Dal seminario di Pro legis. “Registriamo casi di infantofilia, ossia abusi ai danni di neonati al di sotto dei due anni”


Pubblicato il 25 Ottobre 2014

di Fabio Cantarella

“Registriamo anche casi di infantofilia”. A lanciare l’allarme sono due pionieri della lotta alla pedopornografia, ossia il vicequestore Marcello La Bella, a capo del prestigioso Compartimento della Polizia Postale della Sicilia Orientale, e don Fortunato di Noto, parroco e leader dell’Associazione Meter onlus che dal lontano 1989 agisce contro la pedofilia, la pedopornografia e, in generale, a tutela dell’infanzia. L’occasione è stato il convegno “L’infanzia negata” organizzato, nell’aula magna del Centro direzionale della Provincia di Catania di via Nuovaluce, dall’associazione Pro legis di Catania, presieduta dall’avv. Patrizio Salerno che ha aperto i lavori con i saluti iniziali e introducendo il dibattito.

20141024_165314Un evento davvero interessante per gli avvocati di Catania che hanno potuto ascoltare i contributi tecnici di professionisti quotidianamente impegnati nella tutela dell’infanzia.

“Quando parliamo di infantofilia –hanno spiegato Marcello La Bella e don Fortunato di Noto nel corso dei loro rispettivi interventi- ci riferiamo ad abusi sessuali perpetrati ai danni di neonati al di sotto dei due anni”.

Don Fortunato Di Noto ha relazionato documentando le proprie tesi con l’ausilio di numerose diapositive che mostravano bambini vestiti e acconciati da adulti. “La colpa è anche di chi li vorrebbe adulti quando ancora sono solo dei bambini di 4, 5 o 6 anni –ha chiosato don Fortunato- eppure li trovate nelle copertine di giornali importanti truccati e vestiti come se fossero maggiorenni. Anche la società che li promuove come se fossero degli adulti ha delle precise responsabilità. Comunque in Italia abbiamo fatto notevoli passi in avanti, adesso abbiamo una legislazione forte, ricordo come la prima mozione in materia votata alla Camera dei deputati nel 1997, allora era presidente Luciano Violente, porta la firma del sottoscritto. L’Italia adesso ha leggi importanti ma è anche fondamentale il lavoro dei volontari ben formati che possano seguire le vittime per lungo tempo ”.

20141024_162147Il vicequestore Marcello La Bella ha invece fatto il punto sul quadro normativo internazionale, spiegando come spesso le legislazioni di altri paesi possano costituire un concreto ostacolo alle indagini. “Ricordo –ha raccontato Marcello La Bella- per esempio una recente e imponente inchiesta che ci ha portati ad un portale online olandese. In un primo momento l’Olanda non ci consentì di acquisire la piattaforma ritenendo che sul sito in questione non ci fossero contenuti che violavano la legislazione olandese. Ci trovavamo di fronte ad un caso di cultura della pedopornografia, di incitamento al sesso con minori, ma sul sito non vi erano immagini o video. Poi –ha svelato La Bella- pochi mesi dopo il proprietario di quel sito web venne arrestato dalle forze dell’ordine olandesi perché trovato in auto a far sesso con una dodicenne. Da lì scattarono le indagini e potemmo entrare in possesso del materiale che ci interessava per giungere ad incastrare anche numerosi italiani”. Il vicequestore La Bella si è anche soffermato sul problema concreto del web nascosto, quello non agganciato dai principali motori di ricerca. Una banca dati 4, 5 volte più grande del web conosciuto. “Ci sono browser che consentono di accedere a quel web diciamo ‘nascosto’ –ha detto Marcello La Bella- dove a noi viene molto più complicato individuare gli autori di reato. Però debbo dirvi che anche in questo campo abbiamo già concluso con successo una importante operazione consegnando alla giustizia diversi soggetti”.

Altro importante contributo ai lavori è giunto dalla dottoressa Grazia Lombardo, assistente sociale al Comune di Catania e giudice onorario presso il Tribunale per i minori di Catania, che ha affrontato il tema “La storia siamo noi …nessuno si senta escluso”. Anche la dottoressa Margherita Salerno, neuropsichiatra infantile e ricercatore all’Università di Palermo ha affrontato un tema assai sentito e delicato, quello dei bambini reclusi nelle varie carceri d’Italia con le proprie mamme “Vittime invisibili: i figli delle detenute”. La dottoressa Sonia Tinti Barraia, psicologo e psicoterapeuta, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Regione Sicilia, ha riferito delle numerose esperienze professionali a stretto contatto con le vittime degli abusi. “La prospettiva sistemica nel maltrattamento all’infanzia” è stato il tema affrontato dalla dottoressa Sonia Mazzeppi, psicologo e psicoterapeuta dell’Asp di Catania nonché didatta del Centro siciliano terapia di famiglia.

Convegno davvero ricco d’interventi, con il giornalista Antonio Pesce che ha affrontato il tema “Senza più padre”, poi è stata la volta dell’avv. Remigia D’Agata, presidente dell’AIAF Sicilia, e dell’avvocato Francesco Silluzio, vicepresidente dell’associazione pro legis di Catania, che ha illustrato il quadro della normativa vigente su pornografia minorile ed internet”.


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