A CATANIA, SEMPRE PIÙ FAVELA, IL PERICOLO DILAGA. INTANTO FIOCCANO SANZIONI PER I CITTADINI


Pubblicato il 21 Settembre 2025

di Luca Allegra con il concorso di Marco Benanti.

(foto articolo di Pippo Fava).

Il popolo etneo del web ha discettato a lungo  della foto che immortala di spalle il sindaco Trantino nella sua veste di scooterista indisciplinato sulla via di Sangiuliano intento a commettere una probabile violazione stradale: in una plastica divisione tra moralizzatori che bacchettano il primo cittadino senza sconti e la solita pletora di difensori che versano sulle proprie pagine social saliva in quantità industriale a tutela del loro idolo. Una foto che, è bene dirlo, nulla aggiunge e nulla toglie all’inadeguatezza assoluta del povero Enrico – tra i peggiori sindaci che la storia ricordi – all’acclarata inconsistenza della sua azione amministrativa, alla sua conclamata incapacità ad alcuna dedizione programmatica asserita da fatti incontrovertibili e da uno stato delle cose che assimila Catania ad una gigantesca baraccopoli più che ad una realtà europea. Però è una simpatica nemesi vedere ritratta la violazione di un primo cittadino che ha fatto dell’ossessione legalitaria il suo comandamento. Un’ossessione meramente farisaica peraltro, un vacuo e formalistico inno al rispetto di rigide prescrizioni quando il precipizio di una città, ormai sempre più favela, è più che imminente
Mentre Trantino fa il tiktoker dell’Etna per spiegare di non parcheggiare i motorini sul marciapiede e mentre illustra – da aspirante dipendente della Dusty – come predisporre un’accurata differenziata, in città c’è da avere paura con una microcriminalità – non solo locale ma anche immigrata – che dilaga rovinosamente. Perché nelle stesse ore in cui il comune eleva sanzioni come non ci fosse un domani per la qualsiasi cosa ingolfando le borse dei portalettere di voluminose prescrizioni a discapito dei cittadini con il solo fine di raggranellare spiccioli per casse sempre più esangui, girare per la città senza incorrere nella migliore delle ipotesi in un questuante e nella peggiore in orde di criminali disperati disposti a tutto per qualche euro, è sempre più difficile. Non bisogna essere di destra o di estrema destra – e chi scrive non lo è neanche un po’- per denunciare il degrado di alcune zone cittadine appaltate a bande prevalentemente extracomunitarie che imperversano con sommo pericolo per quei pochi  ignari che osano penetrare la sera dalle parti di corso Sicilia o persino – in tarda ora – nei pressi di una piazza Verga divenuto dormitorio pubblico e sconcertante palcoscenico di disperazione senza che alcuno sollevi neppure per sbaglio il problema. Sappiamo bene chi fornisce le dosi di stupefacente alla manovalanza extracomunitaria che vaga per le città alla ricerca di narici da imbiancare, conosciamo a menadito la catena di responsabilità che mette i clan locali al primo posto del commercio della cocaina tramite i guadagni del quale apriranno il prossimo ristorante in centro in cui ripulire gli euro luridi frutti di quel vile mercanteggiamento, ma non possiamo ignorare nè il degrado dello spaccio nelle piazze nè il rodeo della violenza che si appalesa su strade sempre più simili a scannatoi dove si rischia un fermo od una coltellata. E dove può scapparci il morto come per due volte in pochi mesi è successo a Catania. 
Quindi quest’amministrazione inetta e pavida anziché cercare di spremere il cittadino con la ganascia di turno, piuttosto che raccontarci una Catania che non esiste dove tutto va bene come in una Ginevra sul mare, in luogo di farsi coadiuvare dalla miriade di solerti servitori ingrassati dalle parcelle delle partecipate che formano la massa plaudente dei baciatori della pantofola del primo cittadino e dei suoi assessori  o presenziare alla mostra del centenario di Giuseppe Fava soffermandosi sulle attività pittoriche e di disegnatore dell’intellettuale palazzolese invece che sulla lotta contro il potere dei clan locali (strano?!) dovrebbe chiedersi le ragioni per cui la commissione parlamentare antimafia ha ritenuto di fare capolino in città circostanza, al di là della formalistica parata istituzionale che ne è seguita, che costituisce un pericoloso sintomo di disagio 
Tra una destra, pertanto, che dopo due anni e mezzo di governo locale  non ha saputo rendere più serene le sere dei catanesi nè è stata in grado – ma in questo ci avremmo scommesso – di provare ad affrontare le ragioni più profonde del degrado ed un’opposizione sonnacchiosa ed inconsistente che tossicchia qua e là qualche modesta rimostranza, al cittadino medio resta solo di salvare la pellaccia in un contesto irto di pericoli e di sopraffazione
Sino al prossimo morto accoltellato, al prossimo furto, alla prossima sparatoria. Ed al prossimo TikTok del nostro sindaco content creator.
Saluti spaesati.


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