Cronache comunali catanesi, vicenda Commissione Regionale Antimafia- consiglio comunale: interviene la consigliera Erika Marco


Pubblicato il 19 Gennaio 2016

ecco la nota stampa:

“LA CONSIGLIERA ERIKA MARCO INTERVIENE SULLA VICENDA CHE STA INTERESSANDO IL CONSIGLIO COMUNALE DI CATANIA

“Dopo aver appreso, solo ed esclusivamente a mezzo dei canali di stampa, telematici e cartacei, che il mio nome è stato, a mio giudizio, indebitamente inserito fra i consiglieri comunali di Catania sospettati di intrattenere “relazioni pericolose” con personaggi contigui al malaffare e da tali relazioni di conseguenza ricavarne un vantaggio in termini di consenso elettorale, mi è d’obbligo esternare alcune considerazioni e puntualizzare alcuni fatti sulla vicenda in generale e sulla mia posizione in particolare”.

A dichiararlo è la consigliera comunale Erika Marco che ripercorre tutte  le tappe più importanti di questa vicenda.

“Innanzitutto – dice la Marco – ritengo quanto meno poco commendevole che un organismo istituzionale quale la Commissione Regionale Antimafia abbia fatto trapelare a mezzo stampa tali considerazioni, prima ancora che le stesse giungessero alle Autorità preposte a riceverle e senza peritarsi di audire i soggetti su cui era posta l’attenzione, così non consentendogli, nella sede più opportuna, di chiarire l’infondatezza delle stesse. In ogni caso non è la vicenda in se che mi turba, la cui palese infondatezza verrà presto alla luce facendola svanire come neve al sole, bensì le modalità con le quali la stessa è stata posta agli occhi della pubblica opinione che mi amareggia. Infatti – aggiunge la Marco – sono stata esposta al linciaggio mediatico e al potenziale pubblico ludibrio, in assenza di qualsivoglia  fondamento. Solo per rispetto dei cittadini tutti, e in particolare di coloro che mi hanno espresso il loro personale consenso elettorale fidandosi della mia onestà e rettezza  morale, ritengo che sia necessario precisare che l’unico peccato di cui mi si accusa è di essere in rapporti di amicizia con il Sig. Rosario Pantellaro. Trattasi, tengo a rimarcarlo, di un integerrimo lavoratore, sul quale non sussiste macchia alcuna. A riprova di ciò la stessa inchiesta che lo ha riguardato (e della quale riferisce di essere del tutto ignaro), come la stessa Commissione  Antimafia nel suo rapporto puntualizza, si è conclusa in un nulla di fatto: “le indagini non consentono alcun sostegno all’ipotesi accusatoria”.

Il medesimo ha solo la sventura di avere un fratello che ha scelto di intraprendere una vita sbagliata, della quale peraltro si è ravveduto e pentito, prova ne sia che adesso è collaboratore di giustizia dall’anno 2002.

Attesa la censura che mi è stata mossa, appare incomprensibile, nell’ipotesi che la mia conoscenza con il Sig. Rosario Pantellaro fosse l’unico bagaglio elettorale che mi ha consentito il largo consenso ottenuto, come un collaboratore di giustizia possa influenzare un corpo elettorale controllato dalla mafia. Che poi renda inadatto e sospetto il fatto che la moglie di Rosario Pantellaro, lavorasse in un patronato CAF, i cui locali sono stati da me utilizzati per la mia attività politica, evidenzia un risibile fumus persecutionis. E’ facile, pertanto valutare come la  vacuità della censura mossami ha bisogno di artificiosi congetture e sofismi per trovare un fantomatico elemento probatorio a mio carico. Da ultimo, tengo a precisare, la parte che mi ha più addolorata sul piano personale in questa vicenda, vale a dire il gratuito coinvolgimento della figura di mio padre sul quale sono state riportati fatti imprecisi. La vicenda giudiziale che lo ha visto sfortunatamente coinvolto – sottolinea Erika Marco – si è alla fine per lui risolta positivamente in un regolare processo, e già in primo grado, l’aggravante dell’art. 7 del D.L. 152/91 era stata esclusa da parte del Tribunale decidente. Per  rispetto di coloro che mi hanno largamente consentito di essere eletta in Consiglio Comunale e a tutela della loro onorabilità, voglio e devo precisare che i miei voti non sono frutto di un serbatoio elettorale concentrato in una ristretta area urbana, ma espressione di un consenso diffuso su tutto il territorio cittadino e proveniente da tutti i ceti sociali, che sia pure immodestamente ritengo abbiano voluto esprimere la loro fiducia nella mia persona, riconoscendo in essa onestà morale ed impegno civico.

Nel considerare la possibilità di valutare la scelta di rivolgermi personalmente all’Autorità Giudiziaria, presentando un esposto – querela, allo scopo di perseguire coloro che abusando del loro ruolo, attraverso la divulgazione non autorizzata e pubblicazione degli atti della Commissione Antimafia, hanno con falsità offeso il mio nome e quello della mia famiglia, attraverso censure meschine e inconsistenti, chiedo all’Autorità Inquirente, alla quale sono lieta che siano stati trasmessi gli atti della Commissione Antimafia, di fare definitiva chiarezza sulla vicenda, in modo da consentirmi di riprendere a svolgere con serenità la mia quotidiana attività di servitrice della comunità cittadina, ma anche il mio personale ruolo di moglie e madre di famiglia”, conclude Erika Marco.”

 

 


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