Sanità all’italiana, “vietato curarsi”, caso Marletta: i familiari scrivono, lo Stato se ne fotte


Pubblicato il 22 Luglio 2012

di iena cure libere per tutti

Pubblichiamo la lettera inviata all’allora Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, da Irene Sampognaro, moglie dell’architetto in “stato vegetativo” da oltre due anni (1 giugno 2010), dopo un banale intervento in ospedale, a Catania (ce ne siamo già occupati, parlando anche del processo nato dalla terribile vicenda).

La missiva fu inviata alcuni mesi dopo l’infausto evento. La stessa lettera fu mandata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all’allora sottosegretario alla salute, Eugenia Roccella. Risultato: unica risposta, quella che pubblichiamo dopo la missiva. Arrivò dalla segreteria del sottosegretario.

Irene Sampognaro (nella foto con il marito):”il Ministero della Salute tramite un’impiegata, che non si qualificò né si presentò, telefonicamente, mi ha fatto sapere che la questione non era di loro competenza in quanto loro si occupano di altro.”

Ecco i due testi:

“All’attenzione del Ministro della salute FazioOggetto: richiesta d’aiuto per mio marito in stato vegetativo a causa di un inaudito errore medico.Egr. Ministro,

Sono Irene Sampognaro, moglie del giovane architetto Giuseppe Davide Marletta, che l’1 giugno scorso è entrato in coma irreversibile dopo essersi sottoposto ad un banalissimo intervento, consistente nella rimozione di due punti alla mascella, presso l’ospedale Garibaldi di Nesima a Catania. A seguito dell’operazione, mio marito ha avuto un arresto cardiaco durato parecchi minuti e, nonostante si trovasse in una struttura sanitaria pubblica dove avrebbero dovuto soccorrerlo subito, è stato rianimato quando già era entrato in necrosi. Dopodichè è stato sottoposto a coma farmacologico.

Per diversi giorni i medici del reparto di rianimazione mi hanno tranquillizzata dicendomi che erano state colpite solo due parti reversibili del cervello, ma rimandavano di giorno in giorno la data del risveglio dal coma farmacologico. Sono venuta a sapere delle reali condizioni di mio marito solo dopo diverse settimane. E sono trascorsi ben due mesi prima che fosse trasferito all’unità di risveglio di Cefalù, dove, peraltro, i medici ritengono che non esista alcuna cura nei casi come quello di mio marito. Il paziente in sostanza dovrebbe svegliarsi da solo e le uniche terapie a cui viene sottoposto consisterebbero in ginnastica passiva e fisioterapia.

A causa dell’imperizia dei medici dell’ospedale Garibaldi di Catania, sono rimasta sola con due bimbi in tenera età. Si tratta di una situazione inaccettabile, soprattutto alla luce del fatto che è stata provocata dalle istituzioni e che le stesse istituzioni nulla hanno fatto sinora per risolverla.

Mi ritengo altresì indignata per il suo silenzio, sig. Ministro. Eppure la notizia del gravissimo caso di malasanità che purtroppo ha colpito mio marito è stata trasmessa in tutte le reti nazionali. D’altra parte è piuttosto clamoroso che si perda la propria vita per essersi tolti due punti e non c’è dubbio che inviare degli ispettori per verificare cosa sia veramente successo risponda anzitutto ad un interesse pubblico. Ora la invito a immedesimarsi in me e a ragionare come se tutto ciò che le ho appena esposto fosse accaduto ad uno dei suoi cari.

Le chiedo quindi di attivarsi affinchè a mio marito venga al più presto messa a disposizione la miglior scienza medica (posto che la ginnastica passiva non è una terapia curativa e che non mi posso rassegnare al fatto che sinora non sia stato fatto alcun tentativo per risvegliarlo) e affinché vengano presi gli opportuni provvedimenti volti a verificare ogni responsabilità e ad impedire che casi simili possano ancora ripetersi.Distinti salutiIrene Sampognaro”

Risposta datata 12 aprile 2011“Ministero della SaluteIl capo della segreteria particolareDel sottosegretario di Stato

Gentilissima Sig.ra Sampognaro,

rispondiamo alla Sua ultima mail del 27 marzo u.s. per ribadirLe innanzitutto che siamo sinceramente dispiaciuti per la drammatica condizione in cui si trova Suo marito e che comprendiamo anche il Suo stato d’animo considerate le difficoltà dell’assistenza e la condivisione del dolore della malattia. Crediamo tuttavia di non averLe mai negato ascolto e di aver fatto tutto quello che è nelle nostre possibilità per darLe sostegno.

Appena ricevuta la segnalazione del caso, l’abbiamo contattata direttamente manifestando il nostro interesse ad approfondire la condizione clinica di Giuseppe per capire verso quale struttura d’eccellenza eventualmente indirizzarLa. Le abbiamo quindi proposto una consultazione all’Istituto Sant’Anna di Crotone, ma Lei l’ha rifiutata. Di nostra iniziativa, abbiamo anche inoltrato per una valutazione tecnica del caso tutta la documentazione di Suo marito al prof. Placido Bramanti, direttore scientifico dell’IRCCS Centro Neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, il quale ci ha riferito di essere perfettamente a conoscenza della storia di Giuseppe e del suo attuale stato di salute.

Per quanto concerne poi la Sua richiesta di contatto con il Biocorrection center in Israele e con il Rio Valley medical center in Messico e negli Stati Uniti, Le facciamo presente che la normativa vigente attribuisce alla esclusiva competenza delle istituzioni sanitarie regionali l’esame dei procedimenti di autorizzazione alle cure all’estero (anche nel caso di tecniche innovative) attraverso il Centro Regionale di Riferimento (CRR), unico organo deputato alla valutazione come indicato dalla sentenza del Consiglio di Stato –Sezione V del 29 gennaio 2004 n.309.

Il Centro Regionale di Riferimento può autorizzare il trasferimento per le cure all’estero anche per prestazioni non rientranti nelle classi di patologie indicate dai Decreti Ministeriali del 24.1.90 e del 30.8.91 e a prescindere dai tempi di attesa prescritti; nel caso in cui vengano chiesti trattamenti ad alto valore innovativo la valutazione delle pratiche avviene in base al grado di evidenza scientifica delle tecniche impiegate.

La informo infine che in caso di diniego del CRR al rilascio dell’autorizzazione alle cure “innovative e sperimentali”, è possibile presentare un ricorso straordinario al Capo dello Stato; in base alla casistica degli ultimi anni, il pronunciamento del Quirinale su questo genere di istanze è favorevole all’assistito. La preghiamo di aggiornarci sulle Sue future decisioni e sull’esito degli ulteriori eventuali colloqui con le amministrazioni locali.Distinti SalutiDott.ssa Angela Napoletano”


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