Pd: riflessioni su un disastro


Pubblicato il 05 Gennaio 2023

L’esito elettorale del 25 settembre 2022 ha evidenziato la crisi strisciante del PD, che da attenta osservazione non ha avuto origine di recente. Per una disamina realistica, bisogna andare in là negli anni passati, attenzionando la successione delle varie fasi di trasformazione vissute da questo soggetto politico.

Il tutto nasce con la positiva intuizione,dettata dalla necessità storica del  momento,realizzata da Achille Occhetto con il traghettamento del PCI in PDS: questo è stato un importante passaggio di quella evoluzione politica, ma non fu completa nè coraggiosa, neanche nella scelta del nome, che avrebbe dovuto connotare una chiara appartenenza alla famiglia della socialdemocrazia europea. Se ciò fosse avvenuto, avrebbe probabilmente reso più difficoltoso  “quell’accrocchio mal riuscito”(così definito a ragion veduta da D’Alema), successivamente realizzato da Veltroni in una” visione -allucinazione” simil USA che ha portato alla nascita del PD quale contenitore delle due culture prevalenti del compromesso storico. Ma come in botanica, non si possono innestare generi completamente diversi e ciò vale anche nel caso di tradizioni politiche sia pure nobili ma molto diverse.

Da quel momento, esemplificando il PD ha continuato a galleggiare e governare ad ogni costo, sia pure nell’interesse del paese, perdendo via via quella connotazione politica di sinistra (abolizione art.18, e varie) e dunque della difesa degli interessi  dei lavoratori da sempre rappresentati. Nel dibattito precongressuale di questi giorni, dopo circa trent’anni, i big  delle varie aree, si sono accorti finalmente, che uno dei principali problemi del partito è quello identitario, meglio tardi che mai!

Auspicando quindi che il prossimo congresso possa dare una chiara identità socialdemocratica-anche col nome (PSD), per tornare ad essere riferimento politico del

mondo del lavoro con anche la adozione del seguente assunto: “Siamo social democratici perchè il socialismo non vale niente senza democrazia e perchè una democrazia non sociale non è democrazia”.

Contestualmente ci auguriamo il superamento della attuale sindrome di Stoccolma nei confronti dei 5stelle.Riusciranno in  questo difficile compito?Non rimane che attendere.

Sapendo comunque che non è più tempo di temporeggiamenti e di soluzioni indistinte(costi quel che costi), perchè diversamente come ha preconizzato il filosofo CacciariCacciari, l’obiettivo sarà il 2%.

Concludendo il prossimo congresso sarà utile al partito se riuscirà a dare una collocazione visibile e chiara, in quanto trattasi di un patrimonio politico che non può essere dissipato, necessario al funzionamento equilibrato della democrazia, specie in questa fase politica che la nazione attraversa.

Nino Scrima.


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