Regione Siciliana, Raffaele Lombardo “sbatte fuori” l’assessore Andrea Vecchio. Che prima entra nel governo e poi rema contro


Pubblicato il 06 Settembre 2012

Dopo un periodo di piccole e grandi polemiche, fino alla lettera di attacco al governatore diretta al vicepresidente dimissionario Massimo Russo, il Presidente della Regione mette fine all’esperienza di governo di uno dei “paladini della legalità” in “salsa confindustriale”…

di iena politica

La notizia arriva dall’ufficio stampa della Presidenza della Regione Siciliana:

Il Presidente della Regione Raffaele Lombardo nell’esercizio dei suoi poteri, essendo venuto meno il vincolo fiduciario, ha revocato la nomina da assessore regionale per le Infrastrutture e la Mobilità ad Andrea Vecchio. Si legge nelle motivazioni che Vecchio ha reiteratamente rilasciato dichiarazioni che, eccedendo le proprie competenze, si sono poste in stridente contrasto sia con l’indirizzo politico individualmente perseguito da alcuni degli assessori, sia con le scelte unitarie dell’organo collegiale di governo, pregiudicando la solidale coerenza dell’azione governativa.Egli ha diffuso notizie non vere parlando di atti elettoralistici della Giunta di Governo privi di assoluto fondamento e ben distanti dalla fisiologica dialettica politica propria di un organo politico collegiale e con gravi effetti provocatori nei confronti di intere categorie di lavoratori attribuendo al Governo intenzioni non rispondenti alla propria linea politica.Ha inoltre determinato un diffuso malessere nella compagine governativa creando momenti di tensione, tale da renderne contraddittoria ed incompatibile la presenza in Giunta.Cosi’ in una nota della Presidenza della Regione.

Noi ricordiamo le dichiarazioni, le prese di posizioni di Vecchio contro il governo e Lombardo (che qualche giorno fa ha definito una “sciocchezza” la decisione di farlo entrare nella giunta regionale).

Ma perchè -ci chiediamo- ha accettato di farne parte? Questi “campioni della legalità” che linea tengono? Dritta o secondo dove tira il vento?

Ecco un stralcio, a mò d’esempio, di una recente lettera, con apprezzamenti da oppositore più che da membro dell’esecutivo, inviata al vicepresidente dimissionario Massimo Russo (ne è seguita un’altra di replica da parte di molti componenti di giunta). Basta leggere…” …Non ti dimettere, rimani in giunta insieme a me, a Marco Venturi e a qualche altro che cono sicuro tra noi c’è, a fare da baluardo all’assalto alla diligenza che in questi ultimi giorni si sta tentando di effettuare con la regia dell’ex presidente Lombardo e alcuni assessori ascari che stanno cercando di orientare i residui di capacità di spesa del bilancio regionale verso elargizioni di assoluta e totale utilità elettoralistica. Rimani a presidiare il territorio, a presiedere la giunta nella tua qualità di vicepresidente. Io, Marco Venturi e, ne sono quasi sicuro, anche qualche altro di coscienza limpida, saremo al tuo fianco a difendere questa terra martoriata, assalita, dilaniata. Restiamo nel tentativo di salvare il salvabile per consegnarlo a chi verrà dopo di noi non proprio ridotto a brandelli. All’ex presidente Lombardo va dato atto che ha mantenuto la parola. Aveva promesso che si sarebbe dimesso un minuto prima del suo eventuale rinvio a giudizio, rinvio per altro non ancora avvenuto. Comunque che si sarebbe dimesso il 31 di luglio. E’ stato un uomo di parola, il 31 di luglio si è dimesso. Ma è rimasto a presidiare il territorio, a presiedere la giunta come se fosse ancora nei pieni poteri, come se non si fosse mai dimesso. Esperti legali dicono che ha la possibilità di farlo, che lo può fare. Non discuto di aspetti legali. Discuto di aspetti di etica, di buon senso, di buon gusto, di trasparenza, di opportunità. Caro ex presidente Lombardo, non metta più piede a palazzo d’Orleans, deleghi formalmente ed ufficialmente con un atto chiaro e trasparente Massimo Russo, vicepresidente, a presiedere tutte le giunte che si terranno da qui alla fine della legislatura. Rimanga a casa sua, vada a coltivare le arance delle quali dice di essere tanto fiero. In fondo questa era un’altra promessa per la quale si era solennemente impegnato. Mantenga anche questa promessa senza la quale la prima, le sue dimissioni, rimangono svuotate di significato, di valenza, di effetto, di efficacia. Torni a casa sua, lasci libero il popolo siciliano. Lasci un ricordo positivo, di uomo nobile e generoso. Da qui al 28 di ottobre, giorno delle elezioni per il rinnovo del Parlamento regionale, così orgogliosamente viene definito, non consiglio regionale come in tutte le altre regioni italiane, quello che rimane della Sicilia ce la farà a fare a meno della sua ingombrante presenza. A lei e a Massimo, con la stima di sempre, malgrado tutto, sempre con la stessa stima”.


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