L’OMOLOGAZIONE DELL’INFORMAZIONE SPORTIVA CATANESE IMPERA. UN BREVE VIAGGIO TRA CONVENIENZE ED APPIATTIMENTI


Pubblicato il 01 Luglio 2023

Il calcio -non solo a Catania naturalmente-costituisce un importante veicolo per il conseguimento di ritorni di varia foggia per chi, in senso lato, vi investe: tornaconti di matrice politica, economica, professionale.
Gravitare intorno ad una squadra vincente con un numeroso mercato di sostenitori al seguito, garantisce un riverbero non indifferente per ciascuna delle attività testé descritte: voti alla elezioni, incremento del volume d’affari per le aziende partners, consulenze ed incarichi per la pletora di professionisti che vi ruotano intorno.
Nella nostra città tutto questo si tiene grazie ad un sistema ben architettato di cui l’informazione locale ha tanta parte.
Il modello giornalistico catanese, presumibilmente per il portato del monopolio che da decenni impregna la città condizionando il fluido veicolare delle libere opinioni, assolve di fatto alle funzioni di mero ufficio stampa del Catania FC e delle sue attività.
Muovendosi in maniera complementare, per non dire ancillare, a quanto posto in essere dalla comunicazione ufficiale del sodalizio etneo, guidata dal responsabile del settore Angelo Scaltriti che da buon megafono delle attività della società medesima -da cui è stipendiato- svolge correttamente, direi financo brillantemente, il suo compito.
Il vulnus è costituito dagli altri.

Il giornale “La Sicilia” produce paginate a raffica sugli esponenti societari e sui calciatori di cui ci racconta ogni innocuo particolare: dal gusto di gelato preferito, al colore degli occhi del primogenito, sino al fatidico quesito “cosa ti piace più di Catania?” Tutti temi che sarebbero perfettamente allocabili in una fanzine ufficiale.
Si tratta della consueta narrazione del gruppo Ciancio mirata ad enfatizzare i soli aspetti positivi della realtà calcistica locale ganglio di interessi e terreno di puro consensus con finalità non solo commerciali.

Il resto del corredo informativo si muove sulla falsariga del quotidiano cittadino.
La dinamica redazione di Unica sport – che ha il merito di seguire le vicende etnee sul territorio con puntualità – ha tra i suoi sponsor principali un noto locale di intrattenimento – contestuale partner del Catania: se ne desume che redazione della testata e società peschino nel medesimo contenitore di aziende interessate al brand Catania che giammai gradirebbero critiche serrate all’oggetto del loro investimento.
Lasciamo al giudizio dei lettori se e quanto ciò possa influire in termini di terzietà e pensiero critico.
Di Pianeta Catania abbiamo scritto innumerevoli volte: i redattori, ospiti della piscina comunale da verificare se previo pagamento di un qualche corrispettivo – non è a noi noto – copre il Catania sul versante istituzionale fungendo da ponte con l’amministrazione ed abbeverandosi al medesimo fronte politico per il quale il Catania si è speso con massimo impegno nelle recenti elezioni amministrative sostenendo con i suoi rappresentanti apicali l’attuale neo sindaco Trantino di Fdi. Partito in quota al quale Paolo Di Caro in stretti rapporti con il direttore della testata Max Licari, risulta essere dirigente comunale.
Catanista non ci risulta abbia filiazioni sponsoristiche dirette con il sodalizio etneo ma non funge da controcanto alla narrazione dominante. Ci si limita ad un festival di vorrei ma non posso avvalendosi, quali ospiti, per un verso di un carnet di personaggi a metà tra l’informazione, l’intrattenimento e lo spettacolo e per un altro a soggetti ascrivibili ad un milieu di professionisti che parrebbero ambire od hanno ambito in passato – cosi ci è stato riferito – a ricevere qualche incarico dalla società.
Un po’ poco per ergersi a baluardo del libero giornalismo.
Gli altri operatori dell’informazione radiofonica, City Zone o Hashtag Sicilia, incidono molto poco nel dibattito: le redazioni composte da giovani giornalisti non detengono lo standing per gestire argomenti un po’ più complessi della mera riflessione sul terzino o l’interno di centrocampo di turno e la loro attitudine alla fase di non possesso.
E non sembrano interessate a dotarsene.
Cataniamente, condotto da Luigi D’Angelo, è emanazione diretta del gruppo Russo Morosoli, di cui il D’Angelo è dipendente, sino all’anno scorso sponsor diretto del Catania e quindi di fatto rappresentante una sorta di programmazione ufficiale.
Un prodotto che sostituisce in buona sostanza quanto confezionato in passato dallo stesso Scaltriti autore, ai tempi della precedente proprietà, di una trasmissione sportiva radiofonica amplificatrice delle necessità comunicative della società stessa.

Il problema non è certo quello che i suddetti programmi sportivi guadagnino procacciandosi lettori od ascoltatori.
Quello è in re ipsa compito primario di ogni intrapresa.
La questione da porre è: il fruitore un po’ più avveduto può sperare di ricevere un’informazione equidistante su tutto ciò che afferisce alle vicende della squadra della città ? E può pensare che il potpourri di programmazione di cui parlasi può costituire un faro obiettivo e disinteressato sul Catania ?
Se le cose in campionato dovessero andare male il panorama informativo locale potrà mettere alle strette proprietà e dirigenza ?
L’impressione è che in caso di un torneo faticoso e non diretto alla conquista della prima piazza , come gli eventi sembrano prospettare, i pompieri e gli addetti all’annacquamento delle critiche saranno in tanti.
E non tutti perché ogni 27 del mese percettori di un bonifico dalla proprietà come l’addetto stampa etneo.
Ma perché uniformatisi oltre ogni ragionevole limite
Catania è troppo grande per essere così appiattita.
Riflettiamoci

Saluti liberi ed indipendenti

Luca Allegra.


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