GIUDIZIARIA ALLA CATANESE, PROCESSO FARMACIA “ATTO I”: TUTTI ASSOLTI, “IL FATTO NON SUSSISTE”. FRA UN MESE IL “SECONDO ATTO”. QUESTO IL DIRITTO: E LA GIUSTIZIA?


Pubblicato il 17 Ottobre 2014

senza parole o quasi…

di iena giudiziaria

I “veleni” dei laboratori di Farmacia? Le morti dei dottorandi, degli studenti? Il dolore delle famiglie? Le responsabilità –almeno morali- di un’alta istituzione di scienza e cultura come l’Università? Macchè! Tutti assolti. “Il fatto non sussiste”.

Finisce così la prima parte dell’inchiesta (quella per l’ipotesi di disastro ambientale colposo) che ha fatto parlare l’Italia. A fine novembre, davanti al Gip Biondi, dovrebbe o potrebbe finire anche il troncone sull’ipotesi di omicidio e lesioni colpose. La Procura ha chiesto l’archiviazione.

E a quel punto, sarebbe come dire: “stop, è tutto finito”?

Veramente potrà finire così?

Intanto, oggi pomeriggio i giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania, con il Presidente Ignazia Barbarino, hanno chiuso il primo grado, con la lettura del dispositivo. Tutti assolti:

Antonino Domina, direttore amministrativo dell’Università di Catania, Lucio Mannino, dirigente dell’ufficio tecnico dell’Università, Marcello Bellia, Francesco Bonina, Fulvio La Pergola, Giovanni Puglisi, Giuseppe Ronsisvalle (Preside della facoltà di scienze farmaceutiche) e Franco Vittorio (direttore del dipartimento).

guarda link di articolo precedente sulla vicenda…

http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=3927

Prima della sentenza, dalle difese, alla luce di quanto emerso in dibattimento, si era paventato la possibilità di un’assoluzione. Altri la pensavano diversamente.

 

“Una sentenza ingiusta, sono senza parole”, ha detto la madre di una ex ricercatrice deceduta.

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“Speravamo che qualcosa potesse cambiare nella nostra società, ma questa sentenza ci fa capire che niente mai cambierà…”. Queste le parole di Maria Lopes, mamma della specializzanda Agata Annino, morta a 30 anni per un tumore.

 Per la madre la sentenza “moralmente è ingiusta: come si fa a separare l’inquinamento dalla morte di questi ragazzi…”.

Da parte delle Difese alcune dichiarazioni. “Si è cominciato a guardare i fatti, le ipotesi accusatorie erano inconsistenti –  ha dichiarato il prof. Giovanni Grasso, difensore di due degli imputati – e noi lo abbiamo dimostrato fin dal primo momento. se non ci fosse stata questa strumentalizzazione mediatica questo processo doveva finire sei anni fa. Naturalmente siamo molti soddisfatti.

Sui decessi di quelle persone, c’è stato un giudice che se n’è occupato ha rigettato la richiesta di incidente probatorio dicendo che non c’è contaminazione, tanto che lo stesso pm che ha svolto le indagini ha chiesto l’archiviazione”.

Dice l’avvocato di parte civile Santi Terranova: “siamo sicuri che la Procura non si accomoderà così, aspettiamo di leggere le motivazioni. io sono fiducioso che le motivazioni metteranno in luce qualcosa che ci consentirà di riaprire quel processo. Stiamo parlando che non sussiste un capo di imputazione, probabilmente qualche altro capo d’imputazione esisterà, forse andava strutturato in una maniera diversa non circoscritto in un periodo di tempo così limitato. Un dispositivo di sentenza  può celare delle argomentazioni molto importanti, io aspetterei le motivazioni dove si parlerà del che in quei laboratori sicuramente si stava male. L’isituzione Università è stata presente nella doppia veste di parte civile e di responsabile civile, hanno vinto entrambi. Mi aspettavo che una delle due parti avrebbe avuto una sconfitta.”

E’ arrivata, poi, la dichiarazione di Luca Cangemi, segretario del circolo “Olga Benario” del PRC

” Cangemi (PRC): per le morti a Farmacia resta l’esigenza di verità e giustizia.

Il processo sul laboratorio dei veleni nella facoltà di Farmacia dell’Università di Catania si conclude senza l’individuazione di alcuna responsabilità per una vicenda gravissima, che ha giustamente sollevato sconcerto e preoccupazione.

Da parte nostra rinnoviamo la solidarietà alle famiglie dei ricercatori morti dopo aver lavorato in quei laboratori e a quanti hanno contratto gravissime patologie e ribadiamo che l’esigenza di verità e giustizia rimane ineludibile.

E’ necessaria da oggi, inoltre, una più forte attenzione sulle condizioni di sicurezza dei laboratori universitari, dove studiano e lavorano migliaia di persone che devono essere tutelate.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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