Meloni on the road


Pubblicato il 09 Ottobre 2022

Marco Iacona

Non perdete tempo a leggere le “minchiate” tolkieniane ma studiate Antonio Gramsci. Non è una citazione, semplicemente una mia affermazione. Non per niente un tempo qualcuno disse che a destra occorreva partire da Gramsci, il Gramsci dell’egemonia, quello che sposta l’attenzione dell’intellettuale-studioso dall’apparato istituzionale alla società civile. La destra catanese ha fallito e sempre fallirà perché per sua stessa natura è costituita da “professionisti” della parola o della chiacchiera istintivamente priva di legami d’intesa con la società civile, professionisti che non apportano alcun valore aggiunto al contesto ma a se stessi e alle loro carriere. Una destra berlusconizzata forse financo prima della nascita del Berlusconi politico e, dati gli esiti, ben contenta di berlusconizzarsi nei Novanta e di continuare ad esserlo berlusconizzata. Ed è formata da, e allo stesso tempo guarda a, quei ceti popolari impiegati come serbatoi pressoché inesauribili di voti e come oggetto di scambio di interesse. Una destra otto-novecentesca. È la tipica idea del “popolarismo” classista oggi più che mai populismo per cui il popolo si dice abbia una sua anima e questa debba essere incarnata e “vissuta” dal leader o dai leader o dall’Uno come diceva Giovanni Gentile. Così però non se ne esce.

Si dice inoltre che la Sicilia sia più o meno laboratorio politico dello Stivale. In assenza di laboratori veri, cioè di un approccio più maturo e di sostanza alle scienze, la si butta come direbbe Guareschi in politica, immaginando laboratori formati da chissà quali “cervelli”. Se così è però la destra ha perso fin dall’inizio. Eppure Giorgia Meloni che ahimé è quanto di meglio la politica oggi possa offrire è dotata di senso pratico, è giovane, ha energie (molto Es e sembra poco Super-io, Freud mi perdoni), non ha credo alcun lutto da elaborare, quindi per usare un linguaggio sportivo può far bene. Bene in che senso? La sovranità checché ne dicano sovranisti e anti-sovranisti è oramai un ricordo lontano, forse più in là lo sarà anche l’elemento “popolazione” inteso nel senso di “nazione” del tutto rinnovata da un rivolgimento epocale dovuto dalle emigrazioni che nessuno sarà in grado di fermare; figuriamoci cosa potrà fare quel tal Matteo noto per le belle fidanzate e per le performance balneari.

E Gramsci sarà utile soprattutto perché bisognerà combinare alla meglio “l’ottimismo della volontà al pessimismo della ragione”. E Meloni sembra in assoluto la più adatta al compito. Non c’è da stare allegri tuttavia: la politica non è più tale almeno da una generazione, i grandi temi alla base delle grandi e coraggiose scelte non vengono più evocati, qualunque cambiamento a causa, per me, dello scarso peso delle personalità politiche (è forse anche questa una vittoria del neo-liberismo?) è destinato al fallimento. Incredibilmente quei poveracci dei 5Stelle sono riusciti negli ultimi tempi ad assestare due colpi, come dire la fortuna dei principianti: snellimento del parlamento e (quell’orribile) reddito di cittadinanza. Orribile perché Sicilia e Campania non sono la Svezia. Tanto da lasciare aperta la porta alla riflessione sulla curiosa validità dell’ancor più orribile motto pentastellato: “uno vale uno”, se i risultati si ottengono (vedremo ancora quali però) allora forse hanno avuto ragione loro, non presi singolarmente ma secondo diciamo così un approccio gestaltico, tutti insieme; nell’illusione che oltre ad essere i più scarsi a scuola qualcosa nella vita abbiamo saputo pur fare…

