“Abolire le Province? Nessun risparmio per il cittadino, ma solo uno schiaffo alla democrazia”


Pubblicato il 31 Gennaio 2012

di Iena Nera (quasi Fumè)

Consigli Provinciali aperti in tutta Italia ed anche a Catania. L’organismo rappresentativo dell’Ente di palazzo Minoriti si è riunito stamane alla presenza del presidente Giuseppe Castiglione e della deputazione tutta, una bella occasione per riflettere davvero su come la stampa riesca a trasformare la realtà: si è quasi cercato di addebitare alle Province ogni male, salvo scoprire che il risparmio prevedibile dal loro eventuale scioglimento – come evidenziato anche dallo studio della Bocconi – risulta davvero insignificante.

Sullo sfondo una questione non marginale: la democrazia è un costo? Ed il costo della democrazia può essere considerato un costo della politica? Ovviamente tutti gli intervenuti, fatta salva qualche rara eccezione, hanno mostrato di saper dividere il costo della rappresentanza, non negoziabile, dalle spese folli della politica che malgoverna. E, forse, per un giorno è rimasta sullo sfondo anche la dura contrapposizione politica che caratterizza lo scenario siciliano. Certo, c’è il governo Lombardo che vuole abolire le Province e realizzare i consorzi di comuni, ma tra i presenti, non si respirava aria di contrapposizioni sterili. Semmai anche le diverse opinioni sono divenute l’occasione per riflettere sull’assetto istituzionale del paese.

Tuttavia, è emerso anche che c’è stata troppa disinformazione. Molta meno rispetto a un anno fa perché la campagna dell’Upi, voluta da Giuseppe Castiglione, sta producendo i suoi effetti. Ma ancora i termini della questione, che è politica e giuridica al tempo stesso, come evidenziato da Nello Musumeci – tra i più citati negli interventi – e dal professor Felice Giuffrè, restano abbastanza da ‘addetti ai lavori’. Proviamo a dare una risposta a tre diverse domande:1) L’Assemblea Regionale Siciliana può sostituire le Province Regionali con i Liberi consorzi di comuni? La risposta è no. Lo Statuto siciliano, per come ribadito dalla Corte Costituzionale in più pronunce, deve essere letto assieme alla costituzione repubblicana. A ciò si aggiunga che la presenza delle Province nella costituzione è stata ulteriormente ribadita dalla recente riforma del Titolo V della Carta, sicchè la Regione siciliana non può, di sua iniziativa, rimuovere la presenza di questo Ente. A meno che non intenda nuovamente approvare il proprio Statuto, secondo le procedure previste e con il passaggio dalle Camere, con l’evidenza che solo in questo caso la norma statutaria siciliana potrà superare quella costituzionale. A ciò si aggiunga che la legge 9, istitutiva delle Province regionali, dev’essere modificata – e può esserlo – secondo le linee appena evidenziate. Non potrà pertanto l’Ars promuovere alcuna abolizione delle Province ma, semmai, potrà agire nella modifica dell’ordinamento attualmente vigente, intervenendo solo su competenze e modalità di elezione.

2) La modifica approvata dal Parlamento in sede di conversione del Decreto Legge varato dal governo Monti vale per la Sicilia? Nel testo della norma votata si legge che le Regioni a Statuto speciale devono uniformarsi ai criteri individuati dal legislatore nazionale. Nel caso siciliano tale norma è palesemente inapplicabile per violazione dello Statuto. Trattandosi di disciplina sulla organizzazione dell’Ente locale Provincia, le competenze legislative regionali sono esclusive e il Parlamento non può muovere alcuna indicazione, non trattandosi, appunto, di materia di legislazione concorrente.

3) E se il Parlamento modifica il Titolo V della Carta e abolisce le Province? Nel caso, al momento di mera scuola, appena indicato la Regione Siciliana potrebbe modificare la legge 9 e far rivivere la norma sui Liberi consorzi. Sul punto, però, potrebbero anche esservi dei contrasti interpretativi da dirimere. Speriamo di aver fatto un po’ di informazione e di aver contribuito a diradare le nubi. La realtà, sulle Province come su ogni altro organismo, è che la crisi di queste Istituzioni muove di pari passo con la crisi della politica. Se quest’ultima recupererà la propria credibilità potremo discutere nel merito delle questioni e scopriremo che un Ente come quello provinciale, specie nel territorio etneo, ha rappresentato e deve continuare a rappresentare un presidio di sviluppo.


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