CATANIA – “Apprendiamo, con vero dispiacere, solamente dalla stampa – afferma il Segretario Provinciale Avv. Pietro Lipera – nonostante la nostra presenza in seno al consiglio metropolitano, di esser stati totalmente esclusi dal novero dei delegati che affiancheranno il sindaco della Città Metropolitana, Avv. Enrico Trantino, nella conduzione amministrativa dell’ente. Una sgrammaticata decisone politica, atteso […]
Le “meraviglie” di Catania
Pubblicato il 01 Agosto 2025
di Claudio Melchiorre.
Catania è meravigliosa. Anche la Sicilia e, in definitiva, l’Italia. Sì perché la Sicilia vive in anticipo quel che accadrà in Italia. Catania, quel che accadrà, in Sicilia. Certo, se Palermo non si intestardisce a superarla. Ultimamente, invece, a Palermo qualcosa fanno. E perdono lo scettro di avanguardia.
Qualche anno fa, nasce la stella di Barbara Mirabella. Arriva quasi due decenni dopo Nico Torrisi. Eppure, sembra bruciare le tappe. Gestisce eventi. Lunga carriera nel settore delle fiere. Brava, dinamica, competente. Qualche defaillance nella vita privata che si sublima in una carriera politica improvvisa e fulminante.
Assessore alla cultura del Comune di Catania. Poi, dopo una serie di eventi meravigliosi, sicura candidata alle elezioni regionali. È nel pool dei super operativi anche dell’assessore Manlio Messina, catapultato dalle feste a liste nominative all’assessorato regionale al Turismo. Nel corso della sua gestione nasce il bubbone della partecipazione siciliana al festival di Cannes e l’altro capolavoro di See Sicily. Al confronto, il contributo a pioggia dato ai siciliani per i viaggi aerei, per evidente incapacità di pensare a alternative, è buona amministrazione. Un vortice di esclusive e affidamenti diretti per opere d’ingegno da fare invidia al povero Niels Bohr. Confesso: avrei potuto scrivere Einstein ma mi piaceva l’idea di sconcertare gli interessati, qualora leggessero queste righe. Chi sarà questo Bohr? Grazie della tua esistenza Wikipedia.
Ad ogni modo, la povera Barbara Mirabella si ritrovò ai margini della centrifuga dei sospetti e delle indagini sulle iniziative per ‘eventi’ pagati in buona parte con fondi pubblici. Non fu al centro perché, come noto, al centro la situazione è tranquilla. Solo ai margini si rischia di essere lanciati fuori dal cerchio volante.
Le inchieste che la videro coinvolta si sono sciolte come neve al sole. L’idea che ci sia una magistratura politicizzata evapora. D’altronde, sono anni che si aprono inchieste che poi si chiudono in un nulla di fatto. A volte viene il sospetto che si aprano per mettere il sigillo della liceità delle operazioni che sono state indagate. Eppure, sulle spese per ‘comunicazione’ o ‘spettacoli’ girano milioni, e tanti, senza nessuna indagine seria. Sarebbe interessante capire, per esempio, a quanto ammontano le commissioni di agenzie, se ci sono, delle campagne pubblicitarie appaltate per milioni, a valere su fondi europei, Pnrr, nazionali.
Solo per un’iniziativa del Comune di Catania, Hackathon si parla oggi di oltre due milioni di euro di spese. Si tratta di un convegnone, per capirci.
Un sito internet è costato centomila euro. Giusto, si dirà, per una manifestazione ad alta tecnologia. In quel sito hanno trovato posto le informazioni su cosa voglia dire Hackathon e qualche link, che anni fa si chiamava ipertesto. Ipertesto era più bello. Qull’iper ci faceva sognare gli spazi siderali e Silver Surfer. Invece quel sito sta metaforicamente alla boa. Non muove e non commuove. Doveva servire a costruire relazioni ‘dinamiche’ tra comunità interne. Un sito nemmeno digestivo, in realtà.
Poi le iniziative organizzative affidate alla d.ssa Mirabella. Lei fu giustamente prosciolta da ogni accusa. Merita quindi riconoscimenti. In piena campagna elettorale ritirò la propria candidatura alle elezioni regionali. I suoi manifesti già campeggiavano per le strade da Caltagirone a Catania. Anche per lei un affidamento diretto Hackathon. Stessa somma del sito internet.
L’affidamento è un capolavoro di ordinarietà: con Determina Dirigenziale n. 17/SI/72 del 08 aprile 2025 (CIG B635F6A668), la Direzione Sistemi Informativi e Innovazione Tecnologica del Comune di Catania ha disposto l’affidamento diretto e l’impegno di spesa di € 100.000,00 (oltre IVA al 22% e contributo ANAC, per un totale di € 122.035,00) alla ditta Expo S.R.L. per l’organizzazione dell’evento “GreenMindAI Catania Hackathon per la sostenibilità ambientale”, rientrante nel “PN Metro Plus 2021-2027 – Priorità 1”. Per meriti di ‘comprovata notorietà, solidità e affidabilità’.
