Occupazione,“Jobs act” e perversa modifica: mansioni del lavoratore art. 13 dello Statuto dei Lavoratori e art. 2103 del Codice Civile


Pubblicato il 24 Febbraio 2015

di Domenico Stimolo

Non si finisce mai di stupirsi. Eppure lo sciocco blaterare  sulle “rottamazioni” continua ad imperversare come elogio della “modernità” avanzante.

Tra le righe del decreto legislativo del governo è stata introdotta la modifica strutturale dell’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori  “ Mansioni del lavoratore” e dell’art. 2103 del Codice Civile.

Con questa “bella” novità si introduce di fatto il terrore nei luoghi di lavoro. Per i nuovi assunti, senza più tutela dell’ articolo 18 dello Statuto, sarà proprio una “festa” doppia.

Solo chi campa in virtù di qualcuna delle tante “rendite” parassitarie che strutturalmente allignano in Italia non ha conto delle conseguenze devastanti che si determineranno negli ambiti di lavoro. Toccando la “sacralità” di civiltà  sul rispetto della  mansione lavorativa, in funzione di presunti “ riassetti organizzativi”,  si trasformano i lavoratori e le lavoratrici in vere e proprie “bestie” da fustigare a totale piacimento.

I lavoratori (in particolare le donne per le ben note questioni che ancora allignano), di fatto, diventano veri e proprirobot, alla mercé delle voglie, delle “stramberie”, degli eccessi di comando, di capi e capetti, in un infernale girone gerarchico, che parte dal basso, fino ai vertici più alti.

Gli ambiti di lavoro non sono “luoghi angelici”. Vengono trasferite, quotidianamente, tutte le “ diversità” comportamentali, le nevrastenie, le frustrazioni,  gli eccessi che caratterizzano le comunità umane. Nel mio lungo percorso lavorativo, ormai da ex metalmeccanico per molti anni delegato sindacale, se ne sono viste di cotte e di crude. Un dato è certo, il lavoratore subalterno nell’ingranaggio complessivo è sempre l’anello assolutamente debole della “catena”. Di angherie, molestie, mortificazioni e annullamento della dignità, di scorciatoie per ridurre il costo del lavoro, se ne potrebbero riportare innumerevoli, a partire dai comandi impartiti e rifiutati per non compromettere la sicurezza personale. Ah!, quanti incidenti per essere stati “ciechi obbeditor, tacendo”. Da sempre, inoltre, tutte le forme oggettive di non rispetto delle regole legislative e contrattuali da parte dei subalterni vengono sanzionate in maniera specifica, fino al licenziamento. In maniera trasparente.

E’ aberrante, per la civiltà del lavoro e per il rispetto della dignità elementare delle persone, introdurre dinamiche, come quelle di un cambio di mansione a totale discrezionalità della parte “datrice di lavoro”. Così tra l’altro si recita nel nuovo postulato legislativo:…. “può essere assegnato a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore”, non meglio specificato nel contesto della successione dei livelli/categorie previste contrattualmente nel mansionario professionale. Trasferito in un giù….senza fine. Con conseguente decurtazione retributiva delle indennità previste per lo svolgimento della mansione consolidata, e al taglio di fatto del salario/stipendio a seguito di un sopraggiunto “accordo” che codifichi l’imperio imposto.

E’ la condizione più viscida e sconquassante. Significa ritornare ai tempi padronali ottocenteschi  e della schiavitù contadinesche.

E’ sconcertante constatare che mentre tutta l’attenzione era in gran parte rivolta all’art. 18 e al contratto a “tutela crescente”, una svelta manina, scavalcando completamente il Parlamento,  abbia introdotto all’ultimo momento e nelle segrete stanze l’annullamento del PILASTRO FONDAMENTALE DI CIVILTA’ CIVILE E DEMOCRATICA NEI LUOGHI DI LAVORO.

Incredibile che sia un Governo del PARTITO DEMOCRATICO a metter in opera una siffatta agghiacciante controriforma!

Sì, ha proprio ragione Maurizio Landini, segretario generale della Fiom- CGIL. Bisogna muoversi, subito! Per ripristinare i diritti elementari dei lavoratori e la Costituzione violata.

 

 

 


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