Pasolini, il diverso (vero) che fa paura sempre ai benpensanti (di tutti i colori)


Pubblicato il 05 Marzo 2022

Pier Paolo Pasolini ha lasciato una scia luminosa nella cultura italiana ed europea contemporanea. Il poeta di Casarsa è stato un intellettuale a tutto tondo, moderno,versatile e onnicomprensivo capace di analizzare con vivida curiosità i mutamenti antropologici del dopoguerra meglio di chiunque altro. Da marxista non ortodosso nella sua opera letteraria, nel suo percorso artistico si soffermò sulla realtà della civiltà contadina nel periodo friulano e sul sottoproletariato urbano quando visse a Roma. Pasolini riuscì a conciliare splendidamente la sua ridondante conoscenza della letteratura italiana con la sapienza sui grandi scrittori e poeti del pianeta. Ebbe il merito di uscire dal conflitto a colpi di insulti e invettive tra i fautori del neorealismo e gli emergenti del “Gruppo ‘63”.

Pasolini riuscendo a ritagliarsi uno spazio autonomo e divenendo popolare per i suoi scritti in cui la modernità dei temi diviene lo stilema e la forma del suo narrare. Pasolini comprese con chiarezza che il consumismo portava in seno un processo d’omologazione delle classi sociali e che il capitalismo aveva un volto violento che stava distruggendo la natura e la morale sociale. Si può dire senza eccessi che manifestò sempre “un cristianesimo sociale” anche senza Dio frutto della religione della libertà di cui si sentiva portatore che sono stati manifestati nel “ Il Vangelo Secondo Matteo”. E si cimentò in romanzi in cui raccontava le gesta esistenziali dei ragazzi di vita che tra povertà e criminalità portavano avanti una vita violenta e stentata. Scrisse dei dilemmi e dei vizi di una borghesia senza valori.

P.P.P. fu visionario e complesso nel suo scandagliare tempo vissuto. Non ebbe timore di scardinare il conformismo del Pci a cui si richiamò in gioventù nonostante il trauma della morte del fratello partigiano fucilato dai comunisti legati a Tito. P.P.P. Fu un uomo di frontiera , non accettato sino in fondo, anzi odiato dalla destra e disprezzato dalla sinistra. Non esitò ad attaccare un modo bigotto e ostile in modo “scandaloso” non nascondendo mai la sua omosessualità esibita in modo provocatorio per denunciare le arretratezze di un Paese che aveva a suo dire “il proletariato più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa”. Resta celebra la sua poesia sugli scontri di valle Giulia a Roma quando prese le parti dei poliziotti figli di proletari e irrise i manifestanti figli dell’alta borghesia che indossavano i panni dei rivoluzionari. E’ stata complessa la sua attività artistica che parte dalla poesia e dai romanzi e giunge al teatro e al cinema con esiti non sempre eccellenti anzi spesso si tratta di un arte difficile,dura e pesante su cui non intendo soffermarmi . Quel che affiora però è la visione nitida e lucida che lo “scrittore corsaro” e luterano espresse,la sua eresia percorse un Italia dedita al culto della Televisione che Pasolini detestava e si schierò contro un modello di crescita che stava costruendo uno sviluppo economico disordinato, degradante dimenticando il “progresso morale e civile”. Pasolini ebbe intuizioni che hanno fatto scuola e che sono ancora oggi pietre miliari per comprendere la nostra antropologia e la nostra società. Non solo la sua uccisione tragica all’Idroscalo di Ostia è avvolta dal mistero,da mezze verità e oggi sono molti a pensare che non si sia trattato di un delitto a sfondo omosessuale. Troppi erano i pericoli che Pasolini correva e in quel periodo della sua vita Pasolini affermò ad alta voce “ io so ma non ho le prove” riferendosi alla strategia della tensione, alle stragi fasciste e ai torbidi intrighi che stavano insanguinando l’Italia. E nell’ultimo libro non completato Petrolio vi sono molto più di semplici illazioni di fantasia.

La curiosità dello scrittore lo condusse ad una morte annunciata dopo decenni in cui era stato insultato,vilipeso,aggredito e processato. Una storia umana drammatica protetto solo da pochi amici che lo difesero e lo protessero. Tra questi bisogna ricordare Laura Betti, Alberto Moravia, Dacia Maraini, Ninetto Davoli e Franco Citti. Visse per tutta la vita con la madre che adorava e oggi in un Italia profondamente diversa pensiamo a P.P.P con rimpianto e nostalgia anche considerando l’immensa intolleranza di cui fu vittima rifiutato da una società, da una politica e da una cultura che lo ha esaltato ed esorcizzato retoricamente solo dopo la tragica morte.

Rosario Sorace.

 

 

 


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