Concretezza dicevo. E concretezza anzi concretezze di due tipi. In primo luogo Meloni (sia chiaro se non ci saranno scherzi…) dovrà respingere gli attacchi delle donne (Eva contro Eva), attacchi che riguardano i diritti oramai acquisiti e gli eventuali passi in avanti verso non si sa bene quale obiettivo mancando appunto la politica di un chiaro traguardo che non sia la triste riproposizione di una contrapposizione frontale in “stile” anni Settanta (il peggio dei Settanta…). Il fatto che la Meloni sia donna sarà un valore aggiunto? Se a vincere le elezioni fosse stata una “tipa” di sinistra i grandi giornali ci avrebbero frantumato i test… con le svolte storiche, ma pare che per qualcuno o qualcuna Meloni donna non sia, bensì una comunissima figlia del solito patriarcato cioè di bla bla… Insomma vedremo. Non sono ottimista forse neanche per quella “volontà” di cui peraltro tanto parla il grande William James. Per gli immigrati già detto: qualcuno non sarà d’accordo ma la storia non la fermi e non vi appaia un’affermazione eccessivamente crociana; nel giro di due-tre generazioni puff! sarà tutto cambiato. Lo sappiamo bene, lo sappiamo perché noi (totalmente disinteressati a questa destra) sappiamo che prima del 1914 e prima del 1789 era tutto (tutto!) diverso, lo diceva perfino Talleyrand, e lo capì pure Mussolini (Benito) che di cervello ne aveva tanto. All’Europa abbiamo consegnato un po’ freudianamente le chiavi di casa dunque adesso siamo ospiti, ma non servirà qualche seduta di terapia psicanalitica per sanare la frattura. L’Italia è esistita forse solo dal primo dopoguerra agli anni Quaranta (ed esistita non “benissimo”) ed oggi anzi da un po’, riprende ad essere quel che era o che non era. Prezzolini diceva che l’Italia è una invenzione letteraria. Sono perfettamente d’accordo e tanto basta. Per il caro bollette anche qui vedremo. Se è in atto come qualche complottista va dicendo l’attacco finale al “piccolo e bello” e la trasformazione conclusiva di un paese in un mostro commerciale con tentacoli giganteschi, Meloni potrà fare assolutamente nulla se non abbaiare alla luna e ottenere qualche sconticino…

Non voglio continuare ad annoiare. La classe dirigente infine. Quella di destra laddove appunto “di destra” sia, è mediocre a dir poco, salvo qualche caso sporadico che immagino Meloni abbia già in mente anche se dovrà combattere e non poco per affermare il proprio punto di vista contro gli stessi alleati. Col capriccioso Salvini forse perfino più imbarazzante dei pentastellati e col vecchio leone “liberale”, quel Berlusconi che in un paese normale sarebbe il primo nemico assoluto di una destra a vocazione tradizionale, invece è (incredibile a dirsi?) il padre fondatore della destra italiana con velleità di governo. Il Cavour dei nostri giorni. A far le spese di questa schizofrenia ideologia fu a suo tempo Gianfranco Fini, vediamo adesso cosa succederà…

Dimenticavo gli intellettuali. Ovviamente l’ho fatto apposta, quelli con certificazione “di nascita” anni Novanta hanno già detto tutto e si tolgano dalle scatole (così la penso), agli altri rivolgo la preghiera laica di far meno danni possibile. Se il mondo della vita ha un senso logico, nella mia città la destra non dovrebbe governare più per almeno vent’anni (salvo si ricicli, cambi etichetta e si circondi di gente più o meno nuova…); se tanto mi dà tanto, se Meloni fallirà ci ritroveremo nuovamente gli amici di Enrico Letta e vari altri individui a ripeterci che pagare le tasse è bello e che il fascismo è alle porte di casa. A suo tempo andò come nella favola del lupo, quando il “fascismo” affacciò il naso e quel tizio (bello, dicono le donne) ci costrinse a chiuderci in casa poi a bucherellarci le braccia iniettandoci non si sa bene cosa, nessuno seppe riconoscerlo il “fascismo”. Ma sia sa, fascisti sono sempre gli altri.

Dimenticavo la politica estera: la destra che vuol distruggere l’anello del potere, anti-occidentalista, anti-moderna in senso ampio, anti-americanista e anti-non-mi-ricordo-più-cosa è la più atlantista che ci possa essere.


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