Diavoli ed affini


Pubblicato il 12 Febbraio 2012

Tale padre, tale figlio, arriva allora il subcomandante…

di Comandante Diavoletto

Uhe ragassi,

Diavolo d’un Lombardo, dico con cognizione di causa. Sì, certo, quello siculo che a quelli lombardi sono rimaste solo le corne. Se non fossimo in questa terra che profuma ovunque di zolfo – come un tempo di gelsomino – verrebbe da dire: diavolo d’un politico! Ma nel pizzo a tre punte siamo…

C’è chi, ad esempio, si arrabbia molto con lui perchè prima si fa eleggere e poi non sta al suo posto, che pure posto di tutto prestigio, onore e denaro è. Sulla spazzatura sente, sempre ad esempio, puzza di bruciato: ma questa è storia vecchia, come lo saranno prima o poi la sanità, la formazione e le tante altre ecccellenze dove la Regione non fa sconti a nessuno: s’era detto fra gentiluomini che si pagava 199,99 al posto di 100 e così faremo, costi quel che costi. Insomma, siamo uomini o quaqquaraquà? Come fu e come non fu chi lo aveva portato a Palazzo d’Orleans si trovò fuori dai palazzi, dagi assessorati, a mendicare il saluto di un usciere che pure avevano fatto entrare come dirigente – forse la cosa andò all’incontrario ma è irrilevante. E provano a parlarci con le buone, e provano a parlarci con le cattive ma quello è santo che non suda, al massimo mangia tabacco a scrocco. Un dubbio colpì i potenti boss del 61 a 0 e del cuffarismo: ma vuoi vedere che ci sta pigliando per il culo?

Come fu e come non fu possò tempo e a Catania evocarono un mio collega, personcina proprio per bene e molto disponibile: Iblis. Siccome però le convocazioni le faceva la procura invece di limitarsi a evocarlo – confermo, avrebbe molto apprezzato e dato pure qualche suggerimento – lo avocarono: apriti cielo, cioè fiamme dell’inferno. Ossia, mafia, ma quella tosta, ovunque e ovunque il baffetto da sparviero che mastica tabacco a scrocco; insomma, 2 più 2, mica siamo scemi? Certo, che motivo aveva di passare le ultime ore di notte prima della domenica del voto per il Parlamento Europeo a casa di uno di questi inquietanti signori in un paesino della piana catanese? E che, non gli bastava un seggio, volevano conquistare anche Berlino, così, per spacchio, diremmo noi.

Lo arrestano, lo hanno già arrestato, è fuggito con una mongolfiera, si è travestito da ministro al Turismo (dell’epoca, sia chiaro), sta per cedere, ha ceduto: chi ha fatto questa puzza? Lui a dire sempre: e sentitemi. Gli altri: ghiennò, ghiennò. Ora si va a tutt’altro tipo di contestazione e di dibattimento con seminario risarcitorio a latere. E un dubbio prese i boss, quelli che non hanno bisogno di specifiche: ma vuoi vedere che ci prese per il culo?

Ma il governo del diabolico annaspava ogni giorno di più grazie al suo socio di maggioranza, sicuramente democratico ma in quanto a partito…lasciamo perdere. L’unica cosa sulla quale convenivano i suoi dirigenti siciliani era di procurarsi martelli sempre più grandi per spararseli sulle palle: dovette intervenire la commissione di garanzia quando uno grosso grosso si presentò con un camioncino pieno di martelli pneumatici e non ci fu verso di calmarlo finchè il suo amico basso basso non gli spiegò finalmente il significato della parola martello. I due amiconi a Roma si vedevano nelle stesse stanze assieme agli altri bontemponi di destra capitanati da quello guercio guercio, a rimpiangere assieme i bei tempi andati del 61 a 0.

E dire che ci avevano provato in tutti i modi (cfr supra e infra) a farli ritornare ma, purtroppo…Nessuno si aspettava il colpo di teatro che accadde. Sicilia troppo tranquilla: inforconiamola. Con quali bandiere e con quali parole d’ordine: quella classica della trinacria e le rivendicazioni di attuazione Statuto, parte della Costituzione, in materia di imposte. Troppo poco: un po’ di facce con la barba incolta, un po’ di mani callose, qualche accento forte e così facciamo paura all’Italia. Che se ne frega perchè il danno lo paga solo la Sicilia.

Ricomponiamo il tutto: ma alla testa del movimento dei forconi non c’erano abietti dirigenti dell’MPA? E allora è fatta: l’imprenditore bello bello giura di aver visto i “mafiosi” e l’amico basso basso immediatamente aggiunge “signorina magistratura l’ascolti, che c’ha l’occhio clinico” che nemmeno Ficarra e Picone. Che poi i forconi stiano da giorni sotto il palazzo del presidente della Regione a chiederne le dimisssioni, è irrilevante. Andrà così: il PD è costretto a unirsi, in un modo qualsiasi, compresa l’estrazione a sorte e a chi la fa più lunga. Lo farà dicendo che mai e poi mai con quei buzzurri. Gli stessi a Roma diranno che lì i buzzurri sono belli, anzi bellissimi e a essere buzzurri sono invece quelli che a Palermo fanno così fine. Fatto sta che il PD arriva al ballottaggio di Palermo contro il candidato della destra. E arrivò una telefonata da Piacenza: “Uhe ragassi, non siamo mica buoni solo a farci pigliar per il culo. Ma siete ssiemi!”


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