Intervista di Marco Benanti. Faccia a faccia con un It manager, autore di un libro che tratta di un tema di forte impatto sociale e letterario.
La propaganda del Ponte sullo Stretto o un piano alternativo per il lavoro?
Pubblicato il 05 Settembre 2020
Cosa significa tutta questa agitazione, è presto detto: l’opera è funzionale alla mirabolante promessa dell’Alta Velocità da Salerno in giù fino a Trapani ed Agrigento (Come dire, non avete il pane vi daremo caviale). Rimanendo seri, invece, servirebbe da subito garantire gli spostamenti e la mobilità con l’ammodernamento e il completamento del raddoppio ferroviario dell’intero versante ionico e dei collegamenti da Messina a Trapani fino ad Agrigento, e da Catania a Palermo.
Dopo la sbornia sui Benetton e su Autostrade per l’Italia, il blocco delle imprese delle grandi opere è in movimento affinchè una grossa fetta dei Recovery Fund arrivi nelle loro tasche. Occorre sapere che, se questo disegno avrà successo, non solo non si creerà significativa e duratura occupazione, a fronte di altissimi investimenti di capitale, ma non avremo alcuna svolta per la condizione sociale, ambientale ed economica drammaticamente deficitaria del Mezzogiorno.
Invece di inseguire fantasmi, per opere pubbliche non supportate da dati scientificamente certi e da esiti incontestabilmente utili e sicuri, occorre immaginare un diverso approccio, tale da promuovere occasioni multiple di lavoro qualificato e qualificante, partendo dai bisogni e dai deficit riscontrati nei territori e nei diversi segmenti delle attività produttive.
Contro la condanna ad uno sviluppo distorto e alla certezza del sottosviluppo di intere aree, o abbandonate e/o usate come discarica, o ancora come risorse da rapinare per le estrazioni, o ulteriormente da cementificare (in primis le coste per il turismo non ecosostenibile), è necessario mettere in campo una proposta e una convinta mobilitazione sociale, senza le quali, possiamo registrare solo buone ma inadeguate e poco efficaci resistenze, tanto più se caratterizzate da approcci localistici.
Occorre battersi affinchè il Piano governativo per i Recovery fund abbia al centro la sistemazione viaria e su ferro delle zone interne, il risanamento ambientale dei poli devastati dalla petrolchimica (da Milazzo a Priolo/Augusta, da Gela a Taranto), la messa in sicurezza del patrimonio pubblico a cominciare da quello scolastico, il recupero di quello abbandonato e dismesso che si potrebbe destinare al reperimento degli spazi necessari a garantire il diritto allo studio con lo sdoppiamento delle classi, e ciò indipendentemente dalle pandemie attuali e future, e la riapertura dei presidi sanitari territoriali, la protezione della natura con il potenziamento, la tutela e la valorizzazione dei boschi, delle riserve, dei parchi e delle oasi. Alla propaganda delle destre e della maggioranza giallorosa, al populismo e alle torsioni anticostituzionali che li accomunano, possiamo contrapporre l’alternativa della mobilitazione su una proposta programmatica che parli di lavoro socialmente utile, di riqualificazione ambientale, di diritti, di nuova umanità, di qualità della vita. Costruiamola tutte e tutti assieme.
Mimmo Cosentino, segretario regionale Prc Sicilia.
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