle arti newyorkese, pur consapevole dei vantaggi e degli aspetti negativi del cognome che porta e dell’importanza dei genitori( in un sistema che non sempre , e di questo si duole l’attrice irlandese, valorizza il vero talento) sapendo ad esempio che parecchi suoi colleghi di studi hanno avuto problemi nell’avere un agente , cosa invece non successa a lei proprio in virtù dell’essere la figlia di Bono Vox. Figura con la quale però è difficile che non venga associata, per cui spesso in lei non si crede possa celarsi un talento puro e quando in realtà riesce a dimostrare di esserlo, per gli altri è quasi un attonimento, uno stupore.

Proprio per il peso del nome, Bono Vox era contrario a che la figlia divenisse attrice, anche perché conosce tanti attori hollywoodiani e sa come questo mondo possa essere rischioso soprattutto con una donna.

 Ed a prescindere da questo la stessa Eve aveva nutrito qualche dubbio sulla sua carriera prima di ottenere il ruolo da protagonista in “The luminaries” (con la splendida Eva Green ed Himesh Patel), serie tv tratta dal romanzo di avventura del 2013 di Eleanor Catton, ambientato nella Nuova Zelanda del 1866 ai tempi dei cercatori d’oro.

Proprio questo essere diventata perno centrale di una produzione, stando sul set ogni giorno, dando sempre il massimo in ogni stante e per un periodo di tempo lungo, le ha permesso di comprendere come recitare sia il mestiere che ama, pur tra i momenti bui e quelli di gloria , come quello che le si è dischiuso proprio con questa serie tv, per la cui interpretazione  sembrano  aprirsi le porte un futuro radioso  nella cinematografia.

 


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