La novella di Luigi Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”, nella riduzione teatrale di Pino Pesce, al Castello Ursino per la rassegna “Catania Summer Fest”


Pubblicato il 20 Settembre 2020

di Carlo Majorana Gravina

Inserito nel cartellone estivo del “Catania Summer Fest”, organizzato dall’Assessore alla Cultura del Comune di Catania, Barbara Mirabella, ritorna in scena “L’Uomo dal fiore in bocca”, di Luigi Pirandello, nella corte del Castello Ursino di Catania, con dedica a Pino Caruso e a Rosa Balistreri, nel 30° della scomparsa della folk singer di Licata,

Un adattamento teatrale del testo aggiornato, a cura del regisseur Pino Pesce, con Mario Opinato (l’Uomo dal fiore in bocca), Gabriele Vitale, (l’Avventore), Luisa Morales Ippodrino (Allegoria della Vita) e Valentina Signorelli (Allegoria del Tempo). Musiche di Elisa Russo; voce fuori campo Pino Caruso; omaggio al repertorio della Balistreri di Gloria Santangelo. Videomaker Enza Mastroeni. Presenta la giornalista psicoterapeuta Lella Battiato Majorana.

Video e danza scaturite dalla creatività di Pino Pesce, una “lezione” semiseria su Pirandello e la follia attraverso un gioco che l’attore Mario Opinato nel ruolo dell’uomo dal fiore in bocca,rende bene utilizzando le sue notevoli doti di comunicatore.

Il dramma contiene tutta la poetica di Luigi Pirandello e mantiene l’impianto originario, arricchito da “integrazioni” testuali: invenzioni di scrittura.

Indimenticabile la voce suggestiva e indimenticabile di Pino Caruso, voce fuori campo, che si sposa con il timbro carico di energia e passionalità dell’interprete protagonista Mario Opinato.

La regia di Pino Pesce ha curato i punti chiave e ha saputo cogliere il nuovo volto di Pirandello, chiarisce “non più teatro tradizionale, ma rispettando il testo una nuova lettura con focus sul momento del trapasso, un Pirandello non più nichilista ma avvolto in una dimensione spiritualistica”. Una rilettura dell’atto unico teatrale frizzante e moderna ed evidenzia “aggiungo la speranza alla visione cupa del grande Agrigentino”.

Una scena da segnalare la descrizione delle commesse che avvolgono la stoffa per i clienti, “sbirciate per ore e ore”, o il “dialogo con le sedie” nella sala d’aspetto d’un medico di provincia: “non sai mai chi siano e cosa pensano le persone che occupano quelle piccole e insignificanti sedie”.

La vita è un fluire nel nulla, un correre a perdifiato, una corsa nel vuoto! O forse no!? «E se si desse senso al non senso pirandelliano – si chiede Pesce, in chiusura, immaginando una possibile rinascita, una nuova via d’uscita, dopo il trapasso, che dia consistenza ai ragionamenti paradossali, legati soltanto al mondo sensibile -. E se “l’altro da sé” andasse oltre “l’uno, nessuno e centomila”, della vita sensibile e fosse invece unità, senso e un’altra vita che conduce alla perfezione finale!?».

Il regista vuole sottolineare la poetica del “Di sera, un geranio”, dove viene dipinto lo scetticismo cupo pirandelliano: un attimo di buio in scena, che simboleggia un’intera vita, e il protagonista rivive, rincontra l’avventore nello stesso bar, parla con la speranza “in bocca” come non l’aveva mai fatto prima, come non l’aveva immaginato più, per concludere con una domanda senza certezza, «Non c’è un segreto filo che porta alla Verità Assoluta!? No, cari signori, non è dato saperlo, né a voi, né a me!».

Il regisseur chiarisce “non più teatro tradizionale, ma rispettando il testo, una nuova lettura con focus sul momento del trapasso, un Pirandello non più nichilista ma a volte in una dimensione spiritualistica: ecco il nuovo volto di Pirandello”.

Post spettacolo la giovane cantautrice Giuliana Scandura si esibirà in un repertorio di brani in omaggio a Rosa Balistreri; farà da madrina alla giovane cantautrice la nota attrice catanese Rossana Bonafede.


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