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Il J’accuse di Otello Marilli su “La Sicilia”: “Dov’è finito il Pd di Catania?”
Pubblicato il 18 Marzo 2021
Ci voleva Otello Marilli, cervello in fuga a Novi Liguri con un passato da riformista catanese, per porre ad alta voce una domanda che – invero – tanti si fanno in questi tempi drammatici ed epidemici: “Esiste ancora un Pd a Catania?”. Si interroga, Marilli.
E lo fa pubblicamente, con una lettera pubblicata sulle colonne de “La Sicilia”: “Esiste ancora un Pd in questa città?”, attacca Marilli. “Sono questi – continua – gli interrogativi che attraversano molti degli esponenti che una volta rappresentavano lo storico partito leader della sinistra. Ora alla luce delle ultime parole del neo segretario nazionale Enrico Letta sulla necessità di riorganizzare un partito dalla base anche a Catania si è aperto un dibattito sul ruolo del partito democratico”.
E dunque, dov’è finito il Pd a Catania? Dov’è finito, giusto ora che la sinistra servirebbe come il pane in una città in cui la “fame” la fa da padrone, in cui il welfare è al collasso, in cui il lavoro è un miraggio, in cui la mafia spadroneggia?
E dov’era il Pd ieri, quando tutta la città si svegliava sgomenta di fronte ad una delle operazioni antimafia più importanti degli ultimi anni? Dov’era il segretario, la segreteria, i dirigenti, i militanti? Perché non una sola parola? Perché del Pd si parla ormai solo nelle cronache giudiziarie in riferimento alle “grane” giudiziarie di qualche suo esponente? “L’impressione che si ha – continua Marilli – è che a Catania si viva un confronto politico monco: l’assenza della sinistra, o del centrosinistra se preferite, dal dibattito politico dà la cifra di una crisi profonda che ha la sua immagine plastica nella scheda elettorale di tre anni fa quando non è stato presentato il simbolo del Pd.
Sparito dalla scheda, sparito quasi dall’immaginario collettivo, chiuso nello scontro delle sue componenti e svuotato dalla scissione che ha portato via con sé i campioni del consenso giunti nel periodo renziano e che, a dirla tutta, non avevano alcun rapporto con il “sentimento ideale e storico”. Domande e riflessioni, affilate come una lama, che hanno la “pretesa” di aprire un dibattito. Ma con chi?
Iena Annibale Barca.
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