In un film o un romanzo questa frase farebbe pensare a un incontro nelle stanze di don Vito Corleone. ‘Chi è stu picciottu?’ (palermitano perché è don Vito Corleone e con la nostra storia non c’entra niente)
‘Don Vito, è una picciotta.’
‘Sì, ma cu è?’
‘Una picciotta bona (nel senso di capace, nda). È nota, solida, affidabile.’
‘A mia chiddi affidabili, mi danno fiducia.’ Tautologico ma chiaro.
L’impressione è che nella nostra Sicilia sia questo il criterio di affidamento: è passata per un’inchiesta e ora è libera di lavorare in pace. Merita un riconoscimento.
Non conosciamo gli altri incaricati per lo stesso evento. La stampa non se ne è occupata e noi non indaghiamo tutto nel mondo. Non conosciamo il curriculum di tutti quelli che ottengono affidamenti diretti da tanti enti pagati da noi. Anni fa, per la mia attività di difesa dei consumatori dissi al responsabile di un acquedotto: guardi che siete completamente fuori legge. Siamo determinati a fare cause, sia individuali che collettive. La risposta: ‘Per carità non lo dica. Saremmo costretti a resistere ad ogni causa, solo per distribuire incarichi a mezza Catania.’ Siamo l’unico posto al mondo dove non puoi difendere i consumatori perché sennò sarebbero costretti a pagare tariffe più alte solo per consentire alla Catania bene di avere incarichi ad affidamento diretto, pure per i servizi legali. Non funziona sulla base del diritto questa città, ma sullo spreco. E la povertà conseguente.
D’altronde, in una città dove l’aeroporto chiude per fuoco, acqua, cenere, malfunzionamento di una gru, con un ingorgo fisso all’ingresso, la chiusura del secondo aeroporto della Sicilia Orientale senza che nessuno fiati, l’affidamento diretto è un titolo di merito, non un problema.
Il sindaco Trantino reagì all’epoca del ‘famoso incendio’ senza responsabilità dell’aeroporto, ma solo di una ciabatta elettrica non a norma, che farebbe pensare all’inesistenza di un piano di sicurezza, ma il pensiero è sbagliato, evidentemente. Ebbe in cambio una campagna promossa da una serie di suoi ‘amici’ personali di oggi sulla munnizza puzzolente e l’inazione amministrativa. Smise di chiedere lumi e le campagne degne della più dura delle opposizioni cessarono. La Catania degli amici che a volte diventano nemici che vogliono fare capire come si devono comportare i boni carusi è questa.
Però spezziamo una lancia. Gli affidamenti diretti sono ammessi fino a centoquarantamila euro. I centoventimila delle due fatture, evento e sito internet indicate in queste righe sono costate ventimila euro meno della soglia. Hanno risparmiato, dai. Resta il problema di capire se sia giusto spendere una tale mole di denaro per attività di dubbia utilità e costo spropositato. Come quell’evento benefico nel lusso del Teatro Massimo di Palermo. È uno dei filoni dell’affaire Galvagno, giovane presidente del Parlamento siciliano in ascesa. E ora forse non più. In ascesa, intendo. Quell’affaire ha anche coinvolto la moglie di un noto imprenditore siciliano che però ha tenuto a precisare che il suo nome non va usato, in riferimento a questa vicenda. Primo caso di ripudio coniugale solo comunicativo. La signora interessata dal ripudio è però vicepresidente di una Fondazione che si chiama Dragotto. Non sappiamo questo nome da cosa venga fuori. Ne prendiamo solo atto.
Resta l’idea di fondo che se siamo una regione a vocazione turistica e abbiamo la metà dei nostri mari inquinati, molto si deve a questo disinteresse dei cittadini agli affidamenti diretti e ai soldi buttati letteralmente al vento che non fanno buttare soldi in comunicazione, ma non in acquedotti, fogne, strade. Questa afasìa popolare, quando accadono le cose importanti, è spesso condita da apatia. A volte il popolo si indigna, anche con violenza. Magari per il povero popolo palestinese che ha accusato trentamila vittime, soggette ad un regime ignobile, quello di Hamas, e ad un contrattacco cruento, quello di Israele dopo la violenza subita il 7 ottobre 2023. Quell’indignazione, colorata di storico razzismo anti ebraico, non si accende però per i popoli ucraino, bielorusso, georgiano, sudanese, curdo, druso, persino cristiano maronita e, con numeri molto alti, per le tragedie tibetane o di intere tribù africane. Inflessibili contro gli ebrei, gli amici dei guerrafondai russi o cinesi diventano indulgenti per gli stermini che questi ultimi sostengono militarmente o finanziariamente. Avete presente le tratte umane che con pudore si chiamano immigrazione clandestina? Sono di marca russa, quasi sempre. Mai una parola, su questo.
I siciliani sono coerenti. Si indignano selettivamente. A volte per il mondo, altre per l’Italia, ancora per l’Europa, ma mai per chi prende i soldi del popolo siciliano e li butta sistematicamente nel cesso del belletto istituzionale.



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