Benzina: sconto di 25 cent per un mese…”Ecceziunale veramente”


Pubblicato il 20 Marzo 2022

DI GIUSEPPE BONACCORSI

Verrebbe da dire <Ecceziunale veramente> per fare proprie le parole di Diego Abbatantuono. La montagna ha partorito un topolino. Al termine di una settimana di indiscrezioni il consiglio dei ministri è riuscito a produrre un “grande sforzo” a favore degli italiani consentendo la diminuzione dei carburanti alla pompa di 20-25 cent su un prezzo che ha sfondato i 2 euro al litro,  grazie a una parte del taglio delle accise, ma soltanto per un mese,  sino al trentesimo giorno successivo alla pubblicazione del decreto, quindi orientativamente sino a fine aprile. La motivazione per un solo mese di taglio   è che innanzitutto: primo si spera in un cessate il fuoco duraturo  in Ucraina che consentirebbe ai mercati di smorzare le fibrillazioni anche speculative del costo al barile;  secondo perché il governo non vuole andare oltre se prima non si capisce come va l’andamento dei prezzi mondiali futuri. Forse la verità vera è invece un’altra e la aveva già anticipata in una intervista una settimana fa il professore di Economia Politica dell’Università catanese, Maurizio Caserta. Cioé che proprio gli introiti per le casse dello Stato dalle accise sui carburanti  sono un gettito sicuro, ancor più sicuro per i tecnici delle Finanze del gettito dell’Irpef. Difficile quindi che il taglio delle accise possa essere prorogato nel tempo o addirittura cancellato.

E così si dà uno zuccherino di un mese agli automobilisti e poi alla chetichella si ripristina dal primo maggio – festa dei Lavoratori – anche la tassa sulla guerra in Etiopia, del 1935-36, balzello allora imposto per decreto regio  di epoca fascista  dal governo di Benito Mussolini. Tassa mai più cancellata neanche dai numerosissimi governi democratici che si sono succeduti in oltre 80 anni di democrazia da quella data. Ma tra le accise c’è anche quella per la guerra d Suez al quale l’Italia non ha neanche partecipato.

Ci sono altri punti del decreto da attenzionare tenendo bene a mente che, comunque,non si ci poteva attendere di più  da un governo, che seppure presieduto da un esperto di Finanza come Mario Draghi,  si ritrova a fare ordine dopo decenni di amministrazioni inutili anche sul piano dello sviluppo energetico lasciato in disparte anche per scelte ideologiche che hanno frenato persino lo sviluppo delle fonti alternative con comitati no Tav, no Tap, no solare, no eolico e in ultimo no nucleare moderno. E così, per non fare altrimenti, sul piano delle bollette del gas, che stanno dissanguando moltissime famiglie, il governo non ha disposto un taglio, ma addirittura la rateizzazione delle bollette, ma solo  quelle di maggio giugno con la possibilità per le aziende di distribuzione di prevedere rateizzazioni per imprese e cittadini sino a 24 mesi. Ma la rateizzazione riguarderà la bolletta di maggio-giugno, quindi quella meno esosa perché i mesi di riferimento sono quelli tradizionalmente più miti, quando soprattutto le famiglie cominciano a staccare i termosifoni e a spendere meno. Anche lo strumento della rateizzazione è da prendere con le pinze e se per le aziende può avere un senso, per le famiglie appare alla stregua di quando si va a comprare un elettrodomestico, un frigorifero, con il rischio che poi queste rate si accavallino già con quelle per l’auto, il mutuo ed altre spese.

Terzo punto importante compreso nel decreto riguarda la possibilità di concedere per gli impiegati un bonus di 200 euro di sconto carburanti. Solo che con queste somme alla pompa il bonus verrebbe azzerato nel volgere di un mese e poi sarà bene attendere chi dovrebbe dare questo bonus. Si dice che le aziende lo dovrebbero anticipate. Vedremo…. Insomma lo Stato ha fatto quello che poteva, ma è l’assenza di una politica energetica che c ha portato in questo vicolo cieco. Nel decreto non si sa se ci sia una sola parola  sull’incremento delle  fonti energetiche alternative, su ossibili nuove estrazione di gas nostrano e su altre fonti da sviluppare. Ad esempio cosa si pensa di fare delle  piattaforme di estrazione nel mare Adriatico inattive da anni? Qualche giorno fa il ministro Patuanelli ha detto in Tv che se magari si riattivassero tutte insieme, la dotazione estrattiva del nostro gas ci permetterebbe di essere indipendenti per solo un anno. Patuanelli, però, dimentica di dire che magari in quell’anno si potrebbero intanto  sviluppare le altre fonti energetiche come il solare e l’eolico che, non sono certo un toccasana, ma  sono rimaste al palo per una resistenza anche di enti locali oltre che per ideologia di una parte politica. Ma dimentica anche di dire che bisognerebbe puntare sui rigassificatori. Il presidente degli industriali di Siracusa, dove esiste a pià grande raffineria del sud, Diego Bivona, alcuni giorni fa ha detto chiaramente che due erano previsti in Sicilia, ma poi la politica non li ha portati avanti.

Il ministro Cingolani ha invece aggiunto, dopo aver detto pochi giorni fa che sulle fonti energetiche esiste una speculazione, che semmai si decidesse di fare altre ricerche di giacimenti di gas sul nostro territorio occorrerebbero anni prima di ottenere risultati. E allora delle due una: più di un ministro si è sbilanciato in questi ultimi giorni dicendo che presto saremo fuori dalla dipendenza Russa: c’è un margine di verità in queste dichiarazioni, oppure siamo su scherzi a parte?


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