IL QUOTIDIANO “LA SICILIA” ALL’ULTIMO ATTO?


Pubblicato il 25 Luglio 2023

Prima Pag La Sicilia 24 luglio 2023

Ad onta del caldo infernale che attanaglia Catania in queste ore con temperature record ed afa africana che imperversa in città, il clima sul palazzo di viale Odorico da Pordenone volge decisamente al brutto con venti di tempesta che non lasciano intravedere nulla di buono per il giornale “La Sicilia” ed i suoi dipendenti.

Uno dei gangli più decisivi del potere etneo, il quotidiano di Mario Ciancio Sanfilippo, che ha fatto il bello ed il cattivo tempo per decenni correrebbe il rischio di essere sul punto di accomiatarsi dai suoi pochi lettori rimasti (anche se l’online ha buoni numeri), almeno nella veste e nell’assetto noto a tutti i catanesi.

Tante le avvisaglie presenti: dal countdown dei giorni di ritardo nella corresponsione degli stipendi ai lavoratori che ha campeggiato in prima pagina, per passare alle copiose decurtazioni delle mensilità imposte a giornalisti, poligrafici e corrispondenti, sino a strane manovre endogene ed esogene che riguarderebbero l’attuale veste del gruppo.

Fatte salve le generiche criticità dell’editoria tutta, cui la proprietà ha fatto riferimento in alcuni comunicati diffusi per descrivere lo stato di difficoltà in corso, parrebbe -ma sarebbero solo boatos-che in famiglia ci sia una “frattura” tra Domenico Ciancio, figlio del patron e direttore del giornale intenzionato a mantenere il controllo del quotidiano cartaceo e le sorelle orientate invece a puntare su business più redditizi.

Che il quotidiano non sia più al passo coi tempi è un segreto di Pulcinella: per anni solo i rapporti con il potere politico, regionale, comunale, con alcune istituzioni pubbliche in un’ottica di mercato protetto all’ombra delle classi dominanti ne hanno garantito una certa redditività a fronte di una qualità declinante che ha ormai raggiunto uno sprofondo parossistico.

Ci sarebbero un paio di scenari che appaiono accreditati da taluni ambienti: uno consisterebbe nella vendita ad un nuovo acquirente cui potrebbe essere consegnata una redazione dimagrita di almeno la metà dei suoi componenti al culmine di licenziamenti od accompagnamenti alla pensione previsti all’orizzonte.

Un’altra possibilità vedrebbe l’approdo del giornale in un conglomerato editoriale di più ampie dimensioni – sulla falsariga di quanto accaduto con il duo “Giornale di Sicilia- Gazzetta del Sud” – con un drastico ridimensionamento degli obiettivi strategici.

Al netto della sincera solidarietà che intendiamo manifestare nei confronti dei dipendenti tutti e dei giornalisti in primis – e che per converso questi ultimi non sempre hanno profuso dinanzi alla mattanza di realtà editoriali cittadine – ci pare intellettualmente onesto rimarcare il drammatico contrappasso di un gruppo che ha fatto della cultura liberale il suo elemento valoriale più propagandato e che dal confronto con il libero mercato sta uscendo a pezzi, sfiancato da una concezione rigidamente proprietaria, da un modello vetero-fondiario vetusto che non ha abbracciato alcuna sensibile innovazione per risultare profittevole nel medio periodo. Non a caso, da tempo ormai sono venuti meno gli investimenti pubblicitari, soprattutto quelli istituzionali. Investimenti che hanno consentito assieme a vendite più consistenti la sopravvivenza del giornale.

Perché negare che i rapporti di Ciancio con tanti pezzi del potere cittadino -secondo la Procura della Repubblica di Catania anche con la mafia, il relativo processo per concorso esterno è in corso, a marzo la stessa Procura ha chiesto 12 anni di reclusione per l’editore- hanno garantito introiti e vantaggi al quotidiano sarebbe come negare il calore di quest’estate catanese.

E per farlo basta affacciarsi alla finestra ed annusare l’aria che tira

Saluti editoriali

Luca Allegra e Marco Benanti.


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