Politica&Antimafia: Basilio Catanoso (FI) sullo stato dell’informazione e le condizioni dei giornalisti minacciati


Pubblicato il 04 Marzo 2016

ecco il comunicato stampa:

LE DICHIARAZIONI DELL’ON. BASILIO CATANOSO (F.I) SULLA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA SULLO STATO DELL’INFORMAZIONE E SULLE CONDIZIONI DEI GIORNALISTI MINACCIATI

 “Ho preferito astenermi dal votare la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sullo stato dell’informazione e sulle condizioni dei giornalisti minacciati, perché pur condividendone il fine non credo di poterne condividerne del tutto l’impostazione e le conclusioni”: è quanto dichiarato in aula dal deputato siciliano Basilio Catanoso (F.I.) durante la discussione sulla “Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle Mafie sullo stato dell’informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie”.

“Il Parlamento deve essere più incisivo: oltre che legittimamente indagare, verificare e dibattere sui temi della criminalità attraverso la Commissione Antimafia, ha la possibilità di stanziare fondi adeguati per le forze dell’ordine, per chi ogni giorno deve essere difeso dalle mafie e dalla criminalità organizzata, per chi lotta in prima persona contro la criminalità, sia esso cittadino comune o rappresentante dello Stato” dice l’on. Catanoso.

“Tutela massima per chi lo merita, dunque, cittadini, forze dell’ordine e giornalisti e testate che in prima linea rischiano quotidianamente e, al contempo, diciamo chiaramente ‘basta’ alla vergogna della finta anti mafiosità che consente a certi personaggi di ritrovarsi con ‘autisti di Stato’ al proprio servizio con cui scorrazzare a spese del cittadino contribuente con la scusa di meritare una difesa speciale e di giovarsi di una serie di benefit oltre che di gratuita ‘visibilità’; bisogna a tal fine rivedere i criteri di assegnazione delle scorte e il mantenimento delle stesse solo nei casi ove ve ne sia un reale pericolo. E, ancora, diciamo con forza ‘basta’ ai professionisti dell’antimafia di sciasciana memoria, che pensano alle carriere personali arrivando a sputare contro la propria terra; bisogna che la si smetta con l’ipocrisia di chi invece dell’impegno civile cerca la pubblicità personale  e il problema della mafia non  è più una vicenda solo siciliana ma è italiana se non addirittura internazionale” sottolinea il deputato etneo di Forza Italia.

“La mafia va combattuta con forza e determinazione, con pene che devono essere chiare ed efficaci per i colpevoli: il cittadino deve sentire davvero vicino a sé lo Stato, deve potersi sentire protetto e libero, come ai tempi del prefetto Mori che non esitò ad assediare interi paesi e a perseguire con ogni effetto i malviventi mafiosi, ad ogni latitudine e sino ad ogni collegamento, anche affettivo” ricorda l’on. Catanoso.      

“A questo fine, oltre a fare appello all’intero Parlamento perchè prenda atto della necessità di inasprire le pene ed assicurarne la certezza, è improcrastinabile la garanzia di ogni mezzo idoneo agli investigatori e alle forze dell’ordine. Bisogna, inoltre, individuare procedure chiare ed efficaci affinchè il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, i Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti, il Consiglio nazionale dell’Ordine degli avvocati, l’Associazione Nazionale dei Magistrati e le altre associazioni possano essere parte attiva nella proposizione e predisposizione d’idonee misure legislative a tutela dei giornalisti in prima linea contro il malaffare, di chi per la propria professione  e battendosi contro la criminalità organizzata, potrebbe essere obiettivo di minacce mafiose ” chiede l’on. Catanoso.

L’esponente di Forza Italia puntualizza come “a causa dell’attività di denuncia del fenomeno mafioso, il giornalismo siciliano conti 9 morti ammazzati, alto prezzo che ne fa, a tutti gli effetti, una delle categorie professionali più colpite”. Ma il deputato siciliano rileva pure che “una inchiesta importante, come quella della Commissione Antimafia sui rapporti fra criminalità organizzata, editori siciliani, giornalisti ed imprenditori in ‘odore di mafia’, necessita sempre di un ampio, serio, approfondito e scrupoloso iter investigativo al fine di poter individuare e colpire le organizzazioni criminali e le persone ad esse collegate, evitando, allo stesso tempo, che si danneggi l’onore di persone perbene senza che queste siano state coinvolte in fatti delinquenziali comprovati da sentenza passato in giudicato (come previsto dalla normativa italiana).  Si dovrebbe evitare di dare la sensazione che si sia voluto indagare in maniera unilaterale e solo su alcune testate, senza domandarsi per nulla, o quasi, di quanto gli altri quotidiani, anche a diffusione nazionale e gli altri mezzi di informazione si siano impegnati nella ricerca della verità”.

Per Basilio Catanoso “è giusto riconoscimento, a questo proposito, sottolineare l’attività delle maggiori testate giornalistiche siciliane; questo lavoro è stato molto apprezzato, come in taluni casi riferito da alcuni commissari della Commissione antimafia, per il piglio veritativo e d’inchiesta tenuto in vicende di mafia. A mio parere le commissioni parlamentari d’inchiesta dovrebbero evitare di colpevolizzare chi non ha sentenze passato in giudicato e tutelare quindi questi soggetti, quando chiamati in causa, con eventuale secretazione degli atti d’inchiesta. Ad esempio, ad oggi, la vicenda dell’editore Ciancio del quotidiano catanese ‘La Sicilia’, di cui si scrive nella relazione in oggetto, si è più volte modificata da quando la Commissione Antimafia ha iniziato ad occuparsi della relazione: prima con la richiesta di rinvio a giudizio, poi con il momento in cui accuse e sospetti sono venuti a cadere dopo il favorevole pronunciamento del Gup della Procura di Catania che ha dichiarato il ‘non luogo a procedere’ e,  adesso, con il ricorso presentato dalla Procura”, ha detto ancora l’on. Catanoso

“Concludendo, visto che la lotta alla mafia, quella vera, ha lasciato sul campo decine e decine di morti ammazzati, le Istituzioni pubbliche hanno il dovere di difendere concretamente i  servitori dello Stato assegnando loro mezzi e risorse adeguate (che andrebbero accresciute), e altrettanto concretamente i cittadini, che spesso si sentono soli ed abbandonati” ha chiuso l’on. Catanoso.

 

 


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