Giustizia alla catanese, processo appello “Ospedale Garibaldi”: una marea di prescrizioni. Prescritto anche il reato del sen. Firrarello


Pubblicato il 10 Ottobre 2012

Alla fine condannati solo in tre: l’imprenditore Giulio Romagnoli (non fa più l’imprenditore), il rappresentante della Cgp di Romagnoli Mario Seminara (si è dovuto ricostruire una vita fuori da Catania), l’avv. Giuseppe Cicero (ha rinunciato alla prescrizione prima della sentenza di primo grado e per questo è stato condannato. Un esempio nell’Italietta dei furbi e dei quaquaraquà). Trasmesso alla Procura della Repubblica il verbale con le spontanee dichiarazioni di Cicero, quello in cui si parla di Mario Ciancio e di quella riunione, di domenica, due giorni prima dell’aggiudicazione dell’appalto…

di iena giudiziaria Marco Benanti

Alla fine…vince la prescrizione. E la giustizia alla catanese. Insomma, i potenti la fanno franca. Nel solco della storia della “città coperta” e dei suoi abitanti (i cittadini attendono ancora ospitalità altrove).

Il processo d’appello per lo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi” e la residenza per studenti “Il Tavoliere” finisce in linea con quanto accaduto in questi anni. Anni e anni di un processo definito “una indegna farsa” da un avvocato. Ma non solo: anni in cui è accaduto di tutto, con lentezze, rinvii per difetto di notifica (un anno, il primo, perso per l’appello), lacune investigative, telefonate che scompaiono, bobine che si smagnetizzano, richieste di spostare in altra sede il processo, forzature procedurali. Un “baillamme”, di fatto, di un processo nato “morto” (perchè nato troppo lontano dai fatti oggetto di valutazione), venuto fuori da un’inchiesta che dovrebbe essere approfondita, che ha prestato il fianco a critiche legittime, che lasciano intravedere -chiaramente- scenari inquietanti.

Mentre la città guardava e guarda ancora. Oggi, al momento della lettura del dispositivo -dopo oltre cinque ore di attesa di cronisti e avvocati- da parte del Presidente del collegio giudicante, Ignazio Santangelo (che aveva annunciato stamane agli avvocati, con estrema gentilezza e stile inconfondibile, che la sentenza sarebbe arrivata in giornata, nell’arco di tempo compreso “da una a dieci ore”), della prima sezione penale della Corte d’Appello (a latere Giuttari e Muscarella, Pg Michelangelo Patanè) erano in aula circa dieci persone, fra avvocati, parenti di imputati, imputati e qualche giornalista. La città “impegnata”, quella che “emette sentenze” sulla moralità altrui, era altrove.

Film già visto. Catania, nei momenti che contano, mostra sempre il suo vero volto: indifferente, strafottente e terribilmente pragmatico. A chi interessa davvero la storia di appalti miliardari, di intrecci mafia-imprenditoria-politica-massoneria? A chi interessa sopratutto il bene pubblico e -udite udite- la verità o almeno la sua ricerca? E, infatti, come vedete dalle foto di oggi pomeriggio, questo è stato lo “spettacolo” in aula. E in tutto il Palazzo di giustizia.Il solito squallore, insomma, il vuoto morale di una città di teatranti e “pagnottisti”.

Alla fine, prescrizione per tutti o quasi. Prescritto il senatore-sindaco Pino Firrrello (Pdl), che, in primo grado, aveva avuto una condanna, a due anni e sei mesi, per turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato o favorito la mafia. Oggi, sostiene Nello Musumeci alle regionali, con tutto il suo gruppo di Potere.

E le condanne? Rimodulata la pena per l’imprenditore Giulio Romagnoli e il rappresentante dell’azienda di Romagnoli, Mario Seminara: per entrambi tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Confermata la sentenza di primo grado (un anno e mezzo) per l’avv. Giuseppe Cicero, condannato perchè ritenuto colpevole di avere turbato un’asta vinta non dall’impresa che lui avrebbe cercato di favorire. Non solo: condannato, malgrado si fosse sempre rifiutato di firmare la declaratoria di “anomalia” della “Fratelli Costanzo”, che avrebbe aperto la via alla “Cgp” di Romagnoli. Malgrado pressioni di ogni tipo.

Poi, per gli altri imputati (Franco Mazzone, Fabio Marco, Gaetana Piccolo, Angelo Tirendi, Valerio Infantino, Vincenzo Randazzo, Roberto Mangione), prescrizione. Così legge il presidente Santangelo.

Quanto riferito in aula dall’avv. Cicero clicca quihttp://www.ienesiciliane.it/cronaca/6967-processo-appello-%E2%80%9Cgaribaldi%E2%80%9D-nell%E2%80%99indifferenza-di-una-citta-l%E2%80%99avv-cicero-ricorda-cosa-accadde-nello-studio-di-mario-ciancio%E2%80%A6.htmlsarà oggetto di valutazione della Procura della Repubblica: la Corte d’Appello ha disposto la trasmissione degli atti. E sono parole che ci auguriamo -ma ne dubitiamo fortemente- servano finalmente a fare chiarezza su quanto accaduto.Fra novanta giorni saranno rese note le motivazioni della sentenza. E leggeremo, con attenzione, questa ennesima “pagina d’autore” della giustizia catanese. Anche perchè sono ancora in ballo i risarcimenti per le aziende, la “Fratelli Costanzo”, la “Garibaldi” e l’Iacp. E, ingiustizia finale, la parte civile Messineo, gli eredi dell’avv. Franco Messineo, figura simbolo della lotta per la legalità dentro l’Iacp di Catania, condannata alla rifusione delle spese processuali. Buona giustizia a tutti!


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