Iacp Catania, uno scandalo al giorno: promosso funzionario imputato di mafia!


Pubblicato il 23 Gennaio 2012

Il direttore generale Santo Schilirò Rubino si dimette dal suo incarico, ma nel contempo promuove il geometra Giuseppe Spampinato, sotto processo per associazione mafiosa.di Iena Marco Benanti

Allo Iacp di Catania i “coupe de theatre” si susseguono senza soluzione di continuità.Sotto l’albero di Natale, era arrivata la lieta novella delle dimissioni del direttore generale Santo Schilirò Rubino e ci ritroviamo, agli albori del nuovo anno, a riparlare di questa interminabile vicenda, sempre più in evoluzione e lungi da una auspicabile risoluzione, almeno in tempi plausibili.Gli ultimi scoppiettanti giorni del 2011 erano stati ricchi di novità che pareva avessero impresso un’accelerazione decisiva alla tormentata vicenda. Dapprima la netta presa di posizione del PD che in una conferenza stampa, presente il segretario provinciale Luca Spataro, il parlamentare nazionale Giuseppe Berretta, la deputata all’Ars Concetta Raia e il responsabile enti locali Giuseppe Cicala, ha finalmente preso definitivamente le distanze dalla discutibile gestione dell’Ente denunciando pubblicamente le nefandezze fin qui compiute e schierandosi a favore delle famiglie danneggiate da questi illeciti comportamenti, mettendo a disposizione legali per assistere gratuitamente chi vorrà costituirsi parte civile nel processo sulla “malagestione” dell’istituto che avrà inizio il 1 marzo prossimo.Successivamente, l’assessore regionale alle infrastrutture, Pietro Carmelo Russo, determinato a ridare una patina di legalità al “verminaio” dello Iacp, ha deciso di denunciare il commissario straordinario, ing. Antonio Leone, alla Procura della Repubblica, reo di aver frapposto lungaggini e dilazioni alla dovuta rimozione, a norma di legge, del direttore generale. Nel contempo, lo stesso assessore ha annunciato l’avvio della procedura di revoca dell’incarico commissariale, decisione adottata dopo che, Leone ha continuato a temporeggiare in merito alla rimozione di Schilirò, malgrado le sollecitazioni pervenutegli. La reprimenda dell’assessore non ha risparmiato nemmeno il collegio di difesa dell’ente, del quale denuncia alla Procura l’incongruità dell’azione difensiva. Insomma, il “colpo di reni” –dopo tanti silenzi- del PD e la sopravvenuta “furia moralizzatrice” dell’assessore un risultato eclatante l’avevano prodotto: le inattese dimissioni dall’incarico di direttore generale, rassegnate dallo Schilirò la sera del 23 dicembre, alla vigilia del santo Natale.Sembrava fatta, una volta tanto pareva che la giustizia si prendesse qualche piccola soddisfazione, vari articoli sul web e sulla carta stampata commentavano soddisfatti la giusta piega che stavano prendendo gli accadimenti, certi di una rapida conclusione della querelle. Ed invece? Cosa veniamo a scoprire? Che lo stesso giorno delle dimissioni, Schilirò emette l’ultima determina del suo mandato, dove, incredibilmente si autonomina dirigente dell’area contabile (incarico precedentemente ricoperto ad interim) incurante e sprezzante del conflitto di interessi in cui viene a trovarsi visto che è imputato per truffa per aver manipolato i registri contabili allo scopo di assicurare un ingiusto profitto al proprio figlio Ettore. Non solo: alla Corte dei Conti da tempo la Procura ha inviato un rapporto che ipotizza un danno erariale di oltre 30 milioni di euro (fonti qualificate parlano di 42 milioni di euro!).A questo punto prudenza richiedeva che il commissario Leone non ratificasse la determina visto la palese incompatibilità dell’assunto a proprio beneficio: macchè, il 30 dicembre, con delibera n.90, questi prende atto di questo obbrobrio giuridico che, visto i risultati, sarebbe stato più consono portarlo all’esame di un commissario….di pubblica sicurezza.E adesso cosa accadrà? Ci aspettiamo la risoluta reazione dell’assessore Russo, al quale non sarà proprio andato giù questa sorta di “schiaffo” in piena regola alle sue precise direttive. In questo quadro fosco ed allarmante ci poniamo delle ulteriori allarmanti domande: se il mandato del direttore generale (come pare quasi certo) è scaduto il 31 ottobre 2011, significa che tutti gli atti da lui firmati fino al 23 dicembre sono nulli o annullabili? E quali nefaste conseguenze si potrebbero innescare in seguito ad eventuali ricorsi che arrecherebbero danni incalcolabili per l’ente e per la collettività? Come se non bastasse lo sconquasso sin qui illustrato, veniamo a conoscenza di un altro caso inquietante che ha come al solito protagonista il dott.Schilirò: nella determina n.194 del 23 dicembre 2011 nomina i vari capi servizio per l’anno 2012.Fra questi figura il nome del geom.Giuseppe Spampinato a cui viene affidato l’importante servizio espropriazioni e gestione del patrimonio. Non ci sarebbe niente di male in tutto ciò se non ci fosse un piccolo particolare: il funzionario in questione risulta imputato (il processo –cosiddetto “Obelisco”, nato da una complessa attività d’indagine e con tempi clamorosamente lunghi- è attualmente in svolgimento) per associazione mafiosa. Per altri capi d’imputazione, come la turbativa d’asta, in concorso con altre persone, fra cui Salvatore Boninelli, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”, è stata dichiarata la prescrizione; stessa sorte per l’ipotesi di reato, in concorso con Salvatore Boninelli, riguardante il subappalto di alcune opere, con l’aggravante di avere commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”.

