Catania, “lavoro fantasma”: denari sulla pelle dei migranti. Operazione della Digos, coordinata dalla Procura


Pubblicato il 30 Marzo 2012

Operazione della Digos di Catania: sgominata un’associazione dedita a sfruttare il dramma dei “clandestini”Di Iena extracomunitaria

Fare soldi sui deboli: quasi un “gioco da ragazzi” in una delle “capitali” della disoccupazione e della sottoccupazione, come Catania. Il dato viene fuori dall’operazione, illustrata stamane ai giornalisti dagli inquirenti (nella foto), alla presenza del questore Antonino Cufalo: la Digos, a conclusione di una laboriosa indagine, realizzata anche con intercettazioni telefoniche e coordinata dai sostituti procuratori Vincenzo Serpotta, Rocco Liguori e Alessia Minicò, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania, Marina Rizza, nei confronti di due cittadini italiani ed un senegalese ritenuti responsabili di un’associazione avente lo scopo di commettere più delitti di favoreggiamento della permanenza di immigrati clandestini nel territorio dello Stato e di inoltrare false pratiche di emersione dal lavoro nero, ai sensi dalla l. 102/2009 (cosiddetta sanatoria), per regolarizzare la loro presenza in Italia.

Si tratta di Giuseppe Santangelo, 64 anni, ragioniere, Mboup Ibrahima, 55 anni, entrambi con precedenti specifici e Franco Girolamo, 37 anni, detenuto per altra causa presso la casa di reclusione di Noto, al quale è stata notificata la misura cautelare degli arresti domiciliari. Altra misura per i medesimi reati è stata emessa nei confronti di un soggetto allo stato irreperibile. Nell’ambito della stessa attività sono stati inoltre indagati 184 cittadini italiani e stranieri, 39 dei quali sono già stati rinviati a giudizio per aver attestato falsamente di occupare alle proprie dipendenze cittadini extracomunitari.

L’indagine nasce da un’attività autonoma svolta dalla Digos a partire dal gennaio 2010 a seguito di alcune irregolarità rilevate nell’inoltro di alcune pratiche di emersione dal lavoro nero, successivamente corroborata dalle denunzie proposte da alcuni stranieri i quali hanno concordemente dichiarato di aver corrisposto agli organizzatori somme variabili tra i 2500 ed i 4500 euro, affinchè questi si adoperassero per fargli ottenere il titolo di soggiorno. Infatti, trascorsi alcuni mesi e non ricevendo alcuna notizia circa l’avvio delle procedure per il rilascio del permesso, vedendo sfumare il sogno di una regolare permanenza in Italia, alcuni stranieri, nella consapevolezza della natura fittizia del loro rapporto di lavoro, in quanto del tutto inesistente, hanno assunto il ruolo di denuncianti. Da li ha preso avvio una complessa attività di verifica e riscontro di centinaia di pratiche, protrattasi dall’aprile 2010 al maggio 2011, supportata da mezzi tecnici e perquisizioni domiciliari, nel corso della quale sono stati acquisiti importanti elementi probatori.

L’organizzazione –secondo la ricostruzione dell’indagine- era capeggiata dal senegalese Mboup Ibrahima, detto “Valentino”, il quale, essendo in contatto con numerosi stranieri, si sarebbe occupato di reperire i “clienti”, cittadini extracomunitari irregolarmente presenti nel territorio italiano, ai quali “vendere” il pacchetto completo di datore di lavoro. Secondo le investigazioni, in particolare, gli stranieri consegnavano la somma di denaro in cambio della quale Mboup, collaborato da Franco Girolamo e dal soggetto attualmente irreperibile, si impegnava a procacciare i nominativi e copie di documenti di falsi datori di lavoro. Questi venivano individuati tra persone di loro conoscenza, in genere con scarse disponibilità economiche, le quali, in taluni casi, hanno ricevuto denaro in cambio della disponibilità all’uso delle loro generalità. In altri casi, erano assolutamente ignari in altri ancora financo deceduti.

Infatti, è emerso che l’organizzazione si è avvalsa anche della collaborazione di altri soggetti, anch’essi indagati, allo scopo di utilizzare le generalità di cittadini rivelatisi appunto inconsapevoli dell’assunzione solo apparentemente a loro riconducibile, attraverso copie di documenti che erano capitate per diverse ragioni nella disponibilità degli arrestati. La legge di emersione, però, prevedeva che il datore di lavoro avesse un reddito adeguato a giustificare l’impiego di colf: a questo punto –secondo le indagini- interveniva il ragioniere Giuseppe Santangelo. Questi infatti, grazie alle sue specifiche competenze professionali, si occupava di creare false buste paga e Cud che consentissero ai “datori di lavoro” di apparire in grado di assumere collaboratori domestici.

Individuato il “datore di lavoro”, nella quasi totalità dei casi sconosciuto al presunto lavoratore, le pratiche venivano inoltrate tramite l’internet point di Mboup e la ricevuta veniva consegnata allo straniero il quale poteva così permanere in Italia in attesa del perfezionamento del contratto di lavoro che ovviamente non sarebbe stato mai concluso a causa dell’inesistenza del rapporto di lavoro. Si ritiene che l’organizzazione abbia favorito la permanenza di centinaia di stranieri privi dei requisiti previsti dalla legge e che abbia fruttato agli organizzatori guadagni per centinaia di migliaia di euro. “L’attività d’indagine –ha dichiarato il questore Cufalo- ha fatto emergere un malaffare odioso perchè grava su soggetti in uno stato di particolare bisogno”.


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