SALVO POGLIESE: “LA MIA CANDIDATURA A SINDACO UNA SCELTA D’AMORE PER CATANIA”


Pubblicato il 03 Settembre 2018

E’ stato un “terremoto”, non atteso dai più, ma che ora rischia di cambiare tutto: l’Italia dopo il voto del 4 marzo si avvia alla “Terza Repubblica”? Cosa accadrà? Soprattutto, cosa accadrà a Catania, in vista delle elezioni amministrative di giugno? Nelle ultime settimane la novità è arrivata anche dal centrodestra: sotto l’Etna a candidarsi a sindaco di Catania è ora Salvo Pogliese, volto giovane e conosciuto della destra catanese e siciliana. Lo abbiamo intervistato.

Salvo Pogliese, il voto nazionale del 4 marzo potrebbe avere riflessi su quello amministrativo di Catania?
Assolutamente no. Basti pensare che alle precedenti politiche del febbraio 2013 il M5S prese a Catania oltre il 31% di consensi per poi, alle amministrative di giugno, arenarsi sulla soglia del 4%… Inoltre, seppure nella difficoltà del voto di protesta, Forza Italia a Catania si è attestata a un ottimo 22%, che conferma il ruolo centrale del nostro partito nella coalizione di centrodestra a cui siamo orgogliosi di appartenere assieme a Fratelli D’Italia, Diventerà Bellissima, Lega, Udc e autonomisti. Raggruppamenti politici che anche in questo complesso frangente hanno dimostrato di avere radicamento territoriale ma anche coesione e compattezza, come testimonia il grande successo della manifestazione unitaria dello scorso 1 marzo.
Le elezioni nazionali sembrano avere prodotto un “terremoto”: quali le ragioni a suo avviso?
E’ soffiato fortissimo il vento della protesta, di cui bisogna prendere atto, e che impone un’articolata riflessione e un bagno di umiltà all’interno dei partiti tradizionali. Ma il centrodestra è comunque la prima coalizione in Italia, e soltanto il crollo vertiginoso del Pd , ipotizzabile forse, ma certamente non in queste proporzioni, ha certamente favorito il M5S determinando la vittoria in molti collegi uninominali. Lei ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Catania: ma non era meglio continuare a fare l’europarlamentare?
Indubbiamente la “poltrona” da europarlamentare è molto più comoda rispetto a quella “scottante” di sindaco di Catania… La mia candidatura a sindaco è una scelta d’amore per la mia città cui sono visceralmente legato. Fare il sindaco di Catania ha rappresentato il sogno della mia vita, ma sarei ipocrita se non dicessi che questo è probabilmente il periodo peggiore per farlo. Catania sta vivendo un momento difficilissimo, dopo anni di malgoverno del centrosinistra che ha messo in ginocchio la nostra città. Ma non potevo sottrarmi ai tantissimicatanesi che, con travolgente passione ed entusiasmo, mi hanno chiesto in questi mesi di candidarmi.

A suo avviso, esiste una “questione generazionale” nella politica italiana? Insomma, non è ora che i “dinosauri” vadano in pensione?
Credo che esista una questione “meritocratica”. Abbiamo bisogno di politici capaci e competenti, che sappiano ben governaci. E la competenza e la capacità sono doti che prescindono dall’età, non basta essere giovani per essere bravi, così come non sempre l’esperienza dei più “anziani” è garanzia di buongoverno.

Lei ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Catania: ma non era meglio continuare a fare l’europarlamentare?
Indubbiamente la “poltrona” da europarlamentare è molto più comoda rispetto a quella “scottante” di sindaco di Catania… La mia candidatura a sindaco è una scelta d’amore per la mia città cui sono visceralmente legato. Fare il sindaco di Catania ha rappresentato il sogno della mia vita, ma sarei ipocrita se non dicessi che questo è probabilmente il periodo peggiore per farlo. Catania sta vivendo un momento difficilissimo, dopo anni di malgoverno del centrosinistra che ha messo in ginocchio la nostra città. Ma non potevo sottrarmi ai tantissimicatanesi che, con travolgente passione ed entusiasmo, mi hanno chiesto in questi mesi di candidarmi.

A suo avviso, esiste una “questione generazionale” nella politica italiana? Insomma, non è ora che i “dinosauri” vadano in pensione?
Credo che esista una questione “meritocratica”. Abbiamo bisogno di politici capaci e competenti, che sappiano ben governaci. E la competenza e la capacità sono doti che prescindono dall’età, non basta essere giovani per essere bravi, così come non sempre l’esperienza dei più “anziani” è garanzia di buongoverno.

La sua candidatura a sindaco di Catania rappresenta qualcosa di autenticamente innovativo? Se sì, cosa?
Non ho la presunzione per autoincensarmi o darmi patenti d’innovazione. Dico però che, da catanese, amo visceralmente la mia città e i miei concittadini e non posso più vederla ridotta ai minimi termini come è accaduto in questi ultimi anni.

Ci dice le prime tre cose del suo programma politico per Catania?
Ripristinare l’ordine e la legalità. Ci sono attualmente zone di Catania, si pensi per esempio a Corso Sicilia o alla zona industriale, dove i catanesi sono abbandonati a loro stessi, tra rifiuti, barboni, spacciatori di droga e prostituzione. Questo è intollerabile. Riportare al centro del tavolo politico il nuovo PRG di Catania. Non è concepibile che una città come Catania sia ancora ferma, limitata nel suo sviluppo, da un Piano regolatore del 1969, praticamente un’era geologica fa rispetto alle necessità della città. Occorre, inoltre, trovare nel più breve tempo possibile una soluzione alla vera e propria emergenza traffico che si è creata alla zona del Tondo Gioeni.

In caso di elezione a sindaco lei assumerebbe, a sue spese, dei portavoce personali?
Ritengo che parlare di organigramma sia ancora prematuro, prima è necessario conquistare la fiducia dei catanesi.

In caso di elezione, lei dichiarerebbe il dissesto?
La situazione dei conti comunali è estremamente grave, pare con oltre un miliardo di euro di debiti e parecchie zone d’ombra su cui è mancata la necessaria trasparenza, che bisognerà approfondire e analizzare in ogni loro aspetto. Quello che è certo è che, dopo la fase di analisi della reale situazione dei conti, non sarà nascosto nulla alla città sulla situazione in cui Catania si trova e si faranno le opportune valutazioni.
Cosa ha fatto di bene Bianco per Catania? E cosa di male?
Ho realmente difficoltà a rispondere alla prima parte della domanda. Con la massima onestà intellettuale posso affermare che nel passato Bianco è stato un buon sindaco, pur se la situazione della città e del Paese era ampiamente differente da quella odierna, ma questa sua ultima sindacatura è stata ampiamente negativa. Basti pensare al Tondo Gioeni, alla raccolta differenziata sotto il 10% , al PRG fermo al 1969, all’assenza di un piano del traffico adeguato, al regolamento sui dehors che ha danneggiato i commercianti. Non ci si può limitare a inaugurare semafori e panchine con fascia addosso, banda al seguito e nani e ballerini. A Catania serve ben altro.
In generale, sulla questione fascismo-antifascismo cosa dice?
Siamo nel 2018 e non nel 1948… e il sottoscritto è nato nel 1972. Mi sembra davvero paradossale continuare a far vivere il clima da guerra civile a distanza di 73 anni dalla sua conclusione. Credo che gli italiani siano più interessati ai concreti problemi che si trovano ad affrontare ogni giorno.

Salvo Pogliese ma lei quando le ricordano – in modo polemico- l’appartenenza ad una nota e benestante famiglia catanese si irrita o non ci fa caso? “Sono orgoglioso della mia famiglia che mi ha trasmesso i valori importanti della vita, primo tra tutti l’umiltà che mi riconoscono anche i miei avversari politici.

A giugno diventa sindaco: cosa fa per prima cosa?
Vorrei instaurare un rapporto diretto con la città. Con i catanesi, che attualmente sono tenuti troppo a distanza da Palazzo degli Elefanti, con il consiglio comunale, con i dirigenti e i dipendenti del Comune, con gli ordini professionali, le associazioni datoriali, i sindacati, il mondo cattolico e quello del volontariato. Coinvolgere, insomma, tutta la città affinchè ognuno si senta parte integrante in un progetto di rinascita di Catania.


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