RIDATECI DRAGO, NICOLOSI E ANDÒ, I CAVALIERI DEL LAVORO E IL VECCHIO PARTITO COMUNISTA. PERCHÉ L’ADESSO: È UNA KATANGA PAZZESCA!


Pubblicato il 31 Agosto 2021

Nei grandi partiti era facile trovare grandi personalità, abili oratori, fini organizzatori. Vere e proprie autorità morali che divenivano riferimento di vaste comunità.
Dietro quelle masse umane, appassionate, interessate e pure mercenarie vi erano i grandi gruppi economici. E in quei grandi potentati, migliaia erano gli stipendi che servivano a reggere famiglie, educare i figli, spassarsi vizi e amanti.
Una potenza di vitalità che produceva persino cultura. Emittenti private e giornali. Angelo Musco, Turi Ferro, Leo Gullotta, Pippo Baudo, i Beans, i fratelli Gianni e Marcella Bella, Umberto Balsamo. Cantieri e ristoranti, lidi e case di villeggiatura, abusive e pregiate. Tutto cresceva ed era più speranzoso. La fiducia nel domani non mancava.
Sui banchi dell’assise comunale sedevano docenti universitari, parlamentari, professionisti e qualunquisti. Quand’oggi la categoria più rappresentata è quella degli operatori sociali, mascherati sindacalisti che sbrigano. Le pratiche per la gente, sovente la più bisognosa. I campioni moderni del consenso.
C’erano idee, tante, anche sbagliate. C’era anche la mafia. Ma c’era la voglia del fare.
Librino, l’ente fieristico, la metropolitana, la cittadella universitaria. C’era il dibattito che faceva da prologo ad ogni opera pubblica di prossima realizzazione. Quand’oggi, il piano regolatore – oscuro e arcano – è affidato a chiarissimi tecnici, così chiari e trasparenti che ben nascosto tengono il progetto di futuro per la città. Nessun dibattito, nessuna possibilità di proporre o confrontare. Mancando il confronto, non v’è dialogo e quindi, secondo Platone, non si crea conoscenza.
C’era tanta chiarezza. Tutto ero più coerente e naturale. I partiti erano quelli e all’interno di quelli si pescavano gli enfant prodige da venerare in futuro. Oggi il civismo la fa da padrone nelle competizioni locali. Son tutti civici. L’eccezione è divenuta regola. In questo tempo, inoltre, vedi democristiani eletti al posto dei fascisti, nel partito degli ex comunisti comandano gli eredi della DC. E al vertice di un partito moderato trovi un figlio del Movimento Sociale. Che grande schifezza.
Non c’è più desiderio e piacere ad ascoltare pubbliche orazioni. Non ce ne sono più. E se ti capita, la noia la fa da padrona.
Il nostro tempo ha ampiamente superato la decadenza. E non più nemmeno scaduto può dirsi. Putrido e putrefatto corre nel viale della decomposizione.
I partiti di un tempo avevano altri odori. Profumavano della opulenza dei potentati del tempo. Sebbene anche oggi i partiti profumino. Come allora, dell’odore dei potentati che li sostengono, che capita siano anche i magnati della munnizza. Minchia che fetore.
L’università con le sue élite è scomparsa dal publicum officium elettivo. La sinistra intellettuale sembra non vivere a Catania. Sembrano estinti.
In una città sul mare, v’è solo uno sbocco al mare. Li cuti.
La costa è cinturata dalla ferrovia e dalla stupidità moderna che abbatte un abbandonato palazzo delle poste, per costruire un ospedale delle anime, il nuovo tribunale. Quindi si affretta a richiudere immediatamente quello che poteva essere l’auspicale nuova breccia sullo ionio.
L’aeroporto, fra non molto di proprietà di chissà quale fondo internazionale d’investimento estero, tappa e tarpa le velleità turistiche e recettive del litorale sud. Mozzandolo definitivamente della sua più naturale vocazione. E con essa muoiono d’aborto imprese, sbocchi lavorativi ed una vivacità culturale e artistica che la città ha sempre mostrato di possedere.
La periferia, assieme ai quartieri centrali e storici, totalmente dimenticata dalle agende dei grandi progettisti, è ben governata dal narcotraffico che quotidianamente dispensa moneta e impieghi.
Cresce lì solo la voglia del non fare. Di accontentarsi, di non studiare. Per ogni ragazzo che non finisce la scuola c’è una cella che si apre.
È scomparsa la regola. Ogni sorta di regola. È scomparso il credo ed ogni forma di laica divinità.
Gli eserciti che si affrontano nell’agorà elettorale non sono più regolari. Improvvisati, incolti di ogni minima formazione, si scontrano. Come tribù alla ricerca di un territorio dove stanziare aficionados.
Non eserciti ma bande. Razziano. Non investono e non producono. Nulla rimarrà di questo non fare.
La politica piega il pensiero verso l’azione. Il pensiero senza l’azione è filosofia. La politica senza pensiero è solo temporanea conquista che seduta si prepara alla prossima sconfitta perché infertile ad una successiva generazione. Manca la prospettiva. E privi di una qualunque idea, stanno strappando qualunque futuro.
La Milano del Sud è la Katanga di oggi.
Risorgerà.
Euplio.


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