Chi sta cercando di uccidere le primarie a Palermo ovvero come Lombardo e Cracolumia lanciarono un’Opa sulla città!


Pubblicato il 13 Gennaio 2012

di Iena Rosanero

Come in ogni thriller che si rispetti, la trama deve essere complicata, intrigata, oscura in modo da tenere alta la tensione nel lettore, deve condurlo per mano attraverso le vie impervie tracciate da personaggi ambigui e da continui colpi di scena fino ad arrivare alla soluzione del caso. Oppure lasciare un finale aperto in modo che chi legge possa immaginare l’esito della vicenda a suo piacimento dando libero sfogo alla propria fantasia.

Ma di chi stiamo parlando? O meglio di cosa? Il caso, che ormai da un anno tiene banco sulle pagine dei giornali e dei media in genere a Palermo, non è quello di un vero tentato omicidio perpetrato ai danni di una vittima in carne e ossa, ma bensì il tentativo di annientare uno dei pochi strumenti democratici che hanno cambiato in parte lo scenario politico in molte realtà italiane: le tanto discusse primarie per scegliere il candidato sindaco da contrapporre all’erede, ancora non designato, di Don Diego Cammarata (nella foto) in partenza da Palazzo delle Aquile.

Per la prima volta il capoluogo siciliano è diventato oggetto di una contesa non solo tra destra e sinistra, ma anche preda ambita da quel personaggio indecifrabile che risponde al nome di Raffaele Lombardo. Già, proprio lui. Dopo essere diventato il Vicerè della Regione e avere ribaltato la maggioranza uscita dalle urne e sfornato quattro governi, uno dopo l’altro, a distanza di breve tempo, il buon Raffaele ha deciso di lanciare un’Opa sulla città di Palermo con la complicità di quel Partito Democratico che è diventato il suo servo, pardon alleato, più fedele.

Lombardo e il Giano bifronte CracoLumia, con il Terzo polo, frutto più della fantasia dei cronisti parlamentari che di una realtà politica dai contorni definiti, stanno tentando in tutti modi il colpaccio di scompaginare il fronte di quel centrosinistra palermitano, già bravissimo a farsi male da solo, con la certezza di potere replicare la stessa operazione perversa compiuta a Palazzo dei Normanni. Ma le cose si fanno più complicate del previsto. Come ogni buon narratore sa, per non annoiare il lettore, è meglio in questi casi lasciare in sospeso il capitolo e aprirne un altro.

E allora, andiamo per ordine! Quando e come comincia questa storia? Nel Novembre del 2010, un gruppo di volonterosi con a capo Titti de Simone, ex senatrice di Rifondazione Comunista e l’editore Ottavio Navarra, già parlamentare del PDS, decidono di rimboccarsi le maniche e tentare la Mission Impossible di rimettere insieme i cocci di una sinistra sfilacciata in mille rivoli che non si parlava da anni. Nasce il cartello “Per Palermo è ora”, composto da Movimenti, Associazioni, Partiti e singoli cittadini per ricompattare tutta l’opposizione e indire le primarie del centrosinistra.

L’inizio fa ben sperare, i conflitti sembrano ricomporsi e dopo un dibattito aperto al pubblico, tra mille difficoltà, “Per Palermo è ora” comincia il cammino che dovrebbe condurre ad un accordo tra tutti i soggetti in campo, ad un programma condiviso e alle tanto agognate primarie. Ma si sa ogni testa è tribunale e la strada si rivelerà irta di molti ostacoli.

Nel frattempo però è già sceso in campo, da alcuni mesi, il primo candidato: Davide Faraone, capogruppo del PD in Consiglio comunale e parlamentare all’Ars. Giovane, rampante, ipertecnologico, e infine rottamatore vicino al Sindaco di Firenze Matteo Renzi, con l’idea di far diventare Palermo un’I-Pad, il buon Faraone, figlioccio del deputato Pino Apprendi, comincia la sua corsa anzitempo in apparente contrasto con gli apparati burocratici del suo partito. Insomma una scheggia impazzita all’interno di quel mondo immobile ed elefantiaco che gestisce il potere con Lombardo e che viene visto con molto imbarazzo dai vertici del PD.

Qualche tempo dopo, però si riaffaccia sulla scena politica, qualcuno che si era tenuto ben lontano da Palermo dopo essere stato sconfitto alle elezioni del 2007 da Cammarata e soci, Leoluca Orlando. Per dovere di cronaca è giusto ricordare che quelle elezioni furono vinte dal centrodestra solo grazie ad alcuni accorgimenti di natura non proprio legale. Ma questa è un’altra storia. Orlando però quella sconfitta non la digerisce e torna alla carica, dichiarando che se non uscirà una candidatura forte dalle primarie, si candiderà di nuovo a Sindaco. Orlando fissa una data per sciogliere la riserva, il 21 marzo di quest’anno, primo giorno di Primavera come simbolo della sua esperienza a Palazzo delle Aquile.

Da quel momento comincia il tormentone che arriverà fino ai giorni nostri. Il 2011 è un anno di incontri e scontri all’interno del centrosinistra. “Per Palermo è ora” cerca di mantenere unito il cosiddetto tavolo delle primarie, mentre i due partiti di maggioranza cominciano a litigare ferocemente fino a fare saltare del tutto le trattative. Il pomo della discordia è proprio Lombardo. Il PD vuole imporre a tutti gli altri partiti l’accordo con il Terzo Polo, mentre per I’IDV non se ne discute nemmeno, seguito a ruota da SEL e gli altri cespugli della sinistra.

In mezzo a questa guerra intestina, Lupo, il segretario regionale del PD, lancia la proposta di candidare Rita Borsellino. La parlamentare europea non ha nessuna voglia di essere tirata in mezzo. A questo punto entra in gioco Bersani che cerca di convincerla ad accettare. Rita comincia a pensarci, anche se combattuta e resistente al richiamo delle sirene democratiche. In una notte che, probabilmente, non deve essere stata delle più serene per lei, decide per il sì. Ma a delle condizioni ben precise: che si facciano le primarie e che se dovesse uscire vincente non farà mai l’accordo col Terzo polo.

Bersani è entusiasta, anche Lupo che però fa finta di non capire o forse non capisce veramente. Anche Lombardo plaude a questa scelta convinto da Lupo che alla fine l’accordo tra centrosinistra e terzo polo si farà. D’altronde Rita, secondo loro, è un simbolo sotto il quale ci può stare di tutto e di più, dal Giano bifronte Cracolumia, agli ex amici di Cuffaro rimasti nell’UDC, dagli ex fascisti di FLI a Lombardo, compresa tutta la sinistra. Tutto il Terzo polo magnifica le doti messianiche della Borsellino con salamelecchi e dichiarazioni ruffiane della peggior specie.

Ma Rita che ha il cervello fino e che conosce bene i suoi polli, alla prima conferenza stampa, dichiara che si rivolgerà direttamente ai cittadini e che non ha nessuna intenzione di fare accordi con il Terzo polo. Apriti cielo! Rita per Lombardo è una candidatura perdente. Il Giano bifronte comincia a ricattarla, minacciando di trovare un altro candidato se lei non accetterà gli accordi che il PD ha già fatto. E come se non bastasse tutto questo, anche Orlando e i suoi soldatini cominciano a travisare volontariamente le parole di Rita per portare alle estreme conseguenze la guerra nei confronti del PD.

Insomma il quadro si complica sempre più. Nella speranza che qualcuno trovi il bandolo della matassa, altre candidature si fanno avanti: Ninni Terminelli, consigliere comunale del PD che dice di seguire la linea Bersani, cioè l’accordo tra progressisti e moderati, Nadia Spallitta, capogruppo di “Un’altra storia” che poi ritira la sua candidatura, Antonella Monastra, anche lei consigliere di Rita, che decide di candidarsi e infine il pupillo di Leoluca Orlando, Fabrizio Ferrandelli, oltre naturalmente a Davide Faraone.

Ma la storia, come avrete capito, non finisce qui, perché altri colpi di scena sono in arrivo!


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