Orlando filosofo dell’insicurezza


Pubblicato il 13 Gennaio 2019

Palermo è razzista o violenta contro i deboli? Per il sindaco del capoluogo siciliano è una cosa impossibile. Il sindaco si è fatto promotore di congelare il decreto sicurezza del ministro degli interni che “verbalmente” ha deciso di chiudere i porti in tutta Italia, alle navi delle Ong o mercantili, che trasportano migranti. Da lì in poi la storia è abbastanza conosciuta. Il faccione del sindaco Orlando Cascio lo abbiamo visto nei sit-in, in tv, sui social, che sprezzava parole rivoluzionarie e di dissenso nei confronti del ministro Matteo Salvini e del suo decreto.

Il primo cittadino, nemmeno fosse Fabrizio Miccoli nei tempi d’oro dei rosanero, ha ottenuto cori di approvazione e sostegno da parte della società civile come se fosse un vero e proprio bomber. Ma l’assist più interessante lo ha ricevuto da Gianfranco Miccichè. L’asse tra il primo cittadino di Palermo e il presidente dell’Ars inizia a consolidarsi attraverso dichiarazioni abbastanza limpide. Da settimane il leader azzurro invoca l’unione dei moderati contro populismi e razzismi. Nulla di nuovo sotto al sole qualcuno direbbe, anche in vista delle prossime elezioni europee e del caos politico che vede numerosi partiti e politici, spaesati contro la coalizione giallo-verde.

Ma ritorniamo alla nostra domanda: Palermo e la sua provincia è razzista? Magari violenta? E’ abbastanza chiaro che la verità assoluta è difficile da conoscere. Però non costa nulla fare una piccola ricerca su google per notare che da agosto ad oggi, le aggressione ai danni di migranti non sono poche. L’ultima in ordine cronologico ma che non è stata ancora citata dai notiziari, è successa all’interno del quartiere Capo circa un mesetto fa. Un giovane palermitano, ad oggi agli arresti domiciliari, ha picchiato selvaggiamente un migrante asiatico. Aggressioni che stonano con gli slogan da parte del sindaco di Palermo e di tutta quella gente che magari sconosce le situazioni in cui vivono questi migranti nel capoluogo siciliano. Una città difficile che ha un altissimo grado di disoccupazione e che anno dopo anno invecchia a causa della fuga verso il nord Europa dei giovani.

E’ chiaro che non mancano alcune realtà virtuose che nutrono davvero gli interessi dei migranti. E’ anche abbastanza chiaro che Palermo è fatta anche da persone che hanno a cuore i diritti umani; tutti. Ma la cosa che davvero mi chiedo da giorni è: Perché questa alzata dei toni da parte di Orlando Cascio e della società civile soltanto oggi? Negli ultimi quindici anni nel Mediterraneo sono scomparse più di 30mila persone e in ogni caso i flussi, rallentati da misure di contenimento comunque contestate perché poco “umane” (Minniti, assai prima di Salvini fu messo sotto accusa), non si sono arrestati. Proprio questi dati, però, dovrebbero invogliarci a osservare il fenomeno dei flussi migratori, delle strategie per affrontarlo e regolarlo e della protezione da offrire ai migranti, in modo un po’ meno “slogan”e un po’ più concreto, senza troppo badare alla convenienze del nostro inguaribile eurocentrismo.

Due anni fa questo era l’appello di un gruppo di migranti che alloggiavano – o ad oggi ancora alloggiano – nei cas siciliani al prefetto di Palermo: “Siamo andati via dai nostri paesi per fuggire dalla sofferenza e veniamo in questo paese per trovarne di nuova, anche se è un altro tipo di sofferenza: c’è un qualche ragionamento distorto alla base di questo. Viviamo in questi Cas (centri d’accoglienza straordinaria, ndr), spesso in posti completamente isolati, con tanti, troppi problemi. Molti di noi si trovano in questi centri da più di sette mesi, mentre sappiamo che non dovremmo restarci così tanto. Chiediamo di essere ascoltati”. Dove era il sindaco Orlando e la società civile?

Io non ho dimenticato le immagini del dicembre del 2013 dove i migranti venivano spogliati nel cortile del centro di prima accoglienza e soccorso, per poi essere raggiunti dal getto di una pompa per debellare una malattia che gli veniva attribuita quasi da protocollo, ma che in realtà, nella quasi totalità dei casi, veniva contratta solo una volta giunti in Italia proprio a causa delle condizioni di “accoglienza” a cui erano sottoposti.

A parer mio la triste realtà dei giorni d’oggi  è stata descritta dalle parole del filosofo polacco Zygmun Bauman durante una intervista a La Repubblica. “…le “vittime collaterali” di queste forze, i poveri sfollati in fuga, vengono percepiti dalla nostra società come gli alfieri di tali forze. Questi migranti, non per scelta ma per atroce destino, ci ricordano quanto vulnerabili siano le nostre vite e il nostro benessere. Purtroppo è nell’istinto umano addossare la colpa alle vittime delle sventure del mondo. E così, anche se siamo assolutamente impotenti a imbrigliare queste estreme dinamiche della globalizzazione, ci riduciamo a scaricare la nostra rabbia su quelli che arrivano, per alleviare la nostra umiliante incapacità di resistere alla precarietà della nostra società.

E nel frattempo alcuni politici o aspiranti tali, il cui unico pensiero sono i voti che prenderanno alle prossime elezioni, continuano a speculare su queste ansie collettive, nonostante sappiano benissimo che non potranno mai mantenere le loro promesse. E poi alle aziende occidentali il flusso di migranti a bassissimo costo fa sempre comodo. E molti politici sono allo stesso modo tentati di sfruttare l’emergenza migratoria per abbassare ancor più i salari e i diritti dei lavoratori”.

Ma probabilmente Orlando leggerà altri filosofi.


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