Insomma, non un’assoluzione per accuse in cui il danneggiato era l’Iacp, l’ente di cui Spampinato è dipendente. I lavori “incriminati”, infatti, si riferivano rispettivamente ad appalti IACP dei programmi 184/CT, costruzione di 144 alloggi in Librino, e 193/CT, lavori di recupero in Caltagirone (quartieri Madonna del Ponte, Madonna della Neve e San Giorgio). Nella richiesta di misura cautelare (tra l’altro, Spampinato e Boninelli sono stati arrestati nel luglio del 2003 e il provvedimento restrittivo, dopo un periodo di “domiciliari”, è caduto nell’ottobre del 2003 e, tra l’altro, l’accusa di mafia in quella fase abortì) a firma dell’allora Procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro e dei sostituti Bertone, Scavone, Cariolo, Santonocito e Testa, si evidenziava il ruolo dello Spampinato in quanto dipendente dello Iacp, (ente appaltante) e quindi “soggetto che ha la possibilità di venire a conoscenza di notizie riservate dell’ente ed, ancora più, è soggetto che può contare sulla esistenza di rapporti personali con gli altri impiegati dello stesso Istituto (disponibili –è sempre scritto nella richiesta della Procura- per esempio a “coprire” le reiterate assenze dello SPAMPINATO dal lavoro). Ed ancora – è scritto sempre nella richiesta- Spampinato ha esteso la sua rete di rapporti e connivenze proponendo ad altri dipendenti dell’IACP di assumere l’incarico di responsabile di un cantiere della ditta CEAS (a lui riconducibile secondo gli investigatori, ndr); “…non dimenticando, infine, di ingraziarsi i vertici dell’ente facendo pervenire tramite la CEAS a SCHILIRO’ Rubino Santo, all’epoca direttore dello IACP ‘un regalo particolare’ da consegnare a casa”.La cosa sbalorditiva è che in questo processo (prossimo udienza il 29 febbraio, davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania, Presidente Rosario Cuteri, a latere Corrao e Trapasso) lo Iacp si è ovviamente costituito parte civile, e allora, com’ è possibile affidare un servizio così delicato all’imputato Spampinato? Sempre tenendo fermo il principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva (e ricordando, per altro verso, che la prescrizione è rinunciabile), è opportuno fare questo? Si nasconde dietro qualcosa? Quali eventuali oscuri interessi intercorrono all’interno dello Iacp? Come può, il commissario straordinario ing.Leone aver ratificato la determina di nomina, visto che, in qualità di legale rappresentante dell’ente non poteva non sapere? In generale, come deve fare un organo di informazione, poniamo questioni e domande di ordine generale e di pubblico interesse a chi amministra l’Iacp: nulla di personale, quindi, con le persone di cui parliamo, ma controllo legittimo su come è gestito un ente pubblico di grande impatto sociale.Eppure, venirne a conoscenza di questa situazione era molto semplice visto che, l’avvocato Tommaso Tamburino, facente parte del collegio di difesa dello Iacp, è stato incaricato di rappresentare l’ente nel processo.Ma non è finita, perché le disavventure giudiziarie di Spampinato non sono nuove: a metà degli anni Novanta fu arrestato nell’ambito di un’operazione antimafia contro il riciclaggio di denaro sporco. La Dia ipotizzava, fra l’altro, che Spampinato fosse il prestanome di esponenti di rango del clan Santapaola. Al centro delle investigazioni c’era anche una società, la “Baia dei Turchi”, che avrebbe dovuto costruire 750 alloggi da destinare ai militari della base Nato di Sigonella realizzando 74 miliardi di lire. Amministratore e socio della “Baia dei Turchi” –secondo le ricostruzioni dell’Accusa- sarebbero stati, lo stesso Spampinato, assieme, tra gli altri, a Salvatore Boninelli (socio per un periodo, fino al 1993), figlio di quel Carmelo, proprietario dell’azienda agricola di contrada Granieri, in territorio di Mazzarrone, dove il 18 maggio del 1993 lo Sco della Polizia arrestò Nitto Santapaola, dopo undici anni di latitanza. Alla fine –lo precisiamo- Spampinato è stato assolto (con un risarcimento per ingiusta detenzione), stessa sorte di Salvatore Boninelli e degli altri imputati.La società “Baia dei Turchi” è stata confiscata. Spampinato è successivamente rientrato a lavorare all’Istituto. E ha fatto carriera. Con tanto di firma, ora, del direttore Santo Schilirò Rubino.La risposta a tutte queste domande sta, probabilmente, nell’attenta lettura della determina dirigenziale n.232 del 23/12/2011 (guarda caso lo stesso giorno delle dimissioni di Schilirò) a firma dell’ing. Silvio Tiano – un funzionario direttivo Iacp, in aspettativa da circa un anno e mezzo e a cui è stata conferita la nomina a termine di Dirigente dell’area tecnica, a discapito dell’espletamento del concorso pubblico bandito nel lontano dicembre 2009 e mai portato a compimento. E perché? Si tratta della programmazione triennale 2012-2014 dei lavori pubblici da realizzare dallo Iacp ed il cui totale ammonta alla stratosferica cifra di € 131.482.967,00. Tra i lavori figurano guarda caso il programma di recupero del centro storico di Caltagirone denominato 193/CT (lo stesso per cui lo Spampinato ha avuto, con altri, la prescrizione per l’ipotesi di reato di turbativa d’asta aggravata dall’aver agito per favore l’associazione mafiosa e riguardante il subappalto di alcune opere, con l’aggravante di avere commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”) e la realizzazione di un campus universitario nel terreno di via S. Sofia, denominato Tavoliere. Un nome che ricorda una clamorosa vicenda giudiziaria alla fine degli anni Novanta che coinvolse anche il l’allora commissario straordinario dello Iacp Valerio Infantino (anche lui uscito con la prescrizione nel procedimento “Obelisco” per turbativa d’asta aggravata dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”, nell’appalto Iacp denominato 184/CT, costruzione di 144 alloggi in Librino). Questo giro colossale di denaro pubblico potrebbe essere una panacea per imprese, per consulenze a studi di ingegneri e per tutto l’indotto che potrebbe innescare un tourbillon clientelare di importanti dimensioni. Si potrebbe così forse spiegare la difesa di Schilirò da parte del commissario Leone? Per questa sorta di “difesa”, comunque, è arrivata una denuncia alla Procura della Repubblica e un avvio di procedimento di revoca dell’incarico da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture Russo.Alla luce di quanto descritto speriamo che gli organi competenti verifichino ancor più analiticamente il discutibile operato dei vertici dello Iacp.


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