Pd siculo e la sua giornata da incubo: quando vi dimettete tutti?


Pubblicato il 23 Agosto 2022

Al termine di una giornata da incubo, cosa resta del Pd siciliano e catanese?

Proviamo a fare qualche riflessione:

  1. Il gruppo dirigente del Partito Democratico regionale e quello catanese dovrebbero prepararsi non alle elezioni ma alle dimissioni in massa. In democrazia il principio di responsabilità politica deve valere proprio in simili circostanze: nei contesti democratici che funzionano, cioè dove la democrazia è praticata e non declamata contro i “fantasmi” (“pericolo fascista”), chi sbaglia paga, si dimette e lascia spazio, ripetiamo lascia spazio ad altri. Soprattutto a chi ha meno anni. E soprattutto quando chi ha sbagliato si è candidato a ripetizione come se non fosse mai accaduto nulla.
  2. La segreteria regionale del Pd ha lavorato ad un’alleanza politica ed elettorale con una forza il M5s di Conte che è l’erede della Rete e dei movimenti legati alla stagione della “magistratura salvifica” (con annessa esaltazione dello Stato etico e della visione della “giustizia” come vendetta). “Essere perbene” non è precondizione per avere un ruolo nelle istituzioni: questo tipo di riflesso culturale è tipico della destra borghese che da decenni si trova d’accordo -su questo come su altro- con questa “sinistra”.

Questa tipo di cultura non ha NULLA a che fare con la Storia della Sinistra. La “rottura” del M5s dovrebbe portare la segreteria regionale a preparare le dimissioni.

Il candidato del centrosinistra esce da questa giornata con le” ossa rotte”: dal punto di vista politico e della sua credibilità, a maggior ragione in un contesto sempre difficile dal punto di vista economico e sociale quale quello siciliano.

  1. La federazione catanese del Pd dovrebbe dimettersi: il suo ruolo nelle scelte elettorali è stato pressoché nullo. Umiliazione su umiliazione.

Non è questione legata alle questioni giudiziarie di alcuni candidati: nella società catanese il Pd non esiste.

Da tempo si attende un ricambio vero che non arriva mai: chi perde le elezioni non deve essere ricandidato. Nelle democrazie funzionanti, si fa spazio, non si occupa lo spazio come accade nei contesti dominati dai NOTABILATI.

In democrazie non si lotta per un posto in Parlamento, si lotta per cambiare le cose, per rispondere ai problemi enormi di milioni di persone. Non è fondamentale essere eletto, è fondamentale rappresentare un punto di riferimento per i deboli. Il “problema del posto” in Parlamento è “problema” da NOTABILI.

  1. I cooptati, i cooptandi e gli aspiranti cooptandi pensino a trovarsi un lavoro, a costruirsi una vita, non a dipendere dalla politica, da questa “politica”.
  2. I militanti del Pd chiedano conto ai loro dirigenti del loro operato: chi tace è complice.

Le “destre” vincono perché non hanno avversari, soprattutto quando l’avversario, vero o presunto, non ha una cultura politica che rappresenti davvero un altro modo di vedere la politica e la vita.

Auguri,

marco benanti


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