Grazie all’Arma fermo agli “assalti in villa”. Avevano seminato il terrore nell’area pedemontana


Pubblicato il 29 Settembre 2011

   33Finisce un “incubo” per chi vive nell’area pedemontana dell’Etna: da tempo, era esploso il fenomeno delle “rapine in villa”. Con violenze in serie.
Oggi i carabinieri hanno posto un “fermo”…in tutti i sensi
.

I militari del reparto operativo di Catania hanno, infatti, proceduto al fermo di indiziato di delitto emesso, su richiesta degli stessi investigatori, dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania nei confronti di: Fabrizio Nizza, 36 anni, pregiudicato, sospettato di essere affiliato alla famiglia Santapaola-Ercolano, gruppo di Librino, Salvatore Faro, 41 anni, pregiudicato, anche lui presunto affiliato dei Santapaola-Ercolano, e i pregiudicati Massimo Grasso, 35 anni e Gianluca Lombardo, 24 anni. Incontrando i giornalisti (nella foto), gli investigatori hanno spiegato quanto accaduto.

Il procuratore della Repubblica facente funzioni Michelangelo Patanè, il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro e il sostituto Andrea Bonomo, firmatario del provvedimento, hanno concordato con gli elementi raccolti negli ultimi mesi dal personale dell’Arma. I reati contestati vanno dalla rapina pluriaggravata continuata in concorso al sequestro di persona, dal porto abusivo di arma clandestina alla ricettazione e fanno specifico riferimento alle due rapine, a mano armata, con sequestro di persona, avvenute a Pedara, comune pedemontano, il 1 settembre scorso.

L’ipotesi degli inquirenti è che i fermati possano essere responsabili di altri episodi legati al cosiddetto fenomeno delle “rapine in villa”, sviluppatosi in particolar modo tra l’estate del 2010 e quella del 2011, annoverando, tra tentati e realizzati, circa una trentina di colpi presso abitazioni residenziali isolate dell’intera provincia etnea. Gli investigatori sospettano che fra le rapine consumate ci possa essere anche quella ai danni dei familiari dell’on. Adolfo Urso, nell’acese.

Difficile quantificare dal punto di vista economico, il valore dei beni e dei contanti complessivamente asportati nel corso di tutti gli “assalti”. Sono stati rapinati soldi, gioielli, argenti, telefoni cellulari, capi di abbigliamento di marca, autovetture, armi. Certamente, è possibile stimare, probabilmente per difetto, in oltre un milione di euro l’intero bottino depredato.

L’attenzione sul quartiere Librino, rione popolare alla periferia di Catania, come base del gruppo ha cominciato focalizzarsi il 30 agosto dell’anno scorso quando il reparto investigativo ha rinvenuto, tra via San Teodoro e strada Cardinale, dieci fucili e una pistola semiautomatica che erano stati oggetto di depredazione in due distinte rapine in villa il 3 e il 15 luglio antecedenti.

La tecnica utilizzata dei rapinatori era sempre la stessa:  entravano forzando finestre e porte, e dopo avere radunato i nuclei familiari presi di mira, sotto la minaccia delle armi li chiudevano in una stanza per portare al temine la rapina. In qualche occasione, i rapinatori hanno pure picchiato le vittime.


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