CATANIA – “Apprendiamo, con vero dispiacere, solamente dalla stampa – afferma il Segretario Provinciale Avv. Pietro Lipera – nonostante la nostra presenza in seno al consiglio metropolitano, di esser stati totalmente esclusi dal novero dei delegati che affiancheranno il sindaco della Città Metropolitana, Avv. Enrico Trantino, nella conduzione amministrativa dell’ente. Una sgrammaticata decisone politica, atteso […]
La morale a geometria variabile di Schifani
Pubblicato il 11 Novembre 2025
di iena che osserva.
Il presidente Schifani scopre improvvisamente la questione morale.
E con piglio quasi da giustiziere revoca le deleghe agli assessori della Nuova DC indagati, invocando il “rispetto dei cittadini che ci hanno votato”.
Nobile principio. Peccato che questa improvvisa severità etica sembri valere solo entro i confini della Regione Siciliana, e contro una sola forza politica.
Perché se davvero la questione morale fosse un principio e non uno strumento, qualcuno dovrebbe spiegare perché lo stesso metro non si applica altrove. A Catania, ad esempio, dove il sindaco Trantino governa serenamente con assessori dello stesso partito ora colpito dal rigore morale di Schifani.
Per non parlare dei dirigenti sotto processo che continuano imperterriti il loro lavoro, o dei consiglieri comunali condannati che siedono comodamente nei loro scranni.
La verità è che nel centrodestra siciliano a trazione Schifani la morale si declina al plurale: c’è quella per uso regionale, buona per le dichiarazioni ai giornali, e quella per uso locale, molto più elastica e accomodante.
Il “rispetto dei cittadini” diventa così una formula da tirare fuori quando fa comodo, un’arma politica più che un principio. Perché se fossero davvero coerenti, questa stessa severità dovrebbe abbattersi a cascata su tutte le amministrazioni del centrodestra siciliano.
Ma nel regno dell’ex Dc Schifani ogni caso va trattato “per il contesto che rappresenta”.
Traduzione: la morale si piega alle convenienze politiche del momento. E i cittadini? Quelli possono continuare a essere presi in giro, ovviamente nel loro stesso nome e per il loro rispetto.



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