Clint Eastwood: i 90 anni di un titano del cinema mondiale


Pubblicato il 31 Maggio 2020

di Gian Maria Tesei

Il grande Clint Eastwood, ossia uno dei più grandi e completi cineasti  del panorama internazionale ha compiuto 90 anni con quella sua faccia unica che ha bucato gli schermi con grande forza e quella sua grande capacità registica , fatta di limpida profondità e potenza rappresentativa, alcune delle doti che lo rendono un re del cinema mondiale, sempre attivo e pronto a nuovi progetti cinematografici.

Personalità dal talento eclettico e sfaccettato che egli ha convogliato in più ambiti creativi, in quanto non è solo un attore e regista riconosciuto e stimato in tutto il mondo, ma anche un produttore di successo, nonché compositore e cantante (con sei singoli all’attivo, il primo nel 1961), rappresenta l’ultimo vessillo di una cinematografia americana in cui il divismo era solo una patina adagiata su una sostanza artistica reale e profonda.

Figlio di un operaio di una fabbrica d’acciaio e di un’impiegata, in una famiglia dalle origini di ceppi nor-europei differenti, l’attore di  “Una calibro 20 per lo specialista” ( pellicola del 1974 in cui battezza Cimino alla sua opera prima) naque a San Francisco, maturando un carattere introverso tra l’infanzia ed un’adolescenza in cui si dedicò anche al basket, con discreto successo, per , praticamente, allontanarsi dai suoi già a 18 anni facendo ogni sorta di mestiere, decidendo di provare a conseguire un diploma di musica, sua passione viscerale che non lo avrebbe mai lasciato. Il suo intento musicalevenne però venne momentaneamente bloccato dalla chiamata alle armi

 In seguito, grazie alle sue qualità d’atleta e con un po’ di fortuna, riuscì ad evitare di partire per la guerra di Corea e pian piano a comprendere di poter provare, anche se ancora non del tutto convinto, ad addentrarsi nel mondo della recitazione.

E così quasi d’incanto, nel 1953, ottenne il suo primo ingaggio per 75 dollari a settimana con la Universal, per poi sposarsi con la prima moglie, Maggie Johnson, con cui rimase fino al 1984 (la seconda coniuge fu Dina Eastwood), per poi finalmente esordire, nel 1955, in “La vendetta del mostro” di Jack Arnold(sequel de “Il mostro della Laguna nera” dell’anno precedente ) interpretando un tecnico di laboratorio. Di lì, una serie di ruoli di secondo piano, prima di infilare il filone western che tanta fortuna gli ha dato soprattutto grazie al connubio artistico con Sergio Leone.

Il grande regista italiano, rimase colpito dal performer statunitense dopo che un dirigente dell’emittente americana CBS, Robert Sparks intuendo le sue qualità in “L’urlo degli Apches”(1958) , aveva deciso di affidargli il ruolo di protagonista nella serie “Gli uomini della prateria”, durante la quale  sarebbe stato contattato per realizzare il primo dei film della trilogia del dollaro, ossia “Per un pugno di Dollari”  del 1964 ( a cui sarebbero seguiti : “Per qualche dollaro in più”, del 1965 ed “ Il buono, il brutto, il cattivo” ,del 1966). Da quel momento in poi sarebbero stati grandi trionfi (compreso il ciclo dell’ispettore “Callaghan” degli anni settanta), nonostante, come affermasse proprio Sergio Leone, spesso il suo essere un “pezzo di marmo” lo potesse fare definire come avente due sole espressioni: con il cappello e senza cappello, con quei suoi occhi di ghiaccio ed il viso duro e poco incline a variazioni complesse, fors’anche per i ruoli interpretati.

Eppure lo stesso Eastwood ha affermato come a credere maggiormente in lui fossero stati proprio i director europei piuttosto che quelli americani, in un percorso artistico attoriale fatto di 71 pellicole, per le quali venne apprezzato maggiormente dalla critica per quei film ( come “Gli spietati,” con la candidatura a miglior attore protagonista agli Oscar del 1993 ed il premio come miglior regista o “Fuga da Alcatraz”) in cui si allontanava dai personaggi che aveva sempre interpretato ( quelli del filone western o l’ispettore, ad esempio) con la sua più recente prova attoriale datata il 2018 con “Il corriere – The Mule”, nel quale è anche regista, professione in cui forse è riuscito ad ottenere un numero maggiore di soddisfazioni.

 Ed infatti con “Brivido della notte”, nel 1971 a quarantuno anni, il grande Clint fa il suo debutto dietro la cinepresa, dimostrando grandi capacità e predisposizione in quella nuova dimensione, dirigendo altri 37 film finora (di cui ne ha interpretati ben 23), ottenendo i suoi primi allori per “Bird” con il golden Globe alla regia nel 1989. Da quel momento comincia una cavalcata fatta di importanti successi come il suddetto Oscar  per “Gli spietati” (prodotto filmico premiato anche come miglior film),conseguendo poi, nel 1995, sempre agli Oscar, il Premio alla memoria Irving G. Thalberg al produttore creativo e dieci anni dopo gli Oscar per miglior film e miglior regia per “Million dollar Baby”, pellicola per la quale otterrà la seconda candidatura come attore protagonista, senza vincere però la statuetta, ed ottenendo dal 2004 al 2015 ,per film quali “Mystic River”, “Lettere da Iwo Jima” ed “American snipers”,altre cinque nomination, tra regia e film.

Ed Eastwood ,la cui ultima prova registica e produttiva risale allo scorso anno con “Richard Jewell”, a novant’anni, continua ad esaminare copioni, perché avverte la stessa voglia di avventurarsi in un set , sentendo ancora quell’ardore giovanile per l’arte filmica che non lo ha mai abbandonato, offrendoci una poetica cinematografica fatta di mancanza di eccessi o di ricerca esuberante del consenso del pubblico, mai imbellettata o artata, ma diretta e tosta, come il suo notissimo sguardo deciso, acuminato, tagliente e sottile.

 


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