Il voto alla Camera sull’arresto di Cosentino fa emergere lo scontro tra Bossi e Maroni: chi la spunterà?


Pubblicato il 14 Gennaio 2012

di iena politica

Nel silenzio, almeno al momento, de La Padania, organo ufficiale del Carroccio, è proprio uno strano scherzo del destino che debba essere una testata giornalistica siciliana a dire come stanno realmente le cose in casa Lega Nord dopo che il Senatur Umberto Bossi ha comunicato ieri sera al consiglio direttivo della Lega di sospendere tutti gli incontri pubblici di Roberto Maroni. Si tratta di una decisione che segue il duro scontro tra i due a proposito del voto alla Camera sulla richiesta di arresto a carico del parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, accusato dalla Procura di Napoli di rapporti con il potentissimo clan del Casalesi. L’ex ministro Maroni aveva auspicato che l’intero partito leghista votasse a favore dell’arresto mentre Bossi, dopo il solito incontro con Silvio Berlusconi, aveva fatto mezzo passo indietro lasciando libertà di coscienza ai deputati del Carroccio. E così Cosentino ha salvato la poltrona e soprattutto ha evitato il carcere per una manciata di voti. Secondo le nuove disposizioni del Senatur, pertanto le segreterie provinciali dovrebbero cancellare tutti gli impegni pubblici nei quali è prevista la partecipazione del “ribelle” Maroni.

Qual è il vero oggetto del contendere a nostro avviso? E’ palese che l’atteggiamento di Bossi, sempre più influenzato da Berlusconi, abbia fatto perdere di credibilità all’intera Lega Nord. La storia ormai non fa che ripetersi: presa di posizione del Carroccio, convocazione a casa Berlusconi e passo indietro successivo dei leghisti su input di Bossi. E Roberto Maroni è stato bravo a farsi interprete del disagio-malessere avvertito dalla base proprio per il fatto che la Lega è andata via via trandendo i suoi principi ispiratori (condivisibili o meno che essi siano) man mano che il rapporto tra Umberto e Silvio è diventato sempre più intimo.

La Lega piaceva al Nord perché era spontanea e sapeva guardare esclusivamente agli interessi del popolo padano. E’ ancora così? Non pare proprio, le stanze del potere hanno fatto sì che la Lega col tempo divenisse un partito alla stregua di tutti gli altri. Un gruppo integrato nel sistema a tutti gli effetti, mentre in principio il fenomeno era esploso per reazione al sistema. E questo significa sparire politicamente, perché una volta che si entra nel branco sono i lupi a dettare legge. Maroni lo ha compreso da tempo e proprio da ciò prende vita la sua battaglia interna al movimento/partito.

Maroni avrà pure il diritto di portare avanti la sua linea? A quanto pare no, il Senatur, con un atto alla Putin, ha deciso di mettergli il bavaglio: niente più incontri pubblici! E perché aggiungiamo noi? Forse perchè direbbe cose sacrosante al popolo leghista ormai stufo dei tentennamenti e ripensamenti del suo vecchio leader? Per quanto non simpatizziamo per la Lega, ci fa certamente piacere apprendere che contro la mossa del Senatur si sta mobilitando la base leghista e sarebbero già una cinquantina gli inviti rivolti all’ex ministro dell’Interno da segreterie provinciali, da sindaci e da sezioni, affinché ignori il divieto e partecipi agli incontri di partito programmati. E l’ex ministro ha già lanciato la sua sfida facendo sapere che mercoledì sarà all’assemblea di “Libera Padania” a Varese.

“Sono amareggiato e un po’ deluso, ma non smetto di credere e di lavorare per la Lega che ho contribuito a costruire in oltre 25 anni di attività politica”, ha commentato l’ex ministro dell’Interno. “Caro Roberto, chi è causa del suo mal pianga se stesso”, ha invece scritto su Facebook il capogruppo dei deputati, Marco Reguzzoni. Insomma, la resa dei conti è soltanto all’inizio